Ci sono tanti possibili itinerari da percorrere in Colombia, ma non tutti riescono a restituire l’intrinseca magia di questo paese complesso e ricco, che ha dato i natali ad uno degli scrittori più amati di sempre, Gabriel Garcia Marquez.
“[…] Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito”. Comincia così, con l’immagine di un mondo ai suoi albori, uno dei libri più amati e letti del Novecento, Cent’anni di solitudine, scritto dal più grande scrittore colombiano di tutti i tempi: Gabriel Garcia Marquez. Dalle pagine di questo e di tutti gli altri romanzi di Gabo, carichi di suggestioni e magia, scaturisce un’immagine della Colombia lontanissima dai luoghi comuni: una terra dove la Storia si intreccia con le storie, dove le genti provenienti da ogni parte del mondo si sono mescolate dando vita ad un melting pot culturale davvero unico, dove la natura sfoggia tutta la sua opulenza.
La Colombia, al secondo posto nella classifica dei Best in Travel 2017 secondo Lonely Planet, è infatti un paese ricchissimo dal punto di vista storico, culturale, naturalistico: i centri coloniali convivono con grandi edifici contemporanei e con importanti siti archeologici, i tesori precolombiani fanno sfoggio di sé in musei ricchissimi, che ospitano anche opere del celebre pittore Botero, la foresta, impenetrabile e lussureggiante, si affaccia sul mare dove le grandi balene arrivano a dare alla luce i loro piccoli, montagne, dune di sabbia rossa, fiumi e laghi disegnano il territorio con i colori di un suggestivo mandala. E se la Colombia può vantare un’autenticità difficile da trovare ad altre latitudini, lo deve anche alla sua storia complessa e ai problemi legati alla guerriglia e ai cartelli della droga di Medellin, che l’hanno tenuta fuori dalle rotte turistiche più battute: il Paese si apre al mondo in questi anni, dopo un lungo percorso -ancora in atto- verso la pacificazione. Oggi la Colombia è una meta sicura, ricca di stimoli e attrattive nuove, da vivere intensamente, lasciandosi travolgere dal fascino irresistibile del suo realismo magico.
Colombia / SOGNANDO MACONDO TRA CITTA’ COLONIALI E RITMI AFROCARAIBICI
16 giorni – partenza 18 febbraio
Itinerario completo e dettagli: http://www.kel12.com/itinerario.aspx?i=11071
Il viaggio di Kel 12, studiato e costruito con attenzione e grande passione da Anna Maspero, scrittrice ed esperta Kel 12, ha un filo conduttore piuttosto evidente: i libri di Gabriel Garcia Marquez. Dopo un’imperdibile visita delle città di Bogotà, dei suoi musei, del suo centro storico e del variopinto e panoramico barrio della Candelaria, si parte alla volta di Popayan, la ciudad blanca, splendida città coloniale, e si prosegue per Silvia: incastonato a 2600 metri di altitudine, fra boschi e piantagioni di caffè, questo piccolo villaggio ospita uno dei mercati più vivaci della zona ed è frequentatissimo dagli indios Guambiano, che raggiungono il mercato per vendere frutta, verdura e i colorati prodotti dell’artigianato locale (borse, sciarpe, collane e tessuti sono tra le merci più interessanti). Lasciato il villaggio, ci si immerge fra le nuvole basse che sovrastano le cime degli alberi del Parco Nazionale Naturale Puracé, si attraversano piccoli villaggi e si giunge, in serata, a San Agustín: qui si trova il Parco Archeologico di San Agustín, Patrimonio dell’Umanità Unesco, che conserva testimonianze di un patrimonio artistico e culturale tra i più importanti del mondo preispanico sudamericano; in questa regione infatti, si sono succedute varie culture – parzialmente avvolte dal mistero e ancora oggi oggetto di studio – che hanno lasciato ricchissimi segni del proprio passaggio: statue, pietre scolpite, sarcofagi, monoliti con rappresentazioni umane, animali e di figure fantastiche.
Ma la Colombia non è solo cultura e archeologia, è anche profumo di caffè! Impensabile quindi non fare una tappa presso la finca cafetera La Cabaña, dove si potranno conoscere tutte le fasi della coltivazione e della produzione delle preziose bacche e dove si potrà sorseggiare uno dei migliori caffè al mondo: davvero a km 0! Il viaggio prosegue con un volo su Santa Marta, la più antica città coloniale del sud America, affacciata sul mar dei Caraibi e protetta alle spalle dalla Sierra Nevada, e con El Rodadero, piccolo centro dove sorge la Quinta de San Pedro Alexandrino, l’antico zuccherificio dove Simon Bolívar morì il 17 dicembre 1830, deluso, solo e, come scrive Márquez “prigioniero del labirinto dei suoi ricordi”. Lasciata la malinconia del vecchio generale, ci si immerge nella gioia sfrenata del Carnevale di Barranquilla, il secondo per importanza in America Latina dopo quello di Rio de Janeiro: un carnevale che è lo specchio perfetto del mix culturale colombiano, una celebrazione in cui si fondono la musica e le danze delle popolazioni indigene originarie, i ritmi africani portati dagli schiavi e l’influenza della cultura ispanica, in una manifestazione dionisiaca di gioia e sfrenatezza. E si arriva finalmente alla parte più “marqueziana” del viaggio: Aracataca, la Macondo di “Cent’anni di solitudine”, attende il viaggiatore-lettore con la casa natale di Gabo, la Plaza de Bolívar, il Camellón de los Almendros, la Casa del Telegrafista, la stazione ferroviaria, la statua di Remedios la Bella e il quartiere dove aveva sede la United Fruit Company, in un surreale viaggio fra realtà e immaginazione, vita e letteratura; è quindi la volta di Santa Cruz de Mompox, che sorge sull’Isla Margarita, alla confluenza del Rio Magdalena con il Rio Cauca: fondata nel 1540, la cittadina è un autentico gioiello coloniale, una città sospesa nel tempo che, con la sua atmosfera irreale, sprigiona storia, romanticismo e nostalgia da ogni angolo, da ogni pietra, da ogni edificio.
Di questa città e della sua atmosfera onirica, resa celebre anche dal film di Rosi “Cronaca di una morte annunciata”, Marquez stesso scrisse:”Mompox non esiste, a volte la sogniamo ma non esiste”. Si riprende la via e, dopo una sosta a San Basilio di Palenque, villaggio di ex schiavi neri divenuto simbolo di libertà, si giunge finalmente in vista delle possenti mura fortificate di Cartagena de Indias, anch’essa Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco: la città, dall’identità multiculturale e sfaccettata, è un vero e proprio museo a cielo aperto, dove i palazzi, i chiostri, i balconi decorati e il dedalo di viuzze danno vita ad un labirinto in cui è piacevole perdersi. Anche fra le vie di Cartagena risuonano le parole di Marquez, che qui ha vissuto per gran parte della sua vita e, proprio fra le sue mura, ha ambientato “Dell’amore e di altri demoni” e “L’amore ai tempi del colera”: sarà per la “luce malva delle sei del pomeriggio” o per “la sensazione di essere rinato” che emana dalle grandi mura e dai vicoli, ma davvero Cartagena ha qualcosa di speciale, che rimane nel cuore.
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