L’ INDIA SCONOSCIUTA DI NORD-EST
Testo di Anna Maria Arnesano e Foto di Giulio Badini
Nell’estremo nord-est l’India presenta un territorio, suddiviso in sette stati, che sulla carta geografica pare non avere nulla in comune con il resto della penisola, circondato com’è da Bhutan, Tibet cinese, Birmania e Bangladesh, e collegato al resto della nazione da una striscia di terra davvero esigua. Si sviluppa attorno all’alto corso del Brahmaputra, uno dei maggiori fiumi asiatici, fino alle ultime propaggini himalayane, alte comunque fino a 6.500 m, con paesaggi mozzafiato e un ambiente estremamente vario e incontaminato che spazia dalla vegetazione tropicale alle foreste temperate sempreverdi, fino alle conifere d’alta quota, con oltre 500 specie di orchidee e la metà della ricca fauna indiana, compresi endemismi come rinoceronte unicorno, leopardo delle nevi, tigri, orsi e elefanti bradi, protetti in bellissimi parchi nazionali poco visitati. Si tratta di un’India diversa, sconosciuta, la più segreta e remota, anche perché fino agli anni 90 era interdetta agli stranieri e agli stessi indiani per la situazione di tensione ai confini con la Cina e per ripetuti scontri interni tra locali e immigrati dai paesi contigui, e ancora oggi può essere visitata soltanto con permessi speciali a pagamento, in gruppi precostituiti e su percorsi obbligati.
Come si sa, nel caleidoscopio di popolazioni che compongono la federazione indiana ci sono anche 70 milioni di adivasi, il 7 % del totale, appartenenti a 450 gruppi tribali principali diversi tra loro per stirpe, lingua, cultura, religione e modi di vita, sparsi un po’ in tutta la nazione. Gli adivasi, popolazioni già presenti in India prima dell’arrivo degli ariani avvenuto attorno al 1500 a.C., sopravvivono confinati in zone marginali e di non facile accesso, mantenendo però ancora integri antichi costumi, tradizioni e modi di vivere. Sebbene il Nord-Est annoveri soltanto il 7,5 % del territorio nazionale, le sue sperdute vallate ospitano ben un quinto di tutti gli adivasi indiani, concentrati soprattutto nei due stati maggiori, l’Assam e l’Arunachal Pradesh (grandi assieme quanto metà dell’Italia), dei quali costituiscono la principale attrattiva per il nascente turismo assieme ad un habitat naturale straordinario, che ne fa uno degli ultimi paradisi dell’Asia. Il plurimellenario isolamento geografico e culturale vi ha infatti preservato intatte centinaia di etnie di origini e lingua mongole e tibeto-birmane, dove le religioni tradizionali lasciano spazio all’animismo, dove il commercio si fonda ancora più sul baratto che sull’uso del denaro, dove musica, danza e artigianato risultano assai creativi e originali, in particolare per i bei tessuti colorati, le maschere e le statue di legno. Dal 1200, e fino al 1826 quando subentrarono gli inglesi, questo territorio fu governato ininterrottamente dagli Ahom, tribù di origini birmane che lo tennero isolato dal resto dell’India e del mondo.
L’Assam, il più esteso dei sette stati, costituisce la regione indiana più verde in assoluto, con le sue enormi piantagioni di tè, le risaie, le foreste e le palme da cocco; estesa con fertili campi nella pianura alluvionale del Brahmaputra, produce il 65 % del tè indiano e copre quasi l’intero fabbisogno petrolifero del paese. Ospita il parco nazionale Kaziranga, dove si registra la maggior concentrazione del rarissimo rinoceronte unicorno, presente con 1.500 esemplari assieme a tigri, elefanti, cervi, bisonti e uccelli acquatici, visitabile con fuoristrada e a dorso d’elefante. Degna di interesse anche l’isola di Majuli, la maggior isola fluviale al mondo, una striscia di sabbia di 886 kmq in mezzo al Brahmaputra, famosa per i suoi 22 monasteri hindi eretti nel 1400 per salvaguardare le arti dell’Assam, candidata a diventare un sito Unesco. L’Arunachal Pradesh, le montagne baciate dal sole nascente, è uno stato montuoso nell’estremo nord, ai confini con il Tibet cinese; da sempre povero di strade, risulta molto militarizzato per le tensioni con l’ingombrante vicino, che nel 1962 ne invase un ampio tratto. Si presenta formato da altipiani solcati da profonde valli e ricoperto da rigogliose foreste ricche di orchidee. E’ lo stato indiano meno popolato e con più bassa densità, ma anche il più ricco di minoranze etniche adivasi, centinaia e centinaia di tribù diverse una dall’altra che formano la maggioranza degli abitanti nei loro remoti villaggi, in qualche caso accessibili soltanto con lunghe marce, ma viventi da sempre in armonia con la natura. Le etnie più caratteristiche sono Apatani, Nishi, Nocte, Mompa, Naga, Adi e Wancho, molti dei quali fino a ieri cacciatori di teste e oggi coltivatori di papavero da oppio. La visita ai loro villaggi costituisce davvero un salto indietro nel tempo.