Una mostra a Padova – Centro Altinate San Gaetano
di Luisa Chiumenti
“Van Gogh. I colori della vita” è una mostra promossa e prodotta da Linea d’ombra (e dal Comune di Padova, con la decisiva collaborazione del Kröller-Müller Museum), con il Gruppo Baccini in qualità di main sponsor. In attea di poterla visitare, quando saremo liberi dall’attuale emergenza sanitaria, possiamo già recuperarne la visita virtuale così come è ospitata a Padova, presso il Centro San Gaetano, in un percorso innovativo che si propone di far apprezzare e approfondire alcune nuove conoscenze di particolari sfumature meno note non solo delle opere, ma della vita stessa di Van Gogh. Il curatore, Marco Goldin, infatti, ricostruisce l’intero percorso della vita dell’artista, facendo sì che egli stesso sia il protagonista e lo fa, attraverso l’esplorazione delle sue lettere. E sono appunto tali lettere a costituire la trama del corposo volume, dal titolo “Van Gogh.
L’autobiografia mai scritta”, che Marco Goldin ha scritto per “La nave di Teseo”. In quelle pagine Goldin analizza lo spirito particolare dei vari momenti della vita dell’artista e della sua attività, interpretando con molta sensibilità ed acutezza l’importanza e la suggestione che ogni luogo ha veramente avuto sulla personalità di Van Gogh e sul suo modo di attivare la sua produzione artistica, essendo vissuto in vari momenti in diverse città d’Europa, in Belgio, Olanda e Francia. Ciò fa comprendere meglio il motivo per cui è stata così rapida l’evoluzione dell’artista, probabilmente indotta e sollecitata proprio dai suoi soggiorni in quei determinati luoghi.
Ed è così che l’esposizione analizza proprio il particolare rapporto che si è venuto a creare fra l’”esterno”, rappresentato dagli ambienti naturali o a volte anche dalle città e l’ “interno” vissuto dal profondo dell’animo dall’uomo e dal pittore. Infatti gli 82 quadri e disegni di Van Gogh eccezionalmente riuniti al San Gaetano rappresentano questo eccezionale percorso, in una sorta di itinerario che terrà insieme l’esigenza del “vedere fisico” e quella dello “sprofondamento interiore”. Grazie soprattutto, ma non solo, alla collaborazione fondamentale del Kröller-Müller Museum e del Van Gogh Museum, la mostra ha potuto proporre capolavori di ognuno tra i periodi della vita di Van Gogh, da quello olandese fino al tempo francese vissuto tra Parigi, la Provenza e Auvers-sur-Oise.
Ed ecco la sinfonia di colori che “si aprono” di fronte all’osservatore nel guardare “Rose e peonie”, dipinto nel giugno 1886 o assaporare il colore che cambia e si articola poi, con “il rosso che esplode nella sua “ricchezza e sontuosità” così come annota il curatore, nella grande tela dal titolo: “Natura morta con fiori di campo e rose”, del 1886/1887: la natura morta di più grande formato dipinta da Van Gogh. E ancora ci attraggono i “Fiori in un vaso blu”, del giugno 1887, opera in cui “ la transizione cromatica è ormai compiuta, memore anche della ricerca puntinistica derivata dalla pittura di Seurat”.
Ed ecco altri dipinti famosissimi come l’”Autoritratto con il cappello di feltro”, “Il seminatore”, i vari campi di grano, “Il postino Roulin”, “Il signor Ginoux”, “L’Arlesiana”, i vari paesaggi attorno al manicomio di Saint-Rémy e tantissimi altri. E la grande esposizione padovana ha inoltre affiancato al corpus di ben 82 opere (quadri e disegni di Van Gogh), altri quindici capolavori di artisti quali: Millet, Gauguin, Seurat, Signac, Hiroshige. Da segnalare infine come “accostamento” molto interessante, la presenza, all’inizio del percorso della mostra, di tre grandi tele di Francis Bacon a testimonianza di quanto la figura dello stesso Van Gogh abbia “agito” anche sui grandissimi del XX secolo.