Siracusa. Magnifica città siciliana che si insinua nel mare con l’inconfondibile profilo di Ortigia, l’isola di virgiliana memoria in cui si mostrano numerose le tracce delle civiltà antiche, greca, bizantina, normanna, sveva e aragonese, in un intrigante rincorrersi di stili e atmosfere tanto diversi nella matrice storica e architettonica quanto armonizzati da quella famosa pietra bianca siracusana che si offre ai mutevoli giochi della luce cambiando aspetto e suggestione.
Siracusa è raggiungibile in aereo o in nave passando per la città di Catania. Online è possibile trovare numerosi portali dove informarsi sulle numerose tratte a disposizione, come tratta traghetti e navi Cagliari – Palermo.
L’isola di Ortigia, cui si accede dalla terraferma attraverso il Ponte Nuovo, è disegnata da due porti naturali che ne vivacizzano le coste per via delle molte barche da diporto ormeggiate i cui alberi tintinnano alla brezza marina che stempera la calura meridionale facendo di Siracusa una gradevolissima località turistica.
E dalla darsena si ergono imponenti i resti delle antiche mura spagnole che testimoniano come un tempo, e fino all’Ottocento, tutta la città vecchia fosse fortificata. Le mura si aprono nella Porta Marina, sormontata da un’edicola preziosamente lavorata in stile catalano, che immette nel Passeggio Adorno, un filare di bei palazzi d’epoca affacciati sul mare, fino a raggiungere, alla punta estrema di Ortigia, il sontuoso Castello Maniace, notevole esempio di architettura militare, realizzato da Federico II nella prima metà del XIII secolo, con un portale di raffinate forme gotiche e quattro torrioni scalari agli angoli a limitare la massiccia struttura quadrata, tipica dello stile svevo.
E se la storia ha immortalato forme così imponenti, la leggenda impregna di sé luoghi più leggiadri e romantici come la Fonte Aretusa. Qui l’acqua sgorga dal mito di Aretusa, ninfa di Artemide, che per sfuggire agli amori di Alfeo, fu trasformata in fonte dalla dea. Oggi è una sorgente di acqua dolce in cui vive rigogliosa la pianta del papiro dalla quale nell’antichità si ricavava la carta. La fonte ebbe in passato un ruolo determinante per l’insediamento del primo nucleo di abitanti e, a partire dall’VIII secolo avanti Cristo, dei coloni greci che venivano da Corinto. E da quel piccolo agglomerato, in pochi secoli Siracusa diventò una delle città più potenti dell’antichità, i suoi tiranni dominavano tutta la Sicilia. Il più celebre fu Dionisio il Vecchio (405-367 a.C.), uomo dal grande carisma; a lui è dedicata la famosa spaccatura nella roccia nelle latomie di Siracusa, nota appunto come l’Orecchio di Dionisio non solo per la forma, ma anche per l’ottima acustica.
Via via Ortigia, privilegiata da una posizione strategica e protetta, fu abitata da romani, barbari e bizantini, arabi e normanni, svevi e spagnoli. Un’alternanza costruttiva che ha favorito uno sviluppo urbano ancora oggi riccamente presente in un unicum di straordinario interesse. Tuttavia è il barocco che ha disegnato il profilo più significativo di Ortigia. Un barocco duttile così com’è duttile la magnifica pietra bianca in cui si è forgiato attraverso colonne, cornicioni, nicchie, cariatidi, mascheroni. E il trionfo del barocco siracusano è senza dubbio Piazza Duomo, il salotto di Ortigia. Lo sguardo, abituato ai vicoli e alle salitelle brulicanti di artigiani e negozi dalle cui vetrine oggetti coloratissimi ammiccano al turista e all’amatore, all’improvviso si allarga con stupore e ammirazione lungo la morbida arcata di prestigiosi palazzi chiusa dalla linea opposta che si concentra sul Duomo, formando una perfetta semiellisse.
Il respiro si arresta e lo stupore rimane a lungo, ribadito da ogni palazzo, da ogni fregio, dalla bellezza ieratica del Duomo, dal passaggio del tempo che ha depositato fascino e preziosità sulla facciata di edifici come il Palazzo Beneventano del Bosco. Qui la sosta, favorita dai caffè all’aperto che, oltre a delicatezze come le sensuali granite di limone e di mandorle, offrono la possibilità di godere uno scenario davvero indimenticabile, è ben ripagata. Il salotto di Ortigia, si diceva. Il punto di ritrovo per eccellenza dei siracusani, il luogo eletto per i turisti, lo spunto irrinunciabile per gli amanti dell’arte. Un luogo, Piazza Duomo, che cambia atmosfera ad ogni fase del giorno per via della pietra bianca che accomuna tutto l’impianto architettonico e che, abbacinante in pieno giorno, vira in un languido ocra al tramonto per poi scaldarsi ancora grazie alla sapiente illuminazione notturna. Alle spalle di Ortigia si estende la zona pianeggiante detta Acradina. E poi la Neaú polis, area “nuova” dove si trova il teatro greco, l’Orecchio di Dionisio e la latomia del Paradiso, una delle zone più rigogliose, fitta di aranci, palme e magnolie. E ad oriente, il quartiere di Tyche con i resti del tempio dedicato alla dea Fortuna. Domina tutto l’Epipoli e il castello Eurialo.
Il Teatro Greco, del V sec. a.C., è uno dei più imponenti dell’antichità. Qui Eschilo assistette alla prima rappresentazione de “I Persiani”. La cavea è stata completamente scolpita nella pietra (è il più grande teatro monolitico del mondo), sfruttando la naturale pendenza del colle Temenite. Ancora oggi, in prima estate vi si svolgono le rappresentazioni classiche con le opere immortali dei più grandi autori del periodo greco: Eschilo, Sofocle ed Euripide. Orecchio di Dionisio – Questa suggestiva grotta si trova in una delle più belle latomie di Siracusa, la Latomia del Paradiso Fu Caravaggio, durante un suo viaggio in Sicilia agli inizi del ‘600, ad assegnarle questo nome. Sull’archeologia dell’area siracusana, una ricca fonte d’informazioni e suggestioni è costituita dal Museo Archeologico Regionale Paolo Orsi all’interno del parco di Villa Landolina. Il museo rappresenta uno dei punti di riferimento fondamentali per la conoscenza del periodo preistorico della Sicilia fino ai tempi delle colonie di Siracusa.
Siracusa possiede il complesso catacombale più vasto d’Italia, secondo solo a quello romano. Le Catacombe di S. Giovanni – sorgono nella zona di Acradina, luogo deputato al culto dei morti fin dal periodo romano. Le Catacombe furono costruite intorno alla cripta di S. Marciano (primo vescovo di Siracusa) considerata il primo luogo di culto cristiano in occidente. Qui si fermò l’apostolo Paolo. Nel periodo bizantino la cripta fu trasformata in chiesa, gli svevi poi ne ornarono l’ingresso con una volta a crociera federiciana. Le Catacombe di S. Giovanni hanno una struttura complessa e risalgono al IV-V sec. Scavate seguendo il tracciato rettilineo di un acquedotto greco in disuso, da esso si diramano cunicoli minori.
Le Catacombe di S. Lucia si trovano sotto la Basilica di S. Lucia extra Moenia. Edificata nello stesso luogo del martirio della Santa avvenuto nel 303 e testimoniato dalla magnifica tela del Caravaggio, oggi pala d’altare della Basilica. Di stile bizantino, la Basilica è stata rimaneggiata in seguito, fino al suo aspetto attuale, che risale al XV-XVI sec.
Sulla stessa piazza, un piccolo edificio ottagonale, opera di Vermexio, è il sepolcro destinato alla Santa, i cui resti, portati a Costantinopoli nell’XI secolo dal generale bizantino Maniace, poi a Venezia in seguito alla presa della città durante la quarta crociata, sono oggi conservati nel Duomo.
Testo di TERESA CARRUBBA