Testo di Anna Maria Arnesano e foto di Giulio Badini
Parlando della natura del Brasile, il pensiero corre inevitabilmente all’Amazzonia, la foresta pluviale più grande del mondo e con il più vasto ecosistema, vero polmone verde del pianeta nonostante i molteplici danni apportati al suo patrimonio ambientale. Ma nella sua notevole immensità il Brasile, esteso ben 28 volte l’Italia, annovera anche un’altra perla della natura, meno famosa ma non meno importante del bacino del Rio delle Amazzoni. Si tratta del Pantanal, una pianura alluvionale nel settore occidentale del paese grande quanto metà della Francia e che prosegue in parte anche nei confinanti stati della Bolivia e del Paraguay, capace di occupare un tratto rilevante degli stati brasiliani del Mato Grosso e del Mato Grosso do Sud. Durante la stagione delle piogge, da ottobre a marzo, il Rio Paraguay e la sua fitta rete di affluenti provenienti dalle montagne circostanti traboccano, allegando per due terzi e con un livello massimo d’acqua di 3 m questa conca sedimentaria, fondo di un antichissimo mare prima e di un lago poi, creando la maggiore zona umida interna di acqua dolce della terra e determinando un peculiare ecosistema straordinariamente ricco di biodiversità, quasi unico al mondo. In questo periodo la fauna domestica e quella selvatica si concentra nei pochi tratti sopraelevati non allagati.
Terminata la stagione delle piogge le acque cominciano a defluire, rientrando nei fiumi, nei laghi, nelle lagune e nei pantani perenni, consentendo alla vita di esplodere in tutta la sua esuberanza. Inutile dire che simili condizioni ambientali non hanno mai consentito alcun sfruttamento di questa enorme regione, limitandosi la presenza umana ad alcune fazendas per l’allevamento estensivo di bovini e cavalli, mentre la maggior parte del territorio costituisce una delle più estese e incontaminate aree selvatiche del Sud America, un ecosistema con il maggior numero di specie di flora e fauna della terra, tanto che l’Unesco l’ha dichiarata patrimonio dell’umanità e riserva della biosfera. La vegetazione, ricca di 1.700 piante, offre una mescolanza di savane, foreste, praterie e caatiga, con spettacolari fioriture terrestri e acquatiche. I mammiferi annoverano specie per noi inconsuete come i numerosissimi capibara, roditori della massima taglia, ocelot, giaguaro, puma, armadillo, formichiere, tapiro, opossum, procione, dingo, pecari, scimmie urlatrici, ma anche cervi, volpi, sciacalli e lontre. I rettili vengono dominati dalla presenza di decine di milioni di caimani o alligatori, coccodrilli di taglia leggermente inferiore, presenti in ogni specchio d’acqua, da iguane, tartarughe nonché da enormi quanto inoffensive anaconde. Gli uccelli, con 650 specie diverse, offrono un variegato mondo di forme, colori e canti: si va dalla cicogna dal cappuccio nero, alta quasi quanto un uomo, ai minuscoli colibrì, con stupendi esemplari cromatici come tucani, martin pescatori e pappagalli (compresi gli ormai rarissimi ara giacinto, oggetto del desiderio di ogni birdwatcher ma purtroppo anche dei numerosi bracconieri), fino ai superbi rapaci guidati dalle aquile pescatrici; costituisce una delle più importanti aree di riproduzione per gli uccelli acquatici e vi si riscontra la maggior concentrazione terrestre di grossi trampolieri. Le acque abbondano di pesci, dai famelici piranha a giganteschi pesci gatto di 80 kg, tanto da farne un vero paradiso per i pescatori. Per la notevole varietà ambientale e la rilevante concentrazione faunistica, il Pantanal costituisce uno dei luoghi migliori al mondo per avvistare animali selvatici di specie tanto diverse, a terra, in cielo e nell’acqua. Infatti se in Amazzonia gli animali si nascondono nel fitto della foresta, qui gli enormi spazi aperti regalano facili avvistamenti. Come sostiene qualcuno, in Amazzonia si sentono i suoni della natura, nel Pantanal la natura si vede.
Per le rilevanti dimensioni, e per le sue peculiarità geografiche e ambientali, non è facile visitare il Pantanal, con la scelta obbligata della sola stagione estiva, quando di giorno fa caldo ma le notti risultano temperate. Anche se può sembrare strano, gran parte del territorio è di proprietà privata, usato per allevare enormi mandrie bovine guidate da moderni cow boys brasileri, con due parchi nazionali interdetti però ai turisti. Lo si può sorvolare con piccoli aerei, atterrando nelle poche strutture turistico-ricettive, si possono navigare fiumi e laghi su imbarcazioni attrezzate, oppure si può percorrere in fuoristrada l’unica strada che vi si addentra, la Transpantaneira, una malconcia sterrata sopraelevata con innumerevoli ponti tremuli lunga 145 km, la quale offre gli indubbi vantaggii di penetrare a fondo e di toccare un po’ tutti i diversi habitat, consentendo già dalla strada parecchi avvistamenti significativi. Il resto lo si può fare con escursioni a piedi o in barca, di giorno e di notte, partendo dalle strutture dove si alberga, tenendo presente che i momenti migliori per osservare gli animali sono l’alba e il tramonto, capaci di regalare anche la miglior luce. Da non dimenticare assolutamente nel bagaglio, oltre ai repellenti, un teleobiettivo e un buon binocolo.
L’operatore milanese “I Viaggi di Maurizio Levi” (tel. 02 34 93 45 28, www.deserti-viaggilevi.it), specializzato in itinerari di scoperta ambientale, propone come novità un tour di 17 giorni dedicato all’ esplorazione del Pantanal e ad un altro misconosciuto gioiello ambientale brasiliano, il parco nazionale della Chiapada Diamantina, nello stato di Bahia, un insieme di montagne e di foreste con fiumi, cascate (tra cui una alta 420 m, la maggiore del Brasile), piscine naturali, grotte, laghi sotterranei e una vegetazione peculiare nel cuore del sertao, l’arida regione tropicale del Nordeste. Partenze mensili di gruppo da luglio a settembre 2012.
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