Testo di Pamela McCourt Francescone
Da luogo sacro del popolo Inca, a residenza nobiliare, a hotel de charme. Casa Cartagena a Cusco, un hotel boutique unico nel suo genere, dove il meglio del design italiano esalta e valorizza un tesoro del patrimonio storico peruviano.
Una locanda storica nel cuore di Cusco, ombligo del mundo, una città costruita a forma di puma, l’animale sacro degli Inca. Un enorme artefatto sacro, residenza della nobiltà Inca – alla gente comune era vietato entrare nel nesso cerimoniale – e fulcro del cosmo Inca.
Sito dietro una cinta muraria massiccia, lungo una strada che s’inerpica in prossimità della grande piazza centrale, la locanda offriva asilo e ospitalità a viandanti e viaggiatori. Gente semplice e personaggi illustri, come Pablo Neruda che, dentro le anguste mura, ha scritto alcune delle sue poesie più belle, e Che Guevara che, si dice, veniva spesso per cibarsi al tavolo dell’oste e rubare qualche ora di sonno.
Rispettando la vocazione di ospitalità dello storico manufatto Stefano Boetto, un giovane imprenditore italiano, ha voluto realizzare un sogno: creare un lussuoso hotel de charme che racchiuda in sé l’antico fascino dell’edificio ma che, audacemente, contrappone il fior fiore del design italiano ad un restauro rigoroso, fondendo l’antico con l’avanguardia, il retaggio storico con il design innovativo, il classico con il contemporaneo.
La locanda era stata costruita sopra una “cancha Inka”, ossia un terreno eletto dagli Inca per la sua energia particolare secondo le loro credenze, e sul quale edificare un luogo di culto. Nel 1640 il terreno fu comprato da Don Fernando Cartagena, un nobile di Cusco che sopra le antiche mura Inca ha costruito la sua residenza personale. Alla fine degli anni Novanta la casa è stata dichiarata Monumento Integrante del Patrimonio del Perù, un riconoscimento dato a solo otto case a Cusco.
Poi, nel 2007 la compra Luxury Properties per la prima proprietà di una catena di alberghi boutique in Perù e in altre località sudamericane. E fu l’inizio del lento e minuzioso lavoro di restauro, mantenendo intatti i muri originali Inca – e gli affreschi d’epoca coloniale che grazie ad un sapiente restauro da parte della scuola de Bellas Artes del Cusco, sono stati riportati alla luce – guidati dallo stesso Boetto e dall’Architetto Roberto Bertetti. Un progetto sottoposto al controllo, valutazione e licenza dell’Istituto Nazionale di Cultura del Perù, l’equivalente delle Belle Arti in Italia, che ha monitorato ogni momento del restauro. “Tutte le parti mobili della casa: le porte, le finestre, gli affreschi e i resti di muri Inca, sono stati catalogati al fine di evitare dispersioni e danneggiamenti degli stessi”, ricorda Stefano Boetto. “Era altissima la nostra attenzione per la storicità del manufatto. Per esempio, maestranze locali hanno ricostruito dei mattoni tradizionali, usando la terra dallo scavo del piano seminterrato della Spa che hanno mescolato con paglia per fare nuovi mattoni che sono stati essiccati nel cortile e poi utilizzati per l’ampliamento e la ricostruzione dell’edificio.
“Non è sempre stato facile insegnare alle maestranze locali l’adattamento di sistemi moderni a noi familiari, come i sanitari sospesi, i miscelatori e piatti doccia particolari non ancora visti dai costruttori locali, ma abbiamo risolto il problema con l’aiuto di operai italiani che hanno affiancato i lavoratori peruviani”. Tra i lavori più impegnativi il ripristino del loggiato principale, nei secoli danneggiato da numerosi terremoti, che è stato smontato e rimontato pietra su pietra, seguendo la tradizionale tecnica costruttiva Inca della “pietra a 12 lati”.
“Abbiamo voluto valorizzare l’autenticità del fabbricato introducendo arredi in forte contrasto che abbiamo importato direttamente dall’Italia, fondendo due stili e realizzando una mescola che esalti ancora di più il valore storico della casa e la raffinatezza degli elementi coloniali impreziositi da pezzi di design contemporanei”.
Le 16 suite, ognuna diversa per tipologia, sono arricchite da stucchi veneziani, affreschi originali, abbinamenti entusiasmanti di colori e sono dotate di ogni comfort: televisori a plasma, Wifi, frigobar e bagni con vasca, doccia e ceramiche italiane Bisazza e Trend mentre, nella Presidential Suite e nella Royal Suite, ci sono vasche idromassaggio per quattro persone e nella Royal Suite anche una sauna e una sala massaggio private. Tutte le camere sono dotate di un sistema di arricchimento di ossigeno al fine di migliorare e facilitare l’adattamento dell’organismo all’altitudine della città di Cusco, che si trova a 3.400 metri sopra il livello del mare.
L’hotel dispone di un ristorante, Picanteria La Chola dove, alla metà del Novecento funzionava una picanteria storica, un famoso luogo di ritrovo di artisti, scrittori, politici e intellettuali. Il menu propone specialità della nuova cucina peruviana ed internazionale, e nella cantina ricavata all’interno di mura Inca, c’è un’ interessante scelta di vini dal Nuovo e dal Vecchio Mondo. La Spa, distribuita su 350 mq e tre piani, ha una piscina idromassaggio da 8 metri e un percorso rilassante di pietre Inca, e sui due piani superiori, bagni turchi e sale massaggio per uomini e donne.
Per gli arredi ed i pezzi esclusivi di arredo italiani ed europei Stefano Boetto e Roberto Bertetti hanno lavorato con il Cubo, azienda design di Giovanni Coha. Punto forte sia all’esterno sia negli interni l’illuminazione. Come il grande globo illuminato nel cortile interno che sembra quasi sfidare, con la sua perfezione sferica e luce soffusa, il plenilunio. “L’illuminazione è un valore aggiunto che esalta la costruzione antica, le principali aziende con le quali abbiamo lavorato sono Slide, Kundalini e Viabizzuno”. All’interno sono molti i dettagli della cultura artigianale peruviana e cusquena che si sposano ineccepibilmente con lo stile della struttura, valorizzando l’affascinante e profonda cultura autoctona.
Casa Cartagena è il primo albergo a Cusco a fondere due epoche, due stili, due mondi: quello secolare peruviano e quello contemporaneo di design italiano di tendenza. “Il primo grande risultato è stato quello di avere avuto un pieno riscontro dalla gente e dal turismo locale” dice Boetto. “Poi sono piovuti riconoscimenti internazionali, francamente non ce ne aspettavamo cosi tanti in così breve tempo”.
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