DI Pietro Busconi
Delle tante destinazioni che si offrono a chi pratica il gioco del golf, le isole caraibiche rappresentano sempre una meta particolarmente ambita dove il gusto per il bel gioco si mescola ai colori di un mare ancora limpido, ai profumi dei fiori tropicali e ai ritmi delle musiche che accompagnano ogni evento. Abbiamo recentemente visitato uno dei campi di golf più belli che punteggiano le tante isole: quello di Anguilla, la piccola ma sorprendente isola appena a ridosso di quella di St. Marteen. Lo slogan che ti accoglie appena sbarcati è eloquente: “Welcome to Paradise”. E dice tutto. Questo luogo idilliaco lo si raggiunge dopo un volo dall’Italia che dura circa 12 ore comprendendo lo scalo a Parigi. Dall’isola maggiore, veloci collegamenti con sicure imbarcazioni consentono l’approdo ad Anguilla in 40 minuti oppure in 10 minuti di volo se si sceglie l’aereo.
Il campo di golf è, per il momento, l’unico percorso ospitato su questa lingua di terra per cui i golfisti che vi si recano non sono ancora molti. Più che altro rappresenta un momento di “fuga sportiva” per chi non ce la fa a rimanere in spiaggia tutto il giorno e non riesce proprio a staccare con l’amato gioco. Anguilla ha le potenzialità per diventare una nuova è importante destinazione golfistica solo a patto che si doti di più percorsi. Il tracciato di gioco è stato disegnato da Greg Norman ed inaugurato nel 2006. Per l’80 per cento i suoi frequentatori sono statunitensi, così come i turisti che arrivano sull’isola.
C’è poi qualche inglese, pochi francesi e rari italiani, anche se negli ultimi anni il loro numero è in costante ascesa. Il campo è, nel suo complesso, decisamente divertente, ma non per questo banale, realizzato proprio per offrire svago e spettacolari viste ai giocatori di ogni livello. A seconda che si scelgano tee di partenza più o meno avanzati, il campo assume una dimensione di gioco differente, specie in presenza di ostacoli d’acqua frontali. Non è particolarmente lungo con i suoi 6300 metri considerati dai battitori più arretrati. Dieci sono i par 4, quattro i par 5 e altrettanti i par 3. La buca più difficile è consideratala 6, un lungo par 5 di 540 metri, dog leg a destra.
A parte la lunghezza non presenta particolari difficoltà se si evitano i due profondi bunker che difendono l’accesso al green al di là del quale si staglia, imponente, il profilo dell’isola di St. Marteen. Piccolo ma non insignificante dettaglio: su quasi tutto il percorso soffiano sempre, in modo teso e irregolare, i venti Alisei che vanno tenuti in debito conto per un volo di palla il più proficuo possibile. Ultima annotazione. Il nome di questo campo è Cuisinart, lo stesso del prestigioso Resort che lo ospita. Chi alloggia qui, oltre a beneficiare dei migliori servizi alberghieri, gode anche di speciali tariffe per giocare a golf.