Testo di Anna Maria arnesano e Foto di Glulio Badini e Archivio
C’è da augurarsi che stampa e televisioni si occupino il meno possibile del Libano, perché quando succede è quasi sempre per riportare notizie negative di instabilità politiche, attentati o scontri. Nazione davvero strana il Libano, e unica nel Medio Oriente: una striscia di terra lunga 240 km e larga da 25 a 60, grande quanto l’Abruzzo e affacciata sul Mediterraneo orientale, con due catene parallele di montagne capaci di superare i 3.000 m, ricca di acque e di terreno fertile in una regione arida e assetata, dove al mattino si può sciare e il pomeriggio fare il bagno in mare. Ma la vera peculiarità risiede soprattutto nei suoi abitanti: circa 4 milioni ripartiti in ben 18 gruppi etnici e religiosi diversi; quando vi arrivò l’Islam non riuscì a radicarsi in maniera totale come avvenne in tanti altri paesi, ma dovette convivere con numerose minoranze oppresse altrove e che tra queste montagne avevano trovato un’ideale terra d’asilo.
I musulmani, in maggioranza, si dividono infatti in sunniti, sciiti, drusi, alawiti e ismailiti, i cristiani invece in maroniti, ortodossi, armeni, cattolici e protestanti, tanto per citare i principali, ciascuno ad occupare a macchie di leopardo zone del paese e con proprie milizie armate in aggiunta all’esercito nazionale. Poi, dal punto di vista politico, ci sono i nazionalisti, i filoccidentali, i filosiriani, i filoisreliani, i filopalestinesi, i filoiracheni e chi più ne ha più ne metta, dimostrando però anche che molti dei guai dipendono dagli ingombranti vicini. Viene da chiedersi come un paese tanto disomogeneo e multietnico come nessun altro sia riuscito a vivere in pace e in coabitazione per oltre un millennio. Non si sa neppure esattamente quanti siano gli abitanti perché l’ultimo censimento risale al 1932 e nessuno vuole aggiornarlo per non alterare il rigido schema costituzionale che attribuisce le cariche di comando alle varie comunità.
La fertilità del suolo, la presenza di porti naturali e l’atavica intraprendenza dei suoi abitanti si manifestò ben prima che le navi fenicie colonizzassero commercialmente tutto il Mediterraneo e oltre: Byblos, attiva già 7 mila anni or sono, fu una delle prime città del mondo antico. Poi si succedettero nel tempo un po’ tutte le potenze dell’epoca: assiri, babilonesi, egizi, persiani, greci, romani, bizantini, arabi, crociati e ottomani, fino ai francesi, lasciando ciascuno tracce della propria presenza, dai monumenti alla cultura e alla cucina, tanto che ancora oggi si parla correntemente arabo, aramaico, francese e inglese. Nel secolo scorso il cosmopolitismo e il senso levantino per gli affari dei libanesi ne fece la nazione più ricca e prospera del Medio Oriente, cassaforte e paradiso fiscale dei paesi arabi, punto d’incontro commerciale tra Occidente e Oriente, tanto da essere definita la Svizzera del Vicino Oriente. L’equilibrio di pacifica convivenza tra le diverse comunità etniche, religiose e politiche si è rotto con la nascita di Israele e i relativi problemi determinati nell’area: nel 1958 si è registrata una prima guerra civile, aggravata nel 1970 dal trasferimento a Beirut dell’Olp palestinese, poi nel 1975 un nuovo conflitto di tutti contro tutti, aggravato anche dall’intervento militare di Siria e Israele, conflitto conclusosi soltanto nel 1990 con l’intervento dell’Onu. Ma una pace armata, con qualche scaramuccia qua e là e trent’anni di guerra civile totale, non è ancora riuscita a riportare l’agiatezza e la spensieratezza di un tempo, anche se i turisti hanno ripreso a tornare. Un segnale incoraggiante, un segno di fiducia verso la normalità.
Nonostante le sue ridotte dimensioni, compensate però da un’intensa e variegata presenza storica, il Libano ha parecchio da offrire ad un turista colto e curioso. A cominciare dalla capitale Beirut, principale porto dove si concentra metà della popolazione, un tempo chiamata la Parigi del Medio Oriente per la sua intensa vita culturale e notturna e oggi ricca di contraddizioni da ogni punto di vista, ancora piena di fascino nonostante le ferite dell’ultima guerra intestina; da non perdere la Corniche e la Grande Moschea, chiesa bizantina dei Crociati trasformata in moschea nel 1291. Sulle montagne dello Chouf da visitare il nobile palazzo di Beittadine, residenza settecentesca dell’emiro turco ricca di mosaici bizantini. Tiro, sito protetto dall’Unesco come patrimonio dell’umanità, fu fondata dai Fenici nel terzo millennio a.C. unendo un’isoletta alla terraferma, famosa per la lavorazione della porpora e del vetro; presenta un’antica strada con arcate monumentali e uno dei maggiori ippodromi romani, capace di 20 mila posti, mentre dell’antica Sidone restano un tempio fenicio e due castelli dei Crociati.
Baalbek, altro sito Unesco, era la principale città fenicia, con una delle maggiori acropoli del mondo antico: presenta ancora imponenti templi fenici, greci e romani ben conservati. Biblo, ancora sito Unesco, era il principale porto fenicio già 5.000 anni fa e conserva testimonianze neolitiche risalenti a 7.000 anni or sono; pittoresca la città vecchia racchiusa entro bastioni medievali. Tripoli offre una pregevole architettura medievale dovuta ai mamelucchi turchi, con il fascino di stretti vicoli del souk, i bagni turchi, i caravanserragli e le moschee. Infine la scenografica Valle dei Cedri protegge gli ultimi esemplari millenari di questa gigantesca pianta, simbolo del paese.
[wzslider autoplay=”true” height=”450″ transition=”‘slide’”]