Lasciata la Cappadocia, un lungo trasferimento via terra ci porta al Nemrut Dagi, il più alto rilievo della Mesopotamia settentrionale con i suoi 2150 metri. Sulla sua sommità si erge la tomba-santuario fatta costruire intorno al 61 a.C. dal re Antioco I di Commagene, un tumulo di pietre frantumate alto 150 metri e tre terrazze sormontate da statue gigantesche.
I personaggi, alti 9 metri, raffigurano il re Antioco I in mezzo a divinità greche e persiane, all’aquila ed al leone, simboli della dinastia di Commagene. Fulmini e terremoti hanno decapitato le statue e le teste giacciono a terra, sparse ai loro piedi. La leggendaria camera funeraria non è ancora stata ritrovata. Le ragioni che spinsero Antioco ad erigere il santuario monumentale sono ancora avvolte nel mistero e non mancano fantasiose ipotesi che suggeriscono addirittura un contatto con i “viaggiatori delle stelle”.
Ed eccoci, quindi, a Gobekli Tepe, un sito archeologico presso il confine siriano, risalente all’inizio del Neolitico.Vi è stato rinvenuto il più antico esempio di tempio in pietra, costruito più di 11.000 anni fa. Questo monumentale santuario megalitico comprendeva quattro recinti circolari, delimitati da enormi pilastri in calcare. Sono state riportate alla luce circa 40 pietre a forma di T che raggiungono i 3 metri di altezza, incise con raffigurazioni di animali, che hanno permesso di ipotizzare un culto di tipo sciamanico.
La scoperta di Gobekli Tepe è stata rivoluzionaria perché ha dimostrato che la religione è apparsa sulla terra prima della vita organizzata in centri urbani, prima che i cacciatori – raccoglitori si trasformassero in agricoltori stanziali. Tappa successiva Sanliurfa, l’antica Edessa dei Romani, città sacra per tre religioni, luogo natio di Abramo. Qui visitiamo la grotta dove nacque il Profeta e la vasca che ricorda la leggenda secondo la quale egli fu catapultato nel fuoco dal crudele re Nimrod ma salvato da un miracolo che trasformò il fuoco in acqua.
Quindi raggiungiamo Harran con le sue case ad alveare, di epoca biblica e la splendida Hasankeyf destinata ad essere sommersa dalle acque del Tigri una volta ultimata, nel 2014, la colossale diga. Ed, infine, Mardin, con le sue case in pietra dorata che dominano le piane della Mesopotamia e Diyarbakir, la capitale del cosiddetto Kurdistan turco, con la sua cinta di mura in pietra nera e la splendida moschea.
I giorni sono trascorsi troppo velocemente ed il cammino da percorrere sarebbe ancora lungo. Ottima scusa per ritornare.
Testo e foto di Anna Alberghina
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