Le minoranze etniche di Yunnan e Guangxi
Testo e foto di Anna Maria Arnesano e Giulio Badini
Inutile negarlo: nonostante le sue macroscopiche contraddizioni, e forse anzi proprio per questo, la Cina attrae ed invoglia a visitarla. Per scoprire gli ultimi resti della più antica e raffinata civiltà del mondo tuttora attiva, vecchia di seimila anni e artefice di gran parte delle acquisizioni tecniche e scientifiche dell’umanità, e per cercare di intuire i meccanismi che ne faranno a breve la nazione leader della terra, almeno sul piano economico. Per capire come possano coabitare marxismo e libero mercato, per comprendere come si possa convivere con il maggior divario al mondo tra la ricchezza urbana e la povertà rurale, come conciliare il maggior tasso di sviluppo con rispetto per l’ambiente. Sarebbe però un errore pensare di visitare questo paese come qualsiasi altra nazione, perché in realtà non si tratta di una nazione, bensì di un continente. Per le sua enorme estensione, per la sua estrema varietà geografica, climatica, ambientale e umana che si possa incontrare in un unico stato, capace di spaziare dalle vette hinalayane alle steppe e taighe del nord, dalle foreste di mangrovie lungo le coste del Mar Cinese e dalle foreste tropicali del sud ai deserti occidentali, non esiste una sola Cina, ma piuttosto tante Cine una diversa dall’altra. Non si può visitare Pechino, Xian e Shanghai in otto giorni e pensare di aver visto la Cina. Per visitare questo paese occorre scegliere quale si vuole vedere, tra le tante possibili; occorre compiere una scelta, geografica o tematica che sia. Tra le varie opzioni possibili, una delle più interessanti riguarda gli stati meridionali del Guangxi e dello Yunnan, verso i confini con Vietnam, Laos, Myanmar e Tibet, che assieme a storia, arte e cultura sono in grado di offrire alcuni dei paesaggi più vari e affascinanti del paese, le zone di maggior pregio naturalistico, nonché la maggior concentrazione di minoranze etniche con tutto il loro corollario somatico, di costumi, di stili di vita e di artigianato che ne fanno mondi a sé stanti, purtroppo ogni giorno minacciati da un ineluttabile processo di globalizzazione.
Come si sa la Cina rappresenta uno dei principali luoghi di origine dei vegetali esistenti sul pianeta: possiede infatti oltre 30 mila specie diverse di piante, delle quali ben 17.300 endemiche e 2.500 di alberi. Molte piante presenti nei nostri giardini o che fanno ormai parte del nostro paesaggio, come azalee, camelie, orchidee, rododendri, loto, magnolie, ginkgo, bambù, acero, betulla, pioppo e abete, sono originarie di questa terra. Orbene, oltre la metà provengono dallo Yunnan, una delle poche regioni cinesi dove sia ancora possibile osservare in libertà anche animali come scimmie bianche e dorate, antilopi, panda, tigri, cervi, bufali, elefanti e una grande varietà di uccelli. Non tutti gli abitanti della Cina sono cinesi, vale a dire di etnia han. Nelle enormi regioni di frontiera e in diversi territori acquisiti con le armi all’impero vivono infatti numerose minoranze etniche e linguistiche caratterizzate dalle loro diverse tradizioni, dagli antichi costumi, dai peculiari stili di vita, non ancora assimilate alla cultura cinese. Vengono riconosciuti ufficialmente 56 gruppi etnici per un totale di 96 milioni di individui, capaci però di occupare oltre la metà del territorio nazionale, spesso in regioni di frontiera di notevole importanza strategica. Alcune sono diffuse in tutto il paese, altre concentrate in determinate aree, come nel caso del Tibet. La provincia con il maggior numero di minoranze è rappresentata dallo Yunnan, che ne possiede ben 26, senza considerare le differenze a livello tribale, e costituiscono la metà della popolazione. Spesso sono molto diverse le une dalle altre, per dove e come vivono, per gli abiti, i gioielli e le acconciature delle donne, per le credenze e le pratiche religiose, ma a volte offrono anche denominatori comuni come le diffuse strutture matriarcali che non prevedono il matrimonio o forme analoghe; società tutte al femminile dove le donne praticano il libero amore, si accoppiano senza impegno quando e con chi vogliono e allevano da sole i figli, senza padri né mariti, dove gli uomini contano poco, ma sono anche sgravati da ogni responsabilità.
Il Guangxi rappresenta la provincia più meridionale dell’est, affacciata sul golfo del Tonchino e confinante con il Vietnam, con il quale ha però sempre avuto pessimi rapporti. Terra aspra e isolata e di difficile accesso, presenta spettacolari risaie a terrazze, veri capolavori di ingegneria rurale, tranquilli villaggi solcati da canali e le migliori spiagge della Cina meridionale. E’ popolata da un mosaico di etnie (il 75 % degli abitanti non appartiene agli han cinesi) dove prevalgono gli Zhuang, seguiti da Dong, Yao e Miao, questi ultimi ancora piuttosto integri. Il capoluogo Nanning possiede uno straordinario giardino botanico di erbe medicinali, una delle specialità della regione, il maggiore della Cina con 2.400 specie sulle 5.000 del Guangxi. La località più bella e famosa, meta ambita in tutto il paese, è costituita da Guilin sul fiume Li, una delle città più verdi e scenografiche resa celebre da generazioni di pittori, poeti e letterati per i suoi incredibili pinnacoli carsici erosi in mille forme bizzarre, immersi nel verde di parchi ben curati, e per le numerose grotte naturali adattate a templi buddisti con statue e decorazioni millenarie. Meno nota ma non meno bella appare Yangshuò, raggiungibile in barca, per le sue risaie incastonate in mezzo a rilievi carsici.
Lo Yunnan costituisce l’estrema provincia meridionale al confine con Vietnam, Laos, Myanmar e Tibet. Paese montuoso, offre un’estrema varietà paesaggistica in grado di spaziare dalle foreste tropicali alle vette tibetane ammantate di neve. Regione anarchica e ribelle, di non facile accesso, ha sempre dato filo da torcere al governo centrale. Chiamato per il suo clima mite Regno delle Piante, Giardino dei Fiori e Terra dei Profumi, in Yunnan vivono oltre la metà di tutte le specie animali e vegetali cinesi: delle 800 varietà di azalee esistenti nel mondo, tutte originarie della Cina, ben 650 sono nate qua. Qui vive anche un terzo di tutte le minoranze etniche cinesi: oltre metà della popolazione non appartiene agli han; quasi tutte hanno resistito al processo di sinizzazione e conservano identità ben radicate. Possiede parecchie attrattive turistiche. Il capoluogo Kunming, definita la città dell’eterna primavera per il suo clima gradevole, è una città moderna ma offre anche antiche pagode, templi, moschee e parchi. Dali, antica capitale dell’etnia bai sulle montagne, dentro l’antica cinta muraria possiede una città in miniatura dalla piacevole atmosfera d’altri tempi. Lungo la strada per il Tibet la città vecchia di Lijiang presenta un labirinto di viuzze acciottolate, scricchiolanti vetusti edifici in legno e canali gorgoglianti scavalcati da scenografici ponticelli e il mercato delle donne naxi in abito tradizionale, tanto caratteristici da spingere l’Unesco ad inserirla nel Patrimonio dell’Umanità. La cittadina di Zhongdian costituisce invece un avamposto della cultura tibetana; da non perdere tra i tanti nelle vicinanze il monastero buddista di Songzalin Si, il maggiore della Cina meridionale, arroccato sulle pendici himalayane. Una delle attrattive naturali più spettacolari della Cina è costituita dalla Gola del Salto della Tigre, sul fiume Yangzi, il maggior canyon del mondo con una lunghezza di 16 chilometri e un’altezza di ben 3.900 metri. Rimarchevoli anche le Foreste di Pietra di Shilin e Naigu, selve di pinnacoli e di pilastri naturali di roccia carsica modellati dall’erosione in mille forme curiose.
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