Ricordate il “ghibellin fuggiasco”, quel Dante Alighieri priore fiorentino che nel 1301, durante un soggiorno come ambasciatore presso il Papa Bonifiacio VIII si vide esiliato dalla sua amata Firenze? Ebbene nonostante sia stata tramandata la sua appartenenza alla parte ghibellina era un guelfo, ma di quelli bianchi e nel turbinio dei fatti e delle decisioni prese in una Firenze si trovò nel campo avverso a prender spada contro i suoi simili e dopo sfortunate e alterne vicende vagare per l’Italia delle signorie alla ricerca di una nuova patria.
I guelfi bianchi erano coloro che cercavano l’autonomia politica rispetto alle ingerenze papali e appoggiavano le forze politiche popolari della città, mentre i guelfi neri rappresentavano gli interesse delle famiglie più ricche della città e forse per questo motivo e per gli interessi economici ad esso connessi volevano una espansione papale nella regione.
Le due fazioni, rimaste le sole in una città dalla quale erano stati cacciati definitivamente i Ghibellini, erano capeggiate dalla famiglia Cerchi e Donati, i conflitti portarono ad anni di saccheggi, uccisioni, scandali e rivalità che portarono la città sull’orlo di un baratro di non ritorno che andarono avanti fino al 1308, quando le case dei Donati vennero assalite e date alle fiamme con grave pericolo per tutta la città.
Oggi, anche se spesso si assiste a forti dissimulazioni di ciò che poteva significare il potere di un tempo, con ripicche politiche, pregiudizi e scelte di parte, una componente storica di questo passato si è riaffacciata nel panorama fiorentino legato al volontariato e al recupero storico di tradizioni e rievocazioni quella antica arciconfraternita, parlo della Parte Guelfa, quello stato nello stato di una Firenze tardo medievale, quando l’Ordo Partis Guelfae venne definito e fondato da Papa Clemente IV nel 1266.
Originariamente era una magistratura, una istituzione politica che dal XIII si organizzò anche come confraternita cavalleresca, arrivando ad essere la parte dominante della città a decidere leggi e ad agire con un proprio esercito di cavalieri che si imponeva sul controllo cittadino.
Oggi, agli albori di secondo millennio la Parte Guelfa è un’entità dinamica e fortemente legata al tessuto cittadino di Firenze, con la sua rifondazione nel 2015 da istituzione politica e militare del XIII secolo, è oggi un’arciconfraternita che basa il suo essere sui sentimenti di carità e sui rapporti fraterni tra i propri membri.
Per realizzarsi all’interno di questa compagine è importantissimo lo spirito di umiltà, carità e fratellanza che si delineano in una chiara disciplina per sottolineare la generosità per la protezione del creato e la custodia della Chiesa e delle tradizioni religiose cristiane.
La missione della moderna Parte Guelfa potrebbe sembrare anacronistica se inserita in quello che giornalmente viviamo con l’apprendere notizie, osservare comportamenti, vivere a contatto con quelle realtà che in qualche modo sono autodistruttive e indifferenti alle necessità del nostro prossimo e alla conservazione di tradizioni che per i Confratelli e Consorelle sono invece giornaliera testimonianza di virtù cristiane.
Il patrono della Parte Guelfa è San Ludovico d’Angiò, un re mancato, infatti rinunciò a un trovo che non sentiva suo, preferendo quello religioso, infatti a soli ventidue anni diventò vescovo di Tolosa, facendo sua la regola francescana, alla quale anche chi aderisce a questa antica magistratura, oggi necessariamente costituita in associazione, prende come riferimento per una strada da percorre verso il volontariato di ispirazione cristiana.
A qualcuno potrebbe sembrare un superfluo attaccamento ad un passato lontano, invece in questi anni l’interesse delle persone a il dinamismo delle attività hanno dato una forte svolta alla presenza in Firenze di questa realtà storica oggi estremamente attuale.
L’associazione è organizzata con un gruppo di cavalleria, che organizza e partecipa a diverse iniziative durante l’anno, molte delle quali inserite nelle attività del Corteo Storico della Repubblica Fiorentina, mentre alcune sono invece un modo per tenere vive le tradizioni della cavalleria, con tornei e passeggiate a cavallo che coinvolgono numerose persone, come ad esempio la Fiorente, forse uno dei pochi e rari casi di passeggiata a cavallo nel centro storico di una città come Firenze, pensata e realizzata prendendo a spunto i cortei a cavallo, le parate che venivano fatte nei secoli passati, quando in città arrivavano personaggi importanti come re, principi e rappresentanti di altri stati.
Questa manifestazione, realizzata nella tarda primavera, sta riscuotendo un grande successo, tra l’altro rientra tra gli eventi della Federazione Italiana Sport Equestri, ed è completamente pensata e coordinata dall’Arciconfraternita di Parte Guelfa ed accoglie tutti i cavalieri e le amazzoni in possesso di patente FISE.
Ripensando al tempo passato, quando la Parte Guelfa era voce attiva nel governo cittadino, al suo potere armato in difesa delle istituzioni Guelfe, rileggendo i fatti della storia in quei turbinosi anni del 1200, immaginando i momenti più salienti degli scontri, litigi, uccisioni, il tutto in una strategia rivolta al dominio di una città che per qualche tempo sembrò perduta, ebbene ripensando a tutto questo e al regime oligarchico che vigeva al tempo in città, viene da pensare come oggi sia attuale un così diverso approccio alla realtà, come le ragioni possano cambiare, come sia oggi importante partecipare ad attività di volontariato, il tutto avendo sempre un comportamento non censurabile.
Guardando oltre i riti di ammissione, al percorso necessario per entrare in questa Confraternita, all’investitura e a tutto il contorno che appare dall’esterno, si comprende che la sua forza è e sarà nella capacità di intercettare e rispondere a esigenze ancora nascoste nelle pieghe di una città complessa come Firenze. In fin dei conti lo stemma della Parte Guelfa, quello che risalta sui mantelli e sui copricapi, è quell’aquila che da sempre ghermisce un drago, simbolo del maligno, lo stesso stemma, che con altri, si vede sotto il ballatoio del Palazzo Vecchio, l’unico con un’aquila, simbolo Ghibellino, in una città Guelfa.
Durante le manifestazioni, soprattutto quelle storiche e le giostre a cavallo, si vivono momenti di entusiasmo, sicuramente Firenze fino a qualche anno fa peccava nel non avere un raggruppamento di cavalleria nel suo gruppo storico, oggi questa mancanza è stata superata brillantemente grazie al lavoro svolto dai volontari e soprattutto grazie all’entusiasmo che accoglie la loro partecipazione ad eventi e manifestazioni.
Giuseppe Garbarino