Ha atteso per anni, nuotando per miglia e miglia nelle profondità marine. Nessuno sa con precisione dove sia stata durante tutta la fase giovanile della sua vita, solamente una volta raggiunta l’età adulta il suo grande carapace a forma di goccia è stato avvistato lungo le barriere coralline e presso le lagune poco profonde della costa.
Ha trascorso la maggior parte della sua vita in immersione, emergendo ogni 4-5 minuti per ricambiare l’ossigeno nei polmoni con una singola espirazione esplosiva ed una rapida inalazione. La notte, durante il sonno, si è incuneata sotto le sporgenze di scogli e rocce per sfuggire ai potenziali predatori, preferendo ritornare nello stesso luogo notte dopo notte.
Finalmente, a circa 35 anni, metà del corso della propria vita, raggiunto un peso tra i 68 ed i 190 chili ed una lunghezza fino ad 1,5 metri, arriva il momento più importante della sua esistenza: la fase riproduttiva.
Nuotando nell’oceano aperto si è affidata alla direzione delle onde, alla luce del sole ed alle temperature. Le lenti sferiche dei suoi occhi sono adatte alla rifrazione subacquea, ma offrono una visione miope quando sono fuori dall’acqua. Il successo della riproduzione è troppo importante per essere affidato al suo imperfetto senso della vista.
Ha bisogno di una spiaggia sabbiosa, un facile accesso all’oceano per i piccoli, una temperatura adatta all’incubazione delle uova ed una scarsa presenza di predatori. Ha speso energie, nuotando per miglia e miglia attraverso le onde dell’oceano per ritornare nel luogo in cui è nata: la spiaggia che ha garantito il successo riproduttivo di molte generazioni.
La capacità di tornare alla spiaggia nativa è dovuta ad una bussola interna che permette di rilevare l’informazione magnetica usando forze che agiscono sui cristalli del cervello. Attraverso questi cristalli, è stata in grado di percepire e riconoscere l’intensità del campo magnetico terrestre e ritornare alla sua spiaggia di origine per la nidificazione.
La capacità di tornare al luogo di origine si chiama “homing natal” ed è comune a molte specie, tra le quali il salmone.
Anche i maschi tornano alla spiaggia nativa una volta raggiunta la maturità sessuale, poichè sono certi di trovare le femmine con le quali accoppiarsi.
L’accoppiamento avviene a pochi metri dalla riva, dopo aver scrutato la costa attraverso l’oscurità della notte alla ricerca del movimento rivelatore di predatori, abbandona il suo elemento naturale per avventurarsi faticosamente sulla spiaggia.
Come un traghettatore di anime si sposta da un mondo all’altro per perseguire l’avvicendarsi della vita. Con le pinne anteriori crea una depressione nella sabbia che contenga tutto il carapace e la protegga durante il tempo necessario per la deposizione delle uova, circa un’ora, un’ora e mezza.
Le possenti pinne anteriori spazzano via la sabbia che schizza tutto intorno e gli occhi rilasciano una secrezione acquosa per proteggersi. Poi, con le pinne posteriori scava una buca stretta, profonda 30-40 centimetri dove lascia cadere, una ad una 100-200 uova.
Respira rumorosamente per ricambiare l’ossigeno che le serve a compensare il forte stress e le gocce acquose che le scendono dagli occhi sembrano lacrime. In questo momento e’ talmente concentrata nel portare a compimento la sua missione che resiste fino allo sfinimento.
Le uova sono rotonde, hanno un diametro di circa 4,5 centimetri, il guscio e’ molle e di colore bianco opalescente. Le lascia cadere una sopra all’altra ed in seguito, prima di tornare in acqua e riposare, ricopre accuratamente la buca che ha scavato.
Fara’ questo fino a cinque volte ogni stagione, deponendo un totale tra le 400 e le 1000 uova. Il tempo di schiusa delle uova ed il genere dei piccoli sono determinati dalla temperatura di incubazione del nido. I siti di nidificazione caldi, oltre i 30 gradi centigradi, favoriscono lo sviluppo delle femmine, mentre quelli piu’ freddi producono maschi.
Anche la posizione dell’uovo nel nido influisce sulla determinazione del genere: le uova al centro del nido tendono a generare femmine a causa delle condizioni più calde all’interno.
Dopo circa 50-70 giorni le uova si schiudono ed I piccoli escono, tutti insieme, dal nido per dirigersi rapidamente verso il mare. Questo è il momento più pericoloso della vita delle tartarughe: granchi, gabbiani e volpi aspettano le piccole tartarughe dal carapace ancora tenero per banchettare.
Un altro grande pericolo per le piccole tartarughe è la crescente urbanizzazione e l’inquinamento luminoso che ne deriva, poichè l’istinto le porta a dirigersi verso la luce, se scambiano l’illuminazione elettrica per il riverbero del mare finiscono tra le case invece che tra le onde prolungando l’esposizione ai predatori o morendo sfinite e disidratate.
Si stima che solo l’1% dei piccoli raggiunga le acque dell’oceano, dove gli occasionali predatori sono solamente i grandi squali tigre. Il pericolo principale per le tartarughe rimane l’essere umano.
Cinque specie di tartarughe visitano le acque e le spiagge dell’Oman: sono la tartaruga verde gigante Chelonia midas; la caretta, presente anche nel Mediterraneo; la tartaruga embricata; la tartaruga verde oliva e la tartaruga liuto.
I principali luoghi di nidificazione sono lungo le spiagge dell’isola di Masirah, alle isole Daymaniyat e a Ra’s al Hadd, dove il Ministero dell’Ambiente del Sultanato di Oman ha dedicato un’area protetta ed un centro di ricerca alle tartarughe.
I tour specializzati di Al Fawaz Tours possono portarvi ad assitere al magico momento della riproduzione delle tartarughe nel rispetto dell’ambiente per un turismo ecologico e sostenibile.