Di Teresa Carrubba
IL PETERHOF
L’aristocrazia di tutti i tempi e di tutte le latitudini ha sempre enfatizzato i giochi d’acqua come espressione di fasto e di opulenza. E il trionfo dell’acqua esibita come segno di magnificenza spetta sicuramente al complesso di Peterhof, residenza degli zar fino alla Rivoluzione del 1917, il cui punto centrale è costituito dal Gran Palazzo in perfetto barocco russo e i giardini con il sistema di fontane più grande al mondo. La grande cascata, che si estende dalla facciata nord dell’edificio fino al canale, comprende 64 fontane diverse e più di 200 statue di bronzo. Gli imponenti getti d’acqua, che sembrano scaturire da sfavillanti statue d’oro, mettono in scena uno spettacolo senza pari, specie in una giornata di sole la cui luce rifrange con effetti stupefacenti.
A buon diritto Peterhof è annoverato tra le Sette Meraviglie della Russia e nella lista del Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO. Fu Pietro il Grande a farlo costruire, tra il 1714 e il 1723, ai margini del Golfo di Finlandia. il complesso comprende, oltre al Gran Palazzo, l’edificio di Montplaisir, Palazzo Marly, il Padiglione dell’Ermitage e il Cottage. Tra il 1745 ed il 1755, all’edificio iniziale del Gran Palazzo vennero aggiunte, per volontà della zarina Elisabetta, due ali monumentali, che furono progettate dall’architetto italiano Bartolomeo Rastrelli. Nell’edificio, la sala del trono risulta la più rilevante dell’intero complesso, e fu realizzata, nel 1770, da Jurij Velten.
PALAZZO DI CATERINA
Fu Caterina I di Russia a volere la residenza estiva di Tsarskoe Selo a Pushkin, a pochi chilometri da Pietroburgo e per questo chiamò l’architetto tedesco Johann-Friedrich Braunstein, nel 1717. Ma lo sfarzo e il lusso di cui tuttora il palazzo è espressione, si devono all’Imperatrice Elisabetta Petrovna la quale, nel 1752, adeguò il palazzo al proprio gusto rendendolo più ricco sia nell’aspetto strutturale che in quello decorativo, con l’aiuto dell’italiano Bartolomeo Rastrelli, architetto di corte, progettista di parte della città di San Pietroburgo e di molti edifici prestigiosi, in stile rococò flamboyant.
Per la facciata, comprese le statue del tetto, furono utilizzati più di 100 chili d’oro. Ma gli eccessi di Elisabetta furono poi ridimensionati da Caterina II la quale affidò ad un architetto scozzese il progetto di ammodernamento nello stile neopalladiano che all’epoca era in gran voga, coprendo le coperture in oro con tinta verde. Il Palazzo fu saccheggiato dalle truppe naziste durante la Seconda Guerra Mondiale, ma fu ricostruito per i trecento anni della città di San Pietroburgo nel 2003.
Tra le infinite stanze spiccano la sala da ballo e, soprattutto, la Camera d’Ambra, un capolavoro dell’arte del XVIII secolo. Creata da maestri tedeschi con la supervisione del Rastrelli, fu un regalo allo zar Pietro I. Un lussuoso guscio fatto di pannelli della preziosa resina a coprire interamente le pareti a mo’ di boiserie. I candelabri riflettono il caldo colore miele dell’ambra nei grandi specchi con le cornici intarsiate nei mosaici di pietra dura lavorati da artigiani fiorentini. La Camera d’Ambra fu smontata dai tedeschi e trasportata al Castello di Konigsberg, dove fu esposta nel 1941. Questo Castello fu danneggiato alla fine della Seconda Guerra Mondiale e della Camera d’Ambra non si seppe più nulla. Nel 2003, in occasione del tricentenario di San Pietroburgo, la Camera è stata ricostruita tal quale nel Palazzo di Caterina. Non da meno il Parco del Palazzo, disegnato secondo una rigorosa simmetria dello spazio, nel quale spiccano alcuni suggestivi padiglioni, tra cui l’Ermitage.