Alla Costa Smeralda, tripudio di locali di lusso e di mondanità costruita, si contrappone degnamente la Costa Verde della Sardegna a sud ovest dell’isola, poco più giù del suggestivo Golfo di Oristano.
Il Golfo di Oristano, vasto e riparato. Vi si affacciano Oristano, ma anche Arborea e Cabras nel cui territorio si trovano le zone umide più consistenti della Sardegna, protette da leggi internazionali, molto pescose, rifugio preferito di stormi di uccelli rari.
E’ la cosiddetta penisola del Sinis. Una zona estremamente variegata, disegnata dalle insenature del mare, dagli stagni salmastri e d’acqua dolce, dalle lagune e dai laghi dedicati alla piscicoltura. Un tempo erano il Mar Mediterraneo da una parte e il fiume Tirso dall’altra a modellare la costa. Fino alle bonifiche di Arborea che contrastarono l’invasione dell’acqua salata costituendo una zona umida forse unica nella fascia centrale del Mediterraneo. Ma alcune aree, come ad esempio quelle più ricche di uccelli, sono raggiungibili facilmente dalla cittadina di Cabras e sono in parte attrezzate per il birdwatching.
Il Golfo di Oristano: La penisola del Sinis
Percorrendo da sud a nord la Penisola del Sinis si osserva dunque una costa di tipo lagunare che separa gli stagni, come quello di Mistras, dal mare. Verso Capo San Marco la costa si alza in un magnifico promontorio per farsi finissima sabbia intorno a San Giovanni di Sinis. Più avanti la costa s’insinua di nuovo a formare le rocche di Abbarosa e Maimoni. L’area comprende anche tre isolette: l’Isola di Mal di Ventre, lo scoglio del Catalano e l’isolotto Sa Tonnara.
E’ un bellissimo parco marino protetto la piccola Isola di Mal di Ventre, davanti a Cala Saline, con l’acqua più cristallina di tutta questa costa, una fauna davvero interessante e la suggestione unica dei fiori viola dell’aglio selvatico che tingono di riflessi l’aria e il mare.
L’imponenza naturalistica di questo spicchio della Sardegna è davvero sorprendente. Lo sa bene anche la Lega Italiana Protezione Uccelli se ha fondato un’oasi LIPU in tutta la zona umida di Sale Porcus uno stagno salato di 325 ettari che rappresenta l’esempio più significativo a livello europeo. E’ qui che vive e nidifica lo splendido esemplare di Fenicottero rosa, in una popolazione tra le più importanti del Mediterraneo. Più di 7.000 fenicotteri, da novembre a marzo.
Il Golfo di Oristano: Natura Selvaggia e archeologia
Quella di Oristano è una terra superba, non solo per l’incanto della costa selvaggia e per le sue bellezze naturali, ma anche per la sua storia millenaria con tracce visibili che a volte si saldano stupendamente con la natura. Come i resti della città punico-romana di Tharros sotto il promontorio di Capo San Marco, l’istmo che si insinua profondamente nell’acqua dando la spettacolare sensazione di essere in mezzo a due mari, l’uno che rompe i flutti sugli scogli, l’altro che fa scorrere onde placide e lunghissime.
Gli scavi archeologici di Tharros hanno regalato rari e preziosi oggetti oggi conservati nei Musei di Oristano, Cagliari, e Londra. Di quella gloriosa città, un tempo elevata dai Romani al rango di porto primario dell’isola, oggi rimangono le vaste rovine, alcune colonne di templi, strade ancora lastricate, tracce di acquedotti. La sua diretta prospicienza sul mare la rende cristallizzata nel tempo, incantata.
Il Golfo di Oristano: verso nord
Più a nord, l’oasi naturalistica di “Turre Seu” prosegue l’ insieme indescrivibile di bellezze che viene esaltato dalle scogliere di “Su Tingiosu”, dalla marina di San Vero Milis, l’immensa pineta di Is Arenas, la marina di S. Caterina di Pitinnuri e il suo spettacolare Archittu, un abbacinante archetto, appunto, disegnato dalle mareggiate e dai venti. Oltre, la città di Corpus e il litorale di Tresnuraghes.
Il mare sembra dominare su tutto, e forse è l’elemento naturale imprescindibile, ma non da meno è l’attrazione esercitata dalla montagna. Il sistema del Montiferru e dei piccoli villaggi arroccati, da Santu Lussurgiu, importante per la sua civiltà contadina e per le aziende artigiane che lavorano il cuoio e fabbricano coltelli, a Seneghe con le sue belle case, dalla chiesa di Nostra Signora di Bonacattu a Bonarcado sino allo splendido abitato di Cuglieri, con le sue strade romaniche e i resti di trenta frantoi d’olio del paese. Sino alla borgata di San Leonardo, la diga del Tirso e i territori del Ghilarzese e del Barigadu, per scendere nuovamente a valle, costeggiando il fiume Tirso e le Terme di Fordongianus, edificate sulla riva del fiume nel I secolo d.C. dai romani e di cui ancora oggi sono visibili le rovine.
Il Golfo di Oristano: verso sud
Più a Sud, invece, La Costa Verde. La chiamano così per via degli arbusti di lentisco e corbezzolo che digradano in pendio fino al mare e che nascondono una piccola popolazione di cervi. L’uomo ha dovuto solo valorizzare la natura che qui, nella Costa Verde, è stata davvero generosa.
Uno dei paesaggi più interessanti di tutto il Mediterraneo. I resti dell’archeologia mineraria si fondono con una natura incantevole costruendo un’atmosfera languida e rarefatta. La Costa Verde si apre a sud-occidente dell’Isola, nel territorio di Arbus, paese che divide con Guspini alcune delle più interessanti aree minerarie d’Europa: da questi pozzi, insieme con Monteponi e Buggerru, proveniva il dieci per cento della produzione mondiale di piombo e zinco.
Montevecchio, Ingurtosu, Funtanazza, Piscinas, Naracauli, Scivu, Pistis: un percorso che attrae un popolo di visitatori da tutto il mondo alla ricerca delle orme di civiltà scomparse. La Costa Verde offre emozioni che non si dimenticano. Scivu, una lunga spiaggia solitaria, e Piscinas, uno dei posti più incantevoli di tutta la Sardegna sono gli estremi di una costa lunga quasi dieci chilometri, ancora vergine. Qui è possibile ammirare uno scenario unico in Italia: 3000 ettari di dune di sabbia dorata e impalpabile, disegnate e ridisegnate dal vento, attrazione irresistibile per i naturalisti.
Al tramonto la sabbia si accende di rosso offrendo uno spettacolo mozzafiato, di fronte a un mare verde cristallino.
Le Dune penetrano all’interno per oltre due chilometri, non lontano dai siti minerari di Ingurtosu e Naracauli, tra gallerie abbandonate e carrelli per il trasporto dei minerali corrosi dalla salsedine. Tutto fa del Golfo di Oristano un luogo d’incanto.
Per Raggiungere la Costa Verde segui il link: Raggiungi la Costa Verde
Testo di Teresa Carrubba