Testo di Luisa Chiumenti
Ogni donna ha scritto una pagina e, come dice Concita de Gregorio, ”la bellezza é sempre nella diversità” ..”nell’essere ciascuna un mondo, proprio quello e nessun altro, un mondo che non somiglia a nessuno”. E ancora “le donne che ci guardano da queste foto sono davvero 365 persone incontrate per caso, avvicinate per strada, chiamate a far da apristrada se amiche, invitate a portare altre donne nello studio del fotografo in una catena imprevedibile, sorprendente e magnifica” dapprima dieci, poi cento, poi cinquecento con un contributo di vita scaturito infine in una mostra e in un libro. I racconti sono molto diversi l’uno dall’altro: curiosi e romantici come “La scarpa nera” di Arzu Volkan, con la sua piccola scarpa persa nella neve alta andando a scuola in un giorno peraltro in cui le scuole erano state anche chiuse per troppa neve, ma lei non aveva fatto in tempo a sentire la notizia. Ed ecco apparire quel paesaggio in quella che era allora una delle prime città “moderne” di Istanbul, Levazim. Ed ecco i sogni, gli entusiasmi, i progetti, le emozioni che scaturiscono da molti altri racconti, alcuni dei quali appaiono anche come documenti di eventi storici o culturali, come quello con cui Franca Zoccoli sa avvicinare il lettore ad una istituzione che sa dare valore alla donna nella sua creatività artistica. Si tratta del National Museum of Women in the Arts a Washington, in cui tuttora trovano spazio le più prestigiose collezioni d’arte al femminile nel mondo. E Franca Zoccoli descrive amabilmente la grande emozione provata “ad un tè” “a un’ora canicolare: le tre e trenta del pomeriggio”, nella villetta vittoriana” della ottantottenne fondatrice di quel Museo: Mrs Holladay, che continua ancora, nella bella sede di Washington, ad accogliere gli entusiasmi creativi delle migliori artiste nel mondo. Ed é bello leggere, una per una, le esperienze più originali vissute da queste donne, come quella tenera “condivisione di sentimenti all’interno di una sala d’attesa” così semplicemente descritta da Alessandra Mattei (“Tutti i benedetti giovedì, 28 gennaio) o ancora le confidenze di Margherita Magnani che, ascoltando “Mad World” di Gary Jules (poiché le piace scrivere con la musica di sottofondo), riesce a dimenticare “le cicatrici del corpo e del cuore” e sentire di avere “dietro le spalle una vita intera, che ricomincia, tutta nuova, da quel giorno” (17 aprile “Un vulcano”).
365 D . trecentosessantacinque giorni da DONNA. Un propgetto realizzato da Marzia Messina, Sham Hunchey, Claudio Conti. Ed. Silvana Editoriale.
Lascia un commento