Testo di Anna Maria Arnesano e Foto di Giulio Badini
La complessa religione induista risulta essere quella con il pantheon più affollato di divinità, e quindi l’India si presenta come la nazione con il maggior numero di feste religiose in assoluto. Tra tutte però, per la sbalorditiva partecipazione, spicca il Kumbh Mela (alla lettera festa delle anfore), una manifestazione poco famosa in occidente ma capace di richiamare per un mese intero ogni tre anni decine e decine di milioni di fedeli, a rotazione in quattro diverse località nel centro-nord del paese, facendone la festa religiosa più affollata del pianeta, e se volete anche il maggior assembramento umano. Un pellegrinaggio alla Mecca all’ennesima potenza. Non è facile smuovere tante persone in una terra così povera e vasta come l’India, ma i tradizionali bagni purificatori nei sacri fiumi in precisi momenti astrologicamente propizi (Giove in Acquario e Sole in Ariete) – essenza clou dei Kumbh Mela – sembrano riuscirci egregiamente, grazie anche al non trascurabile fatto che le sacre abluzioni sono capaci di cancellare non soltanto i peccati commessi nella propria vita, che già non sarebbe poco, ma pure tutti quelli compiuti dalle 88 generazioni precedenti, ponendo così fine una volta per sempre al dannato ciclo delle rinascite e delle reincarnazioni perpetue. E’ quindi la garanzia del paradiso a mettere in moto non soltanto asceti e guru, santoni e mistici, ma anche fedeli di ogni casta e censo, da ogni angolo del paese, per giungere all’appuntamento con ogni mezzo possibile, piedi compresi, gli uni a fianco degli altri, sorretti dalla stessa fede. La cerimonia svoltasi nel 2001 ad Allahabad, grazie ad un favorevole allineamento astrale realizzabile soltanto ogni 144 anni, vide la partecipazione di non meno di 60 milioni di persone, quella del 2013 tra 80 e 100.
Lascio all’immaginazione del lettore i problemi logistici da risolvere, connessi alla gestione di una simile moltitudine, costretta per un mese a vivere in improvvisate mega città di tendopoli. Ogni Kumbh Mela non si limita ovviamente ai bagni purificatori, ma rappresenta anche un’occasione di conoscenza e di confronto tra le varie sette, scuole mistiche e ordini monastici, tra religiosi e laici, con momenti di preghiera, di cerimonie, di processioni, di discussioni teologiche ma anche di esibizioni da parte di sadhu (i celebri santoni ascetici che vivono nudi e immobili in meditazione) e guru, di yogin e babas, ciascuno con i propri abiti peculiari o senza in un incredibile caleidoscopio di colori, senza trascurare fachiri da piazza, incantatori e venditori ambulanti di ogni genere di mercanzia. Un po’ conclave e un po’ carnevale. Da non perdere le processioni delle diverse sette, armate di spade e tridenti e guidate dai capi e dalle effigie divine portate su elefanti e carri bardati, in competizione per chi si immergerà per primo nelle sacre acque. Per fortuna l’interpretazione astrale del momento più propizio per le abluzioni varia da setta a setta. Questa impressionante cerimonia affonda le radici nel tempo e si celebra da oltre un millennio: secondo gli storici risalirebbe infatti all’ VIII secolo, quando il mistico Shankarcharya – artefice del trionfo dell’induismo sul buddismo, convocò una riunione plenaria di tutti gli adepti a questa religione. Ma le più antiche scritture sanscrite narrano di un conflitto primordiale tra dei e demoni per il possesso di un vaso (kumbh) contenente il nettare dell’immortalità; nel parapiglia caddero quattro gocce sulle località oggi sede a rotazione del Kumbh Mela, capaci di garantire, se non l’immortalità del corpo, almeno quella dell’anima.
Il prossimo Khumbh Mela si svolgerà tra metà agosto e fine settembre 2015 a Trimbakeshawar, città santa alle sorgenti del fiume Godavari (secondo per lunghezza in India dopo il Gange) a 38 km da Nashik nel Maharashtra, famosa per i tempi hindu sacri a Shiva.e per i monasteri ipogei buddisti del II sec. La partecipazione al Khumb Mela di Nashik può costituire un’ottima occasione per andare alla scoperta del Maharashtra settentrionale e del Madhya Pradesh occidentale, due degli stati dell’India centrale meno battuti dal turismo. Tappe salienti di questo itinerario sono Sanchi con il suo enorme stupa buddista risalente al 262 a.C., Bhimbetka con le sue 600 grotte artificiali nascoste in una foresta di teak e sal, metà delle quali decorate da pregevoli pitture rupestri preistoriche che ritraggono animali selvatici, scene di caccia, cerimonie di iniziazione, danze e riti religiosi, lasciate da popolazioni diverse in epoche differenti, le più vecchie risalenti a 12.000 anni or sono, e poi Ujjain, una delle quattro città sante del Kumbh Mela famosa per il grande tempio di Shiva contenente uno dei 12 lingam divini, e Mandu, villaggio montano che ospita raffinati edifici in stile afgano del XV-XVI sec.
Si prosegue con Maheshwar, città antichissima citata in entrambi i poemi epici hindu, famosa per i suoi raffinati tessuti e gli eleganti sari, Omkareshwar, una Varanasi in miniatura su un’isola fluviale, dove i sadhu convergono in pellegrinaggio per il suo singolare tempio a forma di grotta, e poi Ajanta, sito archeologico del Maharashtra protetto dall’Unesco per le sue trenta cavità artificiali risalenti tra 200 a.C. e 650 d.C. e impreziosite da pitture e decorazioni scultoree perfettamente conservate, tanto da farle definire il Louvre indiano, e infine Ellora, altro sito Unesco dove per cinque secoli tra 600 e 1.000 monaci buddisti, hinduisti e jainisti hanno scavato nella roccia monasteri, templi e cappelle sul fianco di una scarpata, decorati con immagini di rara bellezza; la presenza coeva delle tre religioni lascia supporre un lungo periodo di tolleranza religiosa. La grotta 16 contiene la maggior scultura monolitica del mondo, una statua di Shiva realizzata nella roccia da 7.000 operai in un arco di tempo di 150 anni.