Affascinanti i Trabocchi, ancorati su palafitte di legno e legati alla terra ferma da un sottile pontile, sostengono un capanno da dove viene governata la rete da pesca con un rudimentale ma efficace sistema di tiranti e carrucole.
Queste ragnatele di cavi e di assi, apparentemente fragili, possono resistere alle mareggiate, anche se necessitano di continua manutenzione. Il D’Annunzio poeta, nel descrivere i Trabocchi, ne aveva esaltato gli aspetti estetici e romantici, ma queste macchine per secoli hanno consentito alle popolazioni costiere di integrare con il pescato – cefali, spigole, triglie e pesce azzurro – la loro scarna alimentazione.
Non erano fertili quelle terre lungo il mare, e anche senza possedere una barca, con i Trabocchi, collegati alla terra ferma da una sottile passerella, ci si poteva spingere nel mare, dove le acque erano più profonde e pescose. La cucina dell’entroterra è ricca di ricette che coniugano il pesce ai prodotti dell’orto, come le zuppe con dentro tutto ciò che si aveva.
Rare le fritture di pesce, perché l’olio costava caro, ma c’era tanto sapore di mare perché uno degli ingredienti era proprio l’acqua marina che donava sapidità e aromi.
A provvedere alla manutenzione dei trabocchi, che non sono strutture stabili ma elastiche e dinamiche per interagire con le maree e le correnti marine, sono i traboccanti, uomini con saperi antichi, custodi di un mestiere di cui sta per perdersi la memoria. Può sembrare un’arte primitiva, ma in realtà è evoluta quanto le più complesse tecniche ingegneristiche.
Per secoli e soprattutto tra le due guerre mondiali, i Trabocchi ebbero un ruolo fondamentale nella microeconomia locale. Caddero in disuso negli anni Cinquanta, trascurati dalla corsa alla ricostruzione postbellica e dal miracolo economico che aspirava alla mitica “fetta di carne” in tavola tutti i giorni.
Per fortuna le istituzioni locali dei comuni della fascia costiera abruzzese – Ortona, San Vito Chietino, Rocca San Giovanni, Fossacesia, Torino di Sangro, Casalbordino, Vasto e San Salvo compresero l’importanza dei Trabocchi e il loro significato, identitario del territorio, e ne promossero gradualmente il recupero.
Oggi vengono visitatori da tutto il mondo in viaggio lungo la costa abruzzese per ammirarli, anche perché sorgono in luoghi di grande fascino. Le pesche miracolose esistono solo nei racconti degli anziani, ma si può ancora visitarli e vedere tirare su la rete. Ancora oggi è uno spettacolo che suscita emozione. Spesso, a beneficio dei turisti, il pesce è cotto e servito al momento, fresco e saporitissimo.
Le origini dei Trabocchi sono ancora oscure, ma sembra certo che erano adoperati fin dal ‘700. Grazie a una legge regionale del 1994 che li tutela come patrimonio ambientale e culturale da trasmettere alle generazioni future, sono diventati una delle maggiori attrattive dell’Abruzzo. Un viaggio lungo “la costa dei Trabucchi” è un’esperienza veramente notevole, bellissima la costa, ricca di insenature con spiaggie dorate e mare azzurro.
Lungo il viaggio sulla costa abruzzese è d’obbligo passare a visitare i paesi dell’entroterra, un’esperienza appagante per la grande quantità di chiese romaniche, di castelli e palazzi, in genere poco conosciuti.
Vasto, in provincia di Chieti, oggi divisa in Marina del Vasto e Vasto Alta, era chiamata l’Atene d’Abruzzo per i suoi luoghi di interesse storico e architettonico. Fondata dai romani, conserva ancora la struttura urbanistica dell’epoca. Feudo dei D’Avalos, nel ‘400, vanta un immenso palazzo che ospita oggi tre musei.
Magnifica è Ortona, col suo castello aragonese sul mare. E’ sopravvissuto al bombardamento di 6 mesi che distrusse tutta la città, durante l’ultima guerra, tanto che Winston Churchill la definì “la Stalingrado d’Italia”.
Proseguendo verso l’interno, è da visitare Lanciano, dall’importante centro storico. Porta San Biagio e le Torri Montanare, da cui con un solo sguardo si abbraccia il mare, il Gran Sasso e la Maiella, è quanto resta dell’antica cinta muraria. Il Museo Diocesano, nel seicentesco Palazzo del Seminario, espone pregiati prodotti di oreficeria, arte nella quale è da sempre famoso l’Abruzzo.
Lanciano è anche una città della fede: milioni di pellegrini vanno a rendere omaggio alle reliquie del miracolo eucaristico avvenuto nel Medioevo.
Da vedere anche San Vito Chietino, a picco su una collina rocciosa che si allunga fino al mare, così come Rocca San Giovanni, tra le foci del fiume Sangro e del torrente Feltrino.
Il paesaggio è vario, a volte verdissimo di oliveti e vigneti e a volte aspro di gole e burroni, tra le sterminate spiagge sul mare più azzurro e i picchi rocciosi delle montagne più alte della dorsale appenninica, fino al confine con i Monti Sibillini.
Testo di Mariella Morosi