Testo di Pamela McCourt Francescone
Di isole le Filippine ne hanno un numero davvero impressionante, 7.107 per essere precisi, e di queste 1.767 fanno da contorno all’isola di Palawan, la quinta per estensione del Paese, lunga 450 e larga 40 chilometri, che ebbe il suo nome da Magellano il quale nel 1521 la battezzò Puloan, e che nel 2015 si è vista assegnare lo scettro dell’Isola più Bella al Mondo.
L’arcipelago di Palawan è, a ragione, chiamato l’Ultima Frontiera, per il fatto di essere ancora sconosciuto al turismo di massa, per la sua collocazione ad ovest del Paese poco distante dal nord della Malesia, e per essere un paradiso naturalistico con una straordinaria ricchezza di risorse naturali.
Un mondo di foreste vergini, spiagge immacolate, rocce scultoree, lagune, doline, caverne, scogliere, laghi sotterranei, barriera corallina, uccelli esotici, il mitico dugongo e un paradiso sommerso che brulica di barracuda, squali, tartarughe marine e pesci tropicali coloratissimi.
Le più antiche tracce dell’homo sapiens nelle Filippine furono scoperte proprio su Palawan, nelle Grotte di Tabon poco distante dalla città di Quezon. Questa scoperta risale al 1962 quando sono stati portati alla luce i fossili umani dell’Uomo di Tabon che si stima risalga al periodo tra 22.000 e 24.000 anni fa e che verosimilmente era di una delle tribù primitive che abitavano la regione, tra le quali i Tagbanua, Palawan, Batak e Molbog.
Poco distante dalla capitale Puerto Princesa, nel parco protetto omonimo, scorre uno dei fiumi sotterranei più lunghi al mondo, un tratto di otto chilometri – e con un percorso navigabile di quattro – che attraversa un mondo silenzioso e misterioso di grotte con rocce calcaree, stalattiti e stalagmiti, abitate da rondini e pipistrelli.
E pochi chilometri dal centro abitato nella Baia di Honda e in quella di Ulugan sono sparpagliate decine di isolotti con spiagge incontaminate e dove, nelle prime ore serali, è possibile avvistare milioni di luccicanti lucciole.
El Nido, che si trova a circa 7 ore di macchina da Puerto Princesa, è una vivace cittadina costiera, incorniciata da alte scogliere marmoree ricoperte di vegetazione rigogliosa, che si tuffano nel mare dalle acque verde smeraldo.
Nella baia, che prende il nome dall’arcipelago di Bacuit, una quarantina di isolotti carsici, su alcuni dei quale sorgono resort di ottimo livello con spiaggette a mezzaluna di sabbia bianca. Piccoli eden nascosti e inaspettati, lontani dai rumori e dalle luci del mondo esterno, dove perdersi in sogni davanti al mare dalle mille sfumature di blu e turchese.
Nei resort c’è anche la possibilità di praticare sport aquatici, partire per escursioni verso lagune blu e calette deserte dove le acque trasparenti svelano spettacolari fondali corallini, e raggiungere siti dove fare immersioni e scoprire un magico universo marino variopinto e incontaminato.
Per maggiori informazioni:
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