Testo e foto di Annarosa Toso
Molti turisti, aldilà del periodo natalizio che attira persone da tutto il mondo, trascurano la Norvegia nei mesi più freddi. Ma già dall’inizio della primavera, le ore di luce in Norvegia sono circa undici – più o meno dalle sette del mattino alle sei di sera – e lo spettacolo è ancora un panorama innevato. Tanta la neve che in alcuni tratti è trasformata in ghiaccio, tanto il bianco che abbaglia, sotto un sole che anche a temperature rigide, sembra che riscaldi. Ci si può sentire un po’ goffi nel tentativo di non perdere l’equilibrio e di non scivolare sul ghiaccio. Ci si può anche ingenuamente domandare come faranno i norvegesi a procedere spediti, senza cappello e con il giaccone aperto, quando noi mediterranei siamo imbottiti in vari strati di maglie, sciarpe, guanti, caldi piumini e ci muoviamo impacciati con poca scioltezza. Ma basta un poco di attenzione e un minimo di accortezza, per scoprire i trucchi per un’andatura più sciolta. Importante indossare scarpe antiscivolo, evitare di poggiare i piedi dove la neve è ghiacciata e tentare di procedere sicuri. Incrociando le dita, naturalmente.
Tromsø
Per visitare il nord della Norvegia la base di partenza è Tromsø, a circa due ore di volo da Oslo. Città vivacissima, sede universitaria, è conosciuta anche come la Parigi del nord, appellativo regalatole dai turisti della fine del Novecento, meravigliati per i numerosi aspetti culturali e artistici di una città piccola, ma piena di vita. Caffè, pub, ristorantini, Tromsø, ubicata oltre il circolo polare artico, è un luogo piacevole da scoprire passeggiando nelle ampie zone pedonali. Tra le caratteristiche tipiche dei paesi nordici, anche a Tromsø, le finestre delle case non hanno tapparelle per far entrare ogni raggio di luce. Da visitare il museo Polaria che illustra anche con filmati le particolarità della Norvegia e la storia di famosi esploratori come Amundsen, Nausen e Scott. Tromsø è definita ancora oggi, la porta dell’Artico, perché in passato fu base di partenza per le esplorazioni artiche. Oggi è scalo di numerose crociere navali dirette al circolo polare artico o di quelle che fanno il tour dei fiordi.
Lo stoccafisso
Nei pressi di Tromsø si possono ammirare gli spettacolari fiordi, i laghi ghiacciati, decine di isolette le cui case di legno colorate in prevalenza di rosso, sembrano estrapolate dai libri delle favole. I colori predominanti in inverno sono il bianco della neve e il blu delle acque e del cielo, qualche pennellata di marrone per gli alberi spogli e il rosso delle case. Sulla piccola isola di Havnnes vivono pochi abitanti tra cui una manciata di meravigliosi bambini. Ad Havnnes esiste da anni una fiorente industria per la trasformazione del merluzzo in stoccafisso, un’azienda che dà lavoro a una ventina di persone. Dopo essere stato ripulito dalle interiora, il merluzzo viene essiccato all’aperto per circa tre mesi in apposite rastrelliere e diventa così stoccafisso. Per ottenere un prodotto di prima qualità, è necessaria una componente meteorologica ottimale composta di vento, sole, pioggia e neve. Le temperature non devono scendono troppo sotto lo zero, deve piovere e nevicare al momento propizio, vento e sole devono essere ben calibrati. Lo stoccafisso che ha beneficiato di tutto questo, al momento giusto, diventerà un prodotto di prima qualità e sarà spedito in tutto il mondo. Lo stabilimento dell’isola di Havnnes esporta lo stoccafisso anche nel nostro paese soprattutto nelle Marche e nel Veneto. Dello stoccafisso non si butta via niente: le teste vengono spedite in Nigeria, degli scarti si fanno mangimi per cani e dai pezzettini di qualità si realizzano deliziosi snack che i nordici mangiano ad ogni ora del giorno, ma che hanno solo il difetto – almeno per chi non ha il naso abituato – di rilasciare tutt’intorno un odore molto forte. Ricordiamo che una delle tradizioni più antiche dei norvegesi è proprio la pesca del merluzzo nelle fredde acque del mare del Nord, che diventa stoccafisso o baccalà a seconda dei metodi di conservazione. Tra gli esperti che lavorano lo stoccafisso anche la figura professionale del selezionatore, detto “vrakeren” che deve odorare il pesce ormai essiccato per stabilirne la giusta qualità. Il merluzzo, conservato sotto sale diventa baccalà.
La luce
A gennaio la luce ritorna a fare capolino e interrompe il buio che ha accompagnato la vita dei norvegesi per tanti mesi. Si festeggia alla fine di gennaio con un evento che galvanizza tutti, ma prima di tutto i giovani, siano essi studenti o lavoratori, che riprendono con ancor più fermento e vivacità la loro vita notturna, che con il passare dei mesi sarà illuminata dal sole che non calerà mai e che regalerà quel meraviglioso fenomeno del sole di mezzanotte che attira in tutta la Scandinavia turisti da tutto il mondo.
L’aurora boreale, Alpi Lyngen
Ma è l’inverno che regala il fenomeno dell’aurora boreale, quando il cielo si colora di tutte le sfumature di verde o di rosa pallido, per la ionizzazione degli atomi di ossigeno, che si incontrano con il magnetismo dei poli. Le avvisaglie c’erano tutte in quella notte alpina, che aveva il cielo pennellato di argento e di luce bianca, ma non succedeva nulla. E quando le speranze di assistere all’aurora boreale stavano sparendo, ecco il cielo che a mano a mano si è colorato di verde chiaro e di bianco, con disegni che solo Dalì avrebbe potuto realizzare. Un cielo unico e diverso, un incanto e una emozione. Un miracolo, quello spettacolo inconsueto dell’aurora boreale, che il dio della natura ha voluto regalare. E poi lo spettacolo prepotente della natura delle Alpi Lyngen nella zona di Malselv. Una realtà lontana e diversa da noi, ma che facciamo subito nostra, familiarizzando con la neve copiosa in una camminata con le racchette ai piedi, come se non fosse stata la prima volta. Così come quella incredibile passeggiata nei boschi innevati, dentro una slitta trainata da cani desiderosi di correre, incuranti del freddo.
I Sami
Anche le renne hanno regalato momenti speciali trainando quella slitta, dove era facile perdere l’equilibrio, grazie anche allo zigzagare del giovane Sami che ne aveva le redini e che si divertiva a creare momenti di allegria. Le renne hanno poi posato come dive del freddo, quasi consapevoli dalla loro essenzialità per gli abitanti del circolo polare artico. Ed eccoci immersi nella cultura lappone creata da una famiglia di Sami, gli antichi abitanti del circolo polare artico. Nella loro tenda, intorno al fuoco, mangiamo con loro la zuppa con carne e verdure e renna essiccata. Certo beviamo insieme a loro anche la Coca Cola, ma è normale, così come è normale che i nomadi della neve e del ghiaccio diminuiscano sempre di più, attratti dai comfort e dalle modernità. Scopriamo anche che la donna Sami, che ci regala grandi emozioni cantandoci le antiche melodie delle sua terra, è una deliziosa signora con unghie e capelli molto curati, trucco leggero e che indossa gioielli occidentali. E che appena può, si libera dell’ingombrante costume realizzato in pelle di renna e panno di lana ricamato, per indossare un più sbrigativo piumino occidentale.
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