Alla scoperta del Qinghai, provincia remota e poco conosciuta della Repubblica Popolare Cinese, al confine nord-orientale del Tibet. L’altra Cina, quella che ancora non conosce il fenomeno turistico, una delle ultime frontiere. Un’esperienza dal sapore tibetano ed ancestrale che attende il viaggiatore appassionato. I Viaggi di Maurizio Levi è al momento l’unico operatore italiano a proporre questo speciale itinerario, che prevede una data unica di partenza.
La provincia del Qinghai, area più vasta di qualsiasi paese europeo, occupa un ampio tratto del settore nord-orientale dell’altopiano tibetano. Territorio sconfinato, selvaggio, punteggiato da monasteri, immense praterie di alta quota dove pascolano centinaia di yak, imponenti montagne rosse, accampamenti nomadi. La Via della Seta settentrionale attraversava questa remota provincia già nel 121 a.C., quando la dinastia Han istituì una base militare nei pressi dell’odierna Xining per contrastare le incursioni tibetane ai danni delle carovane commerciali. Durante la dinastia Yarlung, sovrani del Tibet, il territorio passò invece sotto il controllo di Lhasa. Dopo anni di contese tra tibetani, mongoli e cinesi, l’area diviene provincia cinese nel 1928. Il Qinghai è dunque un artificio politico: per secoli parte integrante del mondo tibetano, è stato poi separato dalla Regione Autonoma del Tibet, ma a tale suddivisione amministrativa non corrispondono differenze tangibili né sul piano culturale né su quello storico.
Nonostante il Qinghai non evochi immagini o luoghi particolari nella mente del viaggiatore, l’area vanta diversi primati. Qui si trovano le sorgenti di tre fra i più grandi fiumi dell’Asia, il Fiume Giallo, il Fiume Azzurro e il Mekong, il più grande lago di montagna privo di emissari dell’intera Asia centrale – il Lago Qinghai – e la vetta più sacra dell’Amdo – il Monte Amnye Machen (6.282 m) – l’equivalente orientale del Monte Kailash nel Tibet Occidentale.
Nei pressi delle antiche mura di Guidè, risalenti alla Dinastia Ming, si trova la ruota di preghiera più grande del mondo: 27 metri di altezza, 10 metri di diametro e 200 tonnellate di peso (Guinnes dei Primati). Rivestita d’oro e azionata dalle acque del Fiume Giallo, all’interno custodisce 200 copie del Kangyur, una parte del canone tibetano, mentre la base ospita una grande sala di preghiera. Il villaggio di Xinzhai è invece celebre per ospitare il più grande muro mani tibetano al mondo, il Mani Seng-ze Gyanak. I mani sono muri di pietre accatastate l’una sull’altra, incise o dipinte con mantra buddhisti e si ritiene che il muro del primato sia formato da due miliardi e mezzo di pietre, incise con mantra, che occupano una superficie di centinaia di metri quadrati.
Il Qinghai acquisisce ulteriore prestigio e fama per aver dato i natali ad alcuni dei più importanti leader religiosi del Tibet: l’attuale Dalai Lama, il decimo Panchen Lama e il famoso Tsongkhapa, il fondatore della scuola di buddhismo tibetano dei Gelugpa (Berretti Gialli).
Il sorprendente viaggio in questa remota provincia, proposto da Viaggi Levi, comprende la partecipazione a due importanti feste tradizionali: il Festival degli Sciamani di Tongren e il Festival dei Cavalli di Yushu.
Il Festival degli Sciamani, o Festa di Lurol, ha inizio ogni anno nel 21° giorno del sesto mese lunare. In occasione del festival, le cui origini sono da ricercare nella tradizione Bön preesistente all’arrivo del buddhismo, gli appartenenti ai gruppi etnici tibetano e tu mostrano la loro devozione e gratitudine alle divinità locali sottoponendosi a dolorosi rituali. I devoti si preparano spiritualmente con preghiere e danze prima di compiere i cosiddetti atti di penitenza che consistono nel trafiggersi le guance con spilloni metallici. Si ritiene che tale pratica impedisca agli spiriti cattivi, e quindi alle malattie, di introdursi nel corpo attraverso la bocca. Gli sciamani presiedono ai rituali e fungono da tramite tra i devoti e le divinità, sfilano gli aghi dalle guance dei penitenti e soffiano sulle ferite. Oltre a questi rituali, il festival offre l’opportunità di osservare la popolazione locale vestita a festa con meravigliosi costumi ricamati e straordinarie acconciature.
La tradizionale Festa dei Cavalli a Yushu, è uno spettacolare evento di più giorni che cade ogni anno alla fine di Luglio e che prevede una serie di competizioni: dalle corse di cavalli e di yak alla lotta libera tibetana, dal tiro con l’arco al tiro al bersaglio. Migliaia di nomadi tibetani, provenienti dalle regioni limitrofe montano le loro tende colorate nella periferia della città. Danze folcloristiche, canti e sfilate di moda esprimono l’orgoglio delle fiere popolazioni nomadi di questi altipiani. Il Festival è oggi divenuto il più importante evento del suo genere in tutto il Tibet orientale.
Aspetto non trascurabile del viaggio è la cucina tradizionale del Qinghai, senza eguali nel resto della Cina. Ciò è dovuto alla mescolanza etnica della popolazione, che si compone di musulmani, tibetani e cinesi han. La cucina locale è dunque piuttosto sostanziosa e contempla un ampio consumo di pane, ravioli e carne d’agnello. Numerose le specialità da scoprire in corso di viaggio.
“I misteri della Cina scompaiono in un solo modo: studiando“.
Zhou Enlai
Programma dettagliato: Sciamani e corse di cavalli
Data unica di partenza: 14 luglio, in via di conferma
Quota: da € 4.150 con accompagnatore italiano