Di Teresa Carrubba
Se le mirabili opere di Carl Fabergé, l’orafo degli zar, sono tornate in Russia, raccolte dalle varie collezioni private andate all’asta, lo dobbiamo alla Fondazione storico-culturale The Link of Times fondata nel 2004 dall’imprenditore russo Viktor Vekselberg il quale, acquistata la preziosa collezione di opere del gioielliere dagli eredi del magnate americano Malcolm Forbes, ha istituito nel 2013 a San Pietroburgo il Museo Fabergé presso il Palazzo Šuvalovskij .
Il museo ospita numerosi reperti degli ultimi Imperatori di Russia, in particolare nove delle 57 uova imperiali, ovvero doni pasquali creati dalla Maison di gioielleria Fabergé per la Famiglia imperiale, ma anche argenti, tabacchiere, scatole e oggetti decorativi. Le uova sono impreziosite con vernice a smalto, gioielli e dipinti in miniatura. L’idea nasce con l’incarico dello zar Alessandro III (nel 1884) di creare un dono per la moglie Maria Fedorovna. Un uovo, simbolo della vita e della resurrezione, sembra allo zar un’ottima scelta, ma non immagina di trovarsi davanti a un oggetto di così squisita fattura e originalità.
Un uovo dal guscio d’oro e smalto bianco, con tuorlo d’oro, asportabile, che aprendosi scopre una chioccia anch’essa rigorosamente d’oro. Uno di questi, regalato dall’ultimo zar, Nicola II, alla madre, riproduce la stessa Maria Fyodorovna e l’erede al trono Alexei. Un altro, creato per celebrare il primo anniversario dell’incoronazione di Nicola II, contiene, come sorpresa, una miniatura di vecchia carrozza, in oro. Altre contengono piccoli oggetti d’oro come la miniatura di un bocciolo di rosa o di una gallina.
Ma l’uovo assurto a simbolo dell’arte del grande orafo è senz’altro “L’albero delle arance”, dono dello zar Nicola II alla madre per la Pasqua del 1911. Oro, smalto bianco e verde, nefrite, diamanti, citrini, ametista, rubini, perle, agata, piume. Un alberello con tanto di fogliame, fiori, frutti e un piedistallo talmente ricco da sembrare un trono. Lo zar vuole la sorpresa e Fabergé lo accontenta. Premendo uno dei frutti si apre una calotta ricavata nell’albero ed esce un uccellino che batte le ali e canta.