Una terra generosa, quella romagnola: mare, monti, castelli, storia, salutari acque termali, trionfi conviviali. E pensare che quattro milioni di anni fa era solo mare, come dimostrano le conchiglie ancora visibili nei terreni o incastonate nelle pietre delle colline. Tanti i percorsi possibili, ma un itinerario tra Forlì e dintorni – come Forlimpopoli, Castrocaro-Terra del Sole, Bertinoro o Predappio, offre davvero grandi sorprese. Forlì città moderna e orgogliosa del suo passato, è tutta da vedere.
E’ definita il “zitadon” (cittadone), per la sua ampiezza e per la ricchezza derivata dall’agricoltura e dai commerci grazie al suo posizionamento sulla via Emilia, tra Bologna e Rimini. Ma è molto attiva anche dal punto di vista culturale. Stupisce l’imponenza degli edifici del passato: il tessuto delle costruzioni consente di leggere il succedersi delle culture e degli stili. I suoi edifici e ancor più di Predappio, esempi di arte razionalista del ventennio, sono veri e propri musei urbani a cielo aperto per l’originalità delle intuizioni e la ricerca modernista. Oggi, consegnate alla storia le vicende tra le due guerre, sono punti avanzati di sperimentazione urbanistica di oggettiva validità e oggetto di studio da parte di architetti internazionali. Non lontana, sosta imperdibile, è Castrocaro-Terra del Sole.
L’imponente fortezza, in gran parte restaurata, ospita un interessante museo e, nella torre, celle e camere di tortura di un passato mai dimenticato quando la giustizia era gestita da pochi. Accanto, un’altra testimonianza del passato che ci è pervenuta integra è la Terra del Sole, città ideale di Cosimo de’ Medici, con 12 km di una possente cinta muraria. Tra le rocche più imponenti e ben conservate, da ammirare quella di Ravaldino, dove Caterina Sforza visse i suoi trionfi e le sue tragedie. Forlimpopoli, sulla Via Emilia, famosa per la Rocca Albornoziana, città natale di Pellegrino Artusi, racconta ancora oggi l’incursione del brigante Stefano Pelloni detto “il Passatore, re della strada e re della foresta” che per la gente era un bandito buono che rubava solo ai ricchi. Un’incursione che costò cara al mitico padre della cucina italiana e alla sua famiglia che dopo quell’episodio lasciarono per sempre la città. Una particolare tradizione consolidata di ospitalità è vantata – e a ben ragione – da Bertinoro.
Al centro della piazza principale, di fronte ad un panorama mozzafiato, un’antica colonna accoglie i visitatori che una volta erano persino ospitati dalle nobili famiglie, quasi contesi in una incredibile gara per accoglierli con tutti gli onori. Ora tale funzione viene svolta alla grande da vari alberghi, locande e agriturismo, in genere, anche qui, con un buon rapporto qualità-prezzo. Garantiti i piaceri del convivio, come dovunque da queste parti. Difficile mangiar male, e la tradizione trionfa sempre sul creativo. Cappelletti, passatelli, tortellini, piadine, salumi e squacquerone, il formaggio cremoso che si fa solo qui, sono sempre stati piatti del desiderio.
La frutta, famosa per la sua dolcezza, è esportata in tutt’Europa. Il bicchiere poi è sempre pieno di vino: albana, sangiovese, trebbiano, pagadebit. Si dice che la Romagna finisce quando se chiedi l’acqua ti portano proprio quella e non un bicchiere di vino. E a proposito di acqua, da non dimenticare le terme, tra le più belle quelle di Castrocaro e Bertinoro. Tante altre sorgenti benefiche sgorgano in Romagna, che si è sempre confermata fin dall’antichità “terra del benessere”. Ideale per vacanze destagionalizzate, sono luoghi che offrono infinite proposte seducenti, con tanta natura, incontri con l’arte e possibilità di relax per pensatori e pigri. Anche gli amanti del turismo all’aria aperta troveranno soddisfazione per ogni loro esigenza.
A indirizzarli è la guida “L’altra Romagna en plein air” di Roy Berardi, in distribuzione gratuita, con indirizzi e informazioni.
Testo di Mariella Morosi