Testo di Anna Maria Arnesano e Foto di Giulio Badini
Nonostante si tratti di una delle nazioni a noi geograficamente più vicine (a separarci sono soltanto i 72 km del Canale d’Otranto), antichi legami storici e la presenza di mezzo milione di persone in mezzo a noi frutto di emigrazioni lontane e recenti, dell’Albania sappiamo davvero molto poco, limitandoci il più delle volte a quanto riportato da stampa e televisione. In compenso gli albanesi conoscono molte bene l’Italia e ne parlano in qualche modo la lingua, oggi grazie anche alla televisione capace di essere captata anche negli angoli più remoti del loro paese, tanto che ogni qualvolta le cose a casa loro si sono messe male in parecchi hanno pensato di attraversare il basso Adriatico per trasferirsi da noi. E’ accaduto a metà del 1400, quando furono invasi dagli Ottomani, si è ripetuto con i gommoni vent’anni fa, quando è crollato l’asfisiante regime comunista. Situata nel tratto sud-occidentale della penisola balcanica l’Albania, grande quanto Piemonte e Valle d’Aosta, si presenta come un rettangolo lungo 340 km N-S e largo 148, che confina con Montenegro, Kosovo, Macedonia e Grecia e si affaccia ad ovest con 472 di coste sull’Adriatico e sullo Ionio; gli abitanti sono appena 3 milioni, ma almeno altri 4 vivono all’estero, Italia compresa, che nel sud conta almeno 50 comuni a maggioranza sqipetara distribuiti dal Molise fino alla Sicilia. Il paese è prevalentemente montuoso, con un’altitudine media di 700 m, il doppio di quella europea, con ripide catene e strette valli a nord fino ai 2.500 m di quota, più basse e larghe nel centro-sud, coste piatte e paludose a nord, rocciose a sud, ma con alcuni buoni approdi naturali di fronte alla Puglia.
Questo isolamento naturale spiega gli scarsi rapporti storici con i confinanti, il carattere chiuso e fiero degli abitanti, l’economia povera, l’omogeneità etnica e linguistica, lo stretto legame con le tradizioni ataviche. In compenso natura e paesaggio risultano incontaminati, quasi bucolici, ma estremamente vari, con grandi laghi e lagune costiere popolate da uccelli, boschi e foreste dove vivono ancora orsi, lupi e aquile, emblema quest’ultima del paese. Pur rappresentando l’Albania soltanto un trecentesimo della superficie europea, annovera ben il 29 % delle piante del continente e il 47 % della vegetazione balcanica in appena un quindicesimo di territorio. Abitata nell’antichità da tribù illiriche, venne conquistata nel 167 a.C. dai Romani: il porto di Durazzo era un punto cardine della via tra Roma e Costantinopoli, per seguire infine le sorti dell’impero d’Oriente. Nel 1400 cadde sotto il dominio turco, protrattosi per ben cinque secoli, salvo la breve parentesi del principe Skanderberg, eroe nazionale, capace di sconfiggere più volte le armate ottomane e di salvare così il sud dell’Italia e dell’Europa dall’invasione della mezza luna. Indipendente nel 1912, fu occupata dagli italiani e legata al regno dei Savoia. Le truppe partigiane di liberazione, guidate da Enver Hoxha, vi instaurarono uno dei più duri regimi marxisti, completamente isolato e autarchico per la progressiva rottura con gli antichi alleati Yugoslavia, Urss e Cina, il primo stato a proclamarsi ateo per costituzione. La caduta del regime nel 1992 ha provocato massicci esodi, tensioni politiche e profonde trasformazioni sociali, che neppure i massicci aiuti internazionali sono riusciti a risolvere del tutto. Non risulta certo facile guidare una nazione passata in meno di vent’anni da una delle più rigide dittature al libero mercato, dalle candele ad internet.
L’Albania non può essere certo definita una meta turistica, ma quanti avranno la curiosità di visitarla prima del turismo di massa non resteranno certamente delusi, per l’integrità dei suoi paesaggi ambientali, la varietà naturalistica, la bellezza delle sue città museo, il fascino delle antiche fortezze, l’importanza dei siti archeologici. Un possibile itinerario parte dalla capitale Tirana, città in notevole trasformazione urbanistica gravitante sulla quadrata piazza centrale dedicata a Skanderberg, sulla quale affacciano i principali monumenti, e punta all’estremo nord verso Scutari, sul suggestivo lago omonimo, culla della cultura albanese e capitale già nel III sec. a.C. del regno illirico; dominata dal castello del IV sec., il maggiore del paese delle aquile, presenta resti romani, serbi, veneziani e ottomani. Berati viene chiamata la città delle mille finestre e costituisce un raro esempio di nucleo ottomano ben conservato; offre belle chiese bizantine e moschee entro la cittadella murata. Argirocastro, dominata da un castello duecentesco, detta la città delle pietre e protetta della Unesco, possiede 200 edifici storici dalla particolare struttura architettonica a forma di torre.
Butrinti, situata nell’estremo sud di fronte all’isola di Corfù e altro sito Unesco, costituisce la più importante area archeologica con 2.500 anni di storia e testimonianze illiriche, greche, romane e bizantine. La splendida insenatura di Porto Palermo, lungo la riviera albanese dai panorami mozzafiato, ospita il curioso castello ottomano di Ali Pasha, un sanguinario despota ottocentesco, mentre presso Valona, spartiacque tra Adriatico e Ionio, si possono ammirare i resti di Apollonia, antica città corinzia poi maggiore centro romano in Albania, alla cui celebre scuola studiò l’imperatore Augusto. Voskopoja, oggi paesino di 200 anime ad oltre mille metri di quota, a metà del 1700 – prima della distruzione da parte di Ali Pasha – era una delle maggiori città dei Balcani, con 35.000 abitanti e 24 chiese: oggi ne restano in rovina 8, ma con pregevoli cicli di affreschi. Infine Durazzo, seconda città e maggior porto, base navale romana con un anfiteatro da 15.000 posti, il maggiore dei Balcani.