Seguici in questo viaggio in Armenia. Questa è la seconda parte del nostro viaggio in Armenia, leggi subito la prima parte. Nella puntata precedente siamo partiti dalla città di Yerevan, la capitale.
Abbiamo segnalato le cose più interessanti da vedere in città e poi ci siamo spostati nei suoi dintorni. Moltre attrattive infatti possono essere scoperte nei dintorni di Yerevan.
In Questa seconda parte ci spostiamo nella cittadina di Ashtarak alla scoperta delle bellezze naturalistiche che ci riserva il paese e in generale tutto il nostro viaggio in Armenia. Come la Gola di Kasagh e il Monte Ararat.
Viaggio a Ashtarak e i suoi dintorni
Ashtarak. Alte pareti di roccia rossa alternati a verdissime foreste di querce, orridi che spaccano pareti vulcaniche. La forza di questa natura ha creato lo scenario incredibile della Gola di Kasagh, tra il Monte Aragats e il Monte Ara, in cui scorre l’omonimo fiume chiuso da sponde di lava solidificata.
Un fiume che attraversa la bella cittadina di Ashtarak, capoluogo dell’Aragastotn, famosa per le sue antiche chiese e per un cimitero pieno di bellissime khatchkar.
Le khatchkar sono splendidi bassorilievi su tavole di tufo, veri capolavori di scultura dei quali abbiamo già parlato nella prima parte del nostro viaggio in Armenia.
Le prime khatchkar nacquero nel IV secolo attraverso la sovrapposizione di croci di pietra sui monoliti urartei, di cui era ricco il territorio armeno, per consacrare al nuovo culto gli antichi templi pagani.
Ma è nel IX secolo che la “croce di pietra” assume una sua spiccata fisionomia nell’arte sacra, con l’instaurarsi della monarchia bagratide che, dopo due secoli di stasi dovuta alla dominazione islamica, recupera la cultura e l’arte armena. Le khatchkar sono ovunque, inserite nelle mura delle chiese, accanto ai monasteri, nei cimiteri. Ma anche isolate, su un sentiero di montagna o in mezzo ai campi. E comunque tracciano un itinerario che spesso coincide con quello dei monasteri e dei templi rimasti dall’epoca pagana, la cui bellezza artistica e mistica ben si armonizza con la grande suggestione del paesaggio.
Da visitare anche le vicinanze di Ashtarak, il villaggio di Mughni, con la sua splendida chiesa di Surp Gevorg, della metà del Seicento, con il classico tetto a cono rovesciato, e il Monastero di Hovhannavank ad Ohanavan. Il Monastero risale al VII secolo ed è noto per la sua vasta produzione di manoscritti e perché conserva rare incisioni decorative ed iscrizioni.
L’Armenia, Paese profondamente spirituale in cui molto spesso la fede e l’arte s’intrecciano e costituiscono l’una l’espressione dell’altra, è disseminata di monasteri i quali, con la scusa dell’ascetismo favorito dall’isolamento nella natura, sono spesso dislocati in luoghi spettacolari.
E’ il caso, per esempio, del monastero di Khor Virap meta di pellegrinaggio su una collinetta quasi ai piedi del Monte Ararat che da qui è visibile quasi a toccarlo. Senza dubbio, questo è uno dei punti più emozionanti dell’Armenia. E non solo per la bellezza del monastero, ma perché da questa collina si gode una delle viste più eccitanti del biblico Monte Ararat con le sue due cime perennemente innevate che, pur appartenendo ormai al territorio turco, continua ad esercitare sugli armeni un carisma fatto di ieraticità e senso di protezione.
Fu San Gregorio, diventato il primo katholikòs (sommo sacerdote) della Chiesa Apostolica Armena, a diffondere la propria dottrina e a costruire chiese al posto dei templi pagani. E il grande popolo armeno, fu il primo al mondo a fare del Cristianesimo la propria religione ufficiale, nell’anno 301, prima ancora dell’Editto di Milano del 313 con il quale il Cristianesimo fu ufficialmente accettato nell’Impero romano.
L’espressione massima di questo spirito dell’Armenia è sicuramente Echmiadzin, una sorta di Vaticano della Chiesa Apostolica Armena, perché è qui che San Gregorio, detto l’illuminatore, costruì la prima Chiesa Madre, Mayr Tachar. Echmiadzin, che prende il nome dalla vicina città che fu capitale dell’Armenia dal 180 al 340 d. C. è un grande centro religioso che comprende il Palazzo del Katholikòs, attualmente Garegin II, e la cattedrale, Mayr Tachar.
I monaci di Echmiadzin, tutti con la barba, saio nero con cappuccio e mantello , nero o viola a seconda della gerarchia, abitano in un edificio del centro religioso e si aggirano silenziosamente nei vialetti intorno.
In certe occasioni, e a noi è capitata una di quelle, si ha la fortuna di assistere ad un mistico corteo di questi monaci che, uscendo dalla Cattedrale, si recano nel Palazzo di fronte per accogliere il Katholikòs ed accompagnarlo in Chiesa per una funzione solenne. Un rito che lascia qualcosa dentro.
Se te la sei persa, leggi la prima parte del nostro viaggio in Armenia…
Testo e foto di Teresa Carrubba