Testo di Anna Maria Arnesano e foto di Giulia Badini
Nonostante occupi una porzione piuttosto rilevante dell’India centrale, estesa quanto l’Italia, il Madhya Pradesh spesso non figura negli itinerari turistici del paese, non certo per mancanza di attrattive quanto piuttosto per la penuria di strade e le distanze considerevoli. La terra di mezzo, così chiamata per la sua posizione intermedia tra le pianure del Gange a nord e i rilievi montuosi del Deccan a sud, si presenta come un vasto altopiano privo di sbocchi al mare e ricco di boschi, di pianure e di rigogliose foreste che rappresentano un terzo del patrimonio boschivo della confederazione. Nelle foreste di teak, palissandro e sal vivono ancora ad uno stadio primordiale numerose tribù dravidiche preariane di adivasi. Stato povero, con prevalente popolazione rurale e scarsi agglomerati urbani, possiede un sottosuolo abbondante di minerali, presupposto per una nascente industria. Ogni capitolo della storia indiana risulta presente con un segno tangibile, in quanto tutti i popoli e gli eserciti che hanno invaso la penisola sono dovuti passare attraverso questo corridoio strategico, lasciando un gran numero di pregevoli monumenti. Alcuni dei suoi bellissimi parchi nazionali, dove si riscontra la maggior concentrazioni di tigri al mondo, tutelano anche gli ultimi lembi di quell’enorme foresta che fino a 150 anni fa si estendeva su tutta l’India centrale. Furono propri questi territori, nonché il caso reale della scoperta nel 1831 di un ragazzo allevato da un branco di lupi, ad ispirare allo scrittore britannico Kipling la stesura de Il libro della giungla.
La tigre costituisce uno dei maggiori e più affascinanti predatori, una vera macchina da caccia nel sottobosco della giungla, dove si muove in perfetta silenziosità forte del mimetismo offertole dal suo mantello striato. I parchi dell’India rappresentano infatti uno dei pochissimi luoghi al mondo dove la si può ancora osservare allo stato selvatico. Originaria delle foreste fredde della Siberia, si è diffusa in quasi tutta l’Asia, divenendone la regina incontrastata, tale da incutere terrore anche all’uomo; oggi sopravvive soprattutto in India, e senza specifiche azioni di tutela sarebbe anche qui già estinta. Animale solitario e territoriale, risparmia al massimo le energie per impiegarle nella caccia notturna, utilizzando vista e udito straordinari; caccia qualsiasi tipo di animale le si pari davanti, perché necessita di almeno10 kg di carne al giorno (molto di più se è una femmina con cuccioli), e riesce ad uccidere animali anche di stazza doppia della sua, come giovani elefanti, grazie alla sua notevole forza. Purtroppo per lei, solo un tentativo di assalto su venti si conclude positivamente. Il maschio può arrivare a 3 metri di lunghezza e 200 kg di peso e il suo ruggito viene avvertito a 3 km di distanza. Maschi e femmine si incontrano soltanto durante la stagione degli accoppiamenti; le femmine danno alla luce da uno a sei cuccioli, che rimangono con la madre per sei anni. Unici nemici temibili sono rappresentati dall’uomo armato, dai cani selvatici in branco numeroso e, incredibilmente, dall’istrice.
Per secoli è stata l’oggetto preferito di caccia della nobiltà indiana, e quindi ogni maharaja si impegnò in tal senso. Quello di Sarguja arrivò nella vita ad ucciderne ben 1.157. Ma furono soprattutto gli ufficiali inglesi, in competizione con la nobiltà locale, a compiere vere carneficine. Grazie a ciò, all’inizio del 1900 restavano in India 40 mila tigri, in continuo calo. Nel 1973, quando per iniziativa di ecologisti come Jim Corbett e dello stesso primo ministro Indira Gandhi, fu avviato il Project Tiger con la creazione di 28 aree protette dedicate, ne rimanevano meno di 2 mila, cifra oggi scesa a 1700. I più pessimisti prevedono però che entro dieci anni sarà del tutto scomparsa. Per i bracconieri una tigre viva può arrivare a valere 100 mila dollari, e non molto meno vale da morta. Purtroppo i guardiacaccia guadagnano 70 euro al mese e ci sono diecimila posti vacanti. E, dopo il bracconaggio, il maggior pericolo d’estinzione risiede nella pressione demografica, che distrugge gli habitat naturali e i suoi territori di caccia, costringendola a cibarsi di bestiame ed a diventare per sopravvivere una mangiatrice d’uomini. Il Madhya Pradesh possiede un rilevante patrimonio artistico e naturalistico, tra i meno conosciuti dell’India e riservati soltanto a visitatori colti e curiosi. Il complesso artistico più famoso, tra i più importanti del paese, è dato dai 22 templi di Khajuraho, eretti attorno al 1000 come capolavori architettonici dell’arte hindù e rimasti poi inghiottiti dalla giungla e sconosciuti al mondo fino al 1838.
Più dei templi in sé, ad attirare l’attenzione sono le migliaia di pannelli decorativi scolpiti in altorilievi tridimensionali nella tenera roccia di arenaria rosa, che dovrebbero ritrarre scene mistiche e mitiche, mentre in realtà per il loro esplicito erotismo costituiscono un vero Kamasutra illustrato, un manuale pratico di sesso tantrico capace di scandalizzare i puritani ufficiali inglesi che lo scoprirono, ma considerate tra le migliori espressioni artistiche del mondo. Non lontano si trova Orcha, capitale per oltre due secoli dal XVI di un potente regno rajput, città murata piena di templi, palazzi, padiglioni, giardini e monumenti funerari tutti guglie e cupole, decorati da preziose pitture murali, splendido esempio dell’architettura araba medievale. Bandhavgarh rappresenta il parco nazionale con la maggior densità di tigri di tutta l’India, un cinquantina di esemplari la cui ricerca avviene a dorso d’elefante. Tra colline, pianure e le rovine di un forte risalente al I sec. a.C., offre ospitalità anche a leopardi, cervi, scimmie, gazzelle, antilopi, orsi labiati e a tanti altri animali. Il Kanha national park con i suoi 940 kmq di foresta, savana e praterie, costituisce la maggior riserva naturale indiana; protegge 138 esemplari di tigri e un gran numero di leopardi, cervi pomellati, antilopi, bisonti, cervicapra nonché uccelli di vario tipo.