Testo e foto Pamela McCourt Francescone
Il nome, che significa “sede dei re” fa capire che nel costruire Naypyidaw – scritto anche Nay Pyi Taw – c’era una forte volontà di stupire. Infatti la nuova capitale del Myanmar – costruita nove anni fa per prendere il posto della capitale storica Yangon – colpisce per la sua architettura imponente e palazzi governativi di dimensioni smisurate. Su tutti spicca l’Hluttow, il complesso del governo su oltre 3mila ettari dove sorgono la sede del governo e il palazzo presidenziale.
Poi ci sono infrastrutture che altre città possono solo sognare, come due grandiosi Convention Center, una zona alberghiera con oltre 60 alberghi – molti in stile resort a 5-stelle – una massiccia pagoda dorata e strade a 20 corsie costruite per organizzare grandi parate militari. Una città modello, pensata per essere il gioiello nella corona, e ispirata forse a Brasilia il capolavoro del grande architetto brasiliano Oscar Neimeyer. Una città singolare e curiosa perché, nonostante la sua estensione su oltre 7.000 chilometri quadrati, ha solo un milione di abitanti, in media 131 persone per ogni chilometro quadrato. E quindi colpisce il fatto che in giro non si vede molta gente; di giorno la popolazione lavora negli uffici della Pubblica Amministrazione e nei servizi militari e di sera si ritira nei complessi residenziali dislocati intorno alla città.
Per strada c’è pochissimo traffico e, a differenza dell’ex-capitale Yangon, Naypyidaw non cha mai conosciuto un ingorgo. I visitatori che atterrano all’aeroporto internazionale, grandissimo e tirato a lucido, arrivano per partecipare a congressi – come il recente ASEAN Tourism Forum una grande manifestazione internazionale alla quale hanno partecipato oltre 2.000 delegati – o per incontri ad alto livello con l’amministrazione pubblica, statale e militare.
La prima cosa da visitare nella capitale è la pagoda Uppatasanti, quasi una replica dello Schwedagon a Yangon il monumento più venerato del Paese.
Vale la pena salire la grande scalinata che porta all’ingresso del monumento simbolo di Naypyidaw perché in questa pagoda, a differenza dello Schwedagon, si può entrare, dopo aver tolto le scarpe, per ammirare la magnificenza degli interni.
Dentro un recinto ai piedi dell’Uppatasanti vengono custoditi quattro elefanti bianchi. Tradizionalmente riservati ai re e simboli di grandezza e ricchezza, questi preziosi pachidermi – che non sono bianchi ma rosa pallido – vengono bardati in occasione di ricorrenze militari e nazionali e, accompagnati fieramente dai loro mahout, sfilano in testa alle parate.
A differenza della tranquillità che regna in città il piccolo mercato notturno di Myoma, che si tiene in una piazza centrale, è una esplosione di vita spontanea e inaspettata, animata dai contadini che arrivano dai villaggi nei dintorni per vendere la loro merce.
Questo non è un mercato per turisti, è qui che gli abitanti di Naypyidaw vengono per comprare frutta e verdura.
Ma anche abbigliamento e tutto ciò che può servire per la casa come secchi, scope, quadri e mobili, e anche dvd e bigiotteria.
Oltre che al Myoma lo shopping a Naypyidaw si concentra in due piccoli complessi commerciali moderni, il Capital e il Junction City, che si trovano vicini alla zona alberghiera e sono dotati di supermercati, negozi e ristoranti.
Intorno alla capitale sono molti i piccoli villaggi dove la vita scorre con i tempi e con i mestieri di una volta e dove, lungo strade polverose, si può incontrare carretti trainati da buoi e cavalli, uomini e donne che indossano il tradizionale longyi, e tanti bambini.
Bambini che prima scappano via ridendo e intimoriti ma che poi con grandi sorrisi seguono il visitatore. Non per chiedere qualcosa o infastidire, ma con quella gioia spontanea che nasce dalla curiosità di avvicinarsi a cose nuove e insolite.
A Naypyidaw, come in tutto il Paese, il turismo non ha ancora recato quei danni che hanno rovinato tante altre destinazioni. Ed è un motivo in più per visitare la Golden Land, un Paese che sta cambiando rapidamente soprattutto nelle grandi città – da quando nel 2011 si è aperto al mondo dopo oltre mezzo secolo di repressione – ma che offre ancora al visitatore un volto umano, genuino ed esotico. Un Paese da visitare per le sue bellezze naturali come il grande fiume Ayeyarwaddy, per le magnifiche città storiche come Mandalay e Bagan, per quella straordinaria spiritualità che permea ogni momento della vita, e soprattutto per la sua gente fiera, sorridente e accogliente.
Sky Palace Hotel
Lo Sky Palace Hotel sorge nella zona alberghiera di Nay Pyi Taw, non lontano dal Myanmar Convention Centre e dal più moderno centro commerciale della capitale, il Junction Centre Shopping Mall. In tradizionale stile birmano su quattro livelli, l’albergo è dotato di 84 camere e suite spaziose e accoglienti. Con la promessa di essere “Il Vostro Palazzo nel Cielo” l’albergo è circondato da giardini curati e attualmente è in fase di realizzazione una piscina. Ottime le specialità internazionali, asiatiche e birmane nel Café Flight, apprezzato per la qualità e varietà del menu – e dove viene anche servita la prima colazione. E per chi preferisce aggiungere un brivido esotico a tavola si può scegliere di mangiare nel vecchio aereo parcheggiato fuori il Café – pare che sia stato costruito nell’ex Unione Sovietica – un simpatico e originale bar dove vengono serviti anche specialità coreane.