Testo di Teresa Carrubba
Foto di Teresa Carrubba e Archivio
Tre milioni di anni fa un’eruzione vulcanica creò La Réunion. E di quell’esplosione rimasero i caratteri geologici che tuttora fanno di quest’isola una terra dalla Natura forte e maestosa. Tanto più affascinante in quanto non ancora toccata da un turismo invadente, come invece accade per le altre due isole nell’Oceano indiano, Mauritius, e Madagascar che insieme a La Réunion formano il gruppo delle Mascarene, così nominate dal navigatore portoghese Pedro de Mascarenhas, che le vide per la prima volta nel 1513. Una natura bizzarra, dunque, quella de La Réunion, modellata in funzione dei due vulcani che in qualche modo la dividono a metà anche morfologicamente. A sud il territorio prevalentemente montuoso ruota tutto attorno al Piton de la Fournaise un vulcano di 2.632 metri ancora attivo le cui eruzioni spettacolari attraggono in quest’isola geologi, studiosi e amanti della natura straordinaria. Questo vulcano occupa addirittura il 40% dell’area sud-orientale dell’isola, possente com’è grazie alla lava molto fluida che scorre facilmente lungo le sue pendici arrivando quindi a depositarsi più lontano. Il Piton de la Fournaise è uno dei vulcani più attivi del pianeta per la frequenza di eruzioni, ogni nove mesi circa, e per questo è tra i più sorvegliati.
L’Osservatorio di Vulcanologia di Réunion è famoso in tutto il mondo. L’accesso al Gigante buono, così affettuosamente viene chiamato visto che non crea pericoli all’ambiente, è relativamente facile, soprattutto con la strada del Vulcano o quella della Lava che permettono alle persone di poter assistere allo spettacolo della lava incandescente. Altri vanno a godersi la colata a Bois-Blanc e a Tremblet, là dove precipita in mare, mentre i più audaci optano per l’elicottero dell’Heli Réunion, che parte da Saint-Gilles-les-Bains e punta verso sud-est, in direzione della grande bocca del vulcano. Ma c’è un altro protagonista della Natura de La Réunion, la più alta montagna dell’isola, il vulcano Piton des Neiges con i suoi 3.069 metri. Ora è definitivamente spento, ma è dalla sua esplosione, tre milioni di anni fa, che tutto ha avuto origine. Il crollo devastante del vulcano ha disegnato un’orografia dell’isola del tutto singolare e perciò unica; dall’antico cratere si generarono magnifici anfiteatri naturali, oggi chiamati –circhi- che delimitano, in cerchio appunto, altrettante zone dell’isola ben caratterizzate. Cirque di Mafate, di Salazie e di Cilaos. Il territorio compreso tra i due massicci vulcanici, insieme alle tre imponenti caldere dei circhi costituisce il Parco Nazionale della Réunion recentemente inserito nel Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. Un territorio di grande suggestione e varietà: si spazia dai paesaggi erosi e frastagliati simili a scenari lunari delle pianure vulcaniche alle vaste distese di canna da zucchero dalla quale si ricaverà un pregiato rum, dalla foresta tropicale ai pascoli quasi alpini.
Qualche zona dell’isola, per esempio Plain des Cafres, potrebbe infatti evocare un paesaggio svizzero con tanto di mucche che brucano l’erba, se non fosse per le palme che spuntano qua e là e per gli angoli esotici rigogliosi di orchidee, che tradiscono il fatto che qui siamo ai Tropici. L’esuberanza della vegetazione di Réunion ha un’origine sorprendente che conferma ancora una volta la tenacia della Natura. E’ prodigioso, infatti, che proprio sulla lava solidificata da tempo immemorabile abbiano attecchito semi africani e asiatici trasportati fin qui dal mare, dal vento e dagli uccelli, germogliando muschi, felci e quant’altro fino a sviluppare una rigogliosa foresta tropicale. Ma Réunion, rimasta isolata a lungo, vanta anche molti preziosi endemismi, piante che crescono solo qui come il bois de chandelle, il bois de senteur, il bois de fer, il vavangue e il preistorico fanjan. Nell’aria aleggia un lieve sentore di fiori, di frutti e di spezie, dai campi di gerani -géranium de Bourbon, antico nome dell’isola de La Réunion-, dalle piantagioni di ananas Victoria, e da quelle dell’orchidea vaniglia. Fu nel 1840 che uno schiavo di 12 anni di nome Edmond che viveva sull’isola di Bourbon, dove si stava tentando di impiantare la coltivazione della vaniglia, mise a punto un sistema di impollinazione artificiale dell’orchidea che viene usato ancora oggi. Questa invenzione tecnica fece dell’isola di Bourbon la prima zona nella quale fu possibile ottenere il prezioso baccello al di fuori del suo habitat naturale. Oggi la vaniglia de La Réunion è considerata la migliore del Mondo. E furono ancora gli schiavi, in fuga dalle piantagioni, i protagonisti della nascita di una comunità montana oggi assurta al più autentico villaggio creolo dell’isola. Parliamo di Hell Bourg, nel Cirque de Salazie.
Hell Bourg
Il nome glielo diede nell’Ottocento Anne Chrétien Louis de Hell, il governatore dell’isola, allora Bourbon, che nel villaggio aveva una casa di vacanza per via delle benefiche acque termali. Poi arrivarono i coloni europei che esaltarono la bontà di quelle sorgenti e alla fine di quel secolo la fama di Hell Bourg divenne tale da attrarre visitatori da tutta l’Africa. Un’età d’oro che durò fino a quando le acque termali persero efficacia e il villaggio conobbe il declino. Fino a quando, alle soglie del Duemila, furono restaurate 26 delle case creole originali restituendo al luogo l’importanza storica e culturale che aveva in passato. Da allora Hell Bourg fa parte de “Les Plus Beaux Villages de France” -I più bei villaggi di Francia-, un premio destinato a 150 delle piccole comunità più sorprendenti in Francia. Perché sì, La Réunion è un Dipartimento della Francia d’Oltremare, francese a tutti gli effetti.
Saint-Denis
E’ la capitale dell’isola, Saint-Denis, città coloniale che si apre con un bel lungomare punteggiato da palme e una singolare terrazza con una raggiera di cannoni che ricordano la difesa dell’isola dall’assalto dei pirati. Pur avendo l’aspetto di una vivace città europea che offre vari locali alla moda, l’inequivocabile architettura coloniale o creola dei palazzi e locali dove si possono sorseggiare caffè alla vaniglia e rum arrangé ascoltando il segà e il maloya, antiche musiche degli schiavi africani, ricorda che qui siamo ai tropici. Nel cuore di Saint-Denis un immerso parco botanico, ex giardino del re, situato in centro con le sue molte fontane e palme in cui si trova il Museo di Storia Naturale. In questa città coloniale sono da vedere soprattutto i luoghi di culto islamici, cristiani, indù e cinesi. Da non mancare Il pittoresco Grand Marché, un immenso e coloratissimo mercato dell’artigianato locale dove si trova un po’ di tutto, anche molti prodotti malgasci.
La Réunion, ovviamente, è anche mare. L’atmosfera languida dell’Oceano Indiano si riverbera su cale e calette della costa. Poche le spiagge di sabbia dorata, prime tra tutte Saint-Gilles-les-Bains e Saint-Leu (classificata la quarta più in voga del mondo per il surf), le altre hanno sabbia nera e vulcanica, come Saint-Paul, perlopiù ombreggiate dai caratteristici palmeti. Qui si praticano sport acquatici, il surf, la vela, la pesca subacquea e soprattutto quella d’altura, con prede come i marlin e bonites di oltre 200 chili. La Réunion è un luogo dalle emozioni forti, anche per via degli sport estremi. Scalare montagne a Salazie o a Plaine des Palmistes, arrampicarsi lungo le cascate di Takamaka e Trou de Fer, fare rafting negli impetuosi corsi d’acqua o provare l’emozione del parapendio o del deltaplano, possono sembrare sport insoliti se fatte ai Tropici.Tant’è. Insomma La Réunion può essere a buon diritto considerata l’isola ideale. Non ultimo per lo spirito della società. Questo è infatti un crogiuolo di razze, ma non esistono né razzismo, né tensioni. Convivono in buona armonia creoli nati nell’isola da pionieri francesi e malgasci, africani discendenti dagli schiavi, tamil arrivati nel secolo scorso come tagliatori di canna da zucchero e malgasci. La lingua ufficiale è il francese che convive, influenzandolo, con un dialetto creolo locale. Anche la cucina rispecchia l’atmosfera isolana con piatti fusion della tradizione creola, francese e indiana.