Tutto è iniziato con una lettera che la mia cara amica Carmen mi porge prima della mia partenza per un viaggio stampa a L’Havana. “La porti al mio amico Alberto Korda?” Nessun indirizzo sulla busta, solo il nome. “Non ti preoccupare, a Cuba lo conoscono tutti.” Arrivati all’Hotel Nacional all’Avana, incontriamo la nostra guida Milagros e spiego che devo consegnare una lettera. “Trovare qualcuno senza un indirizzo? Questa è una città molto grande. Proverò, ma non prometto niente.” E ogni giorno Milagros tira fuori una nuova scusa. “Pare che Korda si sia trasferito”. “Non vive più all’Avana”. “Mi hanno detto che sta all’estero”.
Alla fine della settimana avevo perso ogni speranza ma poi, salendo sul pullmino per andare in aeroporto, Milagros mi dice di aver trovato l’indirizzo di Korda. “Abita pure qui vicino, ma ormai non c’è tempo, che peccato”! “Per favore, solo due minuti per lasciare la busta”. Qualche istante di esitazione, Milagros parla con l’autista, e in cinque minuti ci troviamo davanti a una casetta bianca su una tranquilla strada residenziale.
“Mi raccomando, lascia la busta. Non entrare”, ammonisce Milagros mentre scendo. Entro nel piccolo giardino e la porta viene aperta da un uomo distinto con la barba bianca “Lei è Alberto Korda, ho una lettera per lei da Carmen a Roma.” “Ah! Gracias…pasa”, mi dice sorridendo e poi guardando alle mie spalla….”Pasan todos!” E girandomi vedo che i colleghi erano scesi tutti, nonostante le rimostranze di Milagros.
Dentro, la casa era come un museo, le pareti tappezzate di straordinarie fotografie in bianco e nero di ballerine eleganti (poi ho saputo che Korda era sposato con una prima ballerina del Gran Teatro de La Habana), con tanti ritratti imponenti di Fidel Castro, e “quella” foto. Sì, proprio quella di Che Guevara con lo sguardo sognante, l’immagine diventata un’icona globale. E Korda ci racconta che quell’espressione del Che, immortalata dalla sua macchina fotografica, era dovuta al fatto che quella mattina, marciando nella giungla, il compagno rivoluzionario di Castro avesse la febbre alta.
Non più il fotografo di fiducia del regime di Fidel, Korda ci accoglie con eleganza e simpatia, raccontando storie della sua vita e di quei momenti che ha immortalato, con Milagros che ci fa mille segnali per andare via. Mentre lo saluto, Korda mi bacia la mano e mi sussurra all’orecchio “Posso chiederti un favore? Non è che avresti qualche batteria? Qui a L’Avana non si trovano…o meglio non mi permettono di acquistarle, e non posso usare le mie macchine fotografiche”. Svuotiamo le nostre macchine, lasciando un bel mucchio di batterie sul tavolo, e Korda, visibilmente commosso, prende quel suo famoso ritratto di Guevara e mi fa cenno: “Facciamo una foto insieme”? Una foto di me, Korda e la fotografia più riprodotta della storia.