Di Anna Quaglia
“I wish I could show you when you are lonely or in darkness the astonishing light of your own being”. Questa citazione appartiene a Hafiz of Shiraz meglio conosciuto come Hafez. Poeta persiano del XIV secolo, ha scritto moltissimi versi e poesie tanto da essere considerato dal popolo come uno dei più grandi esempi di espressione poetica della letteratura persiana. Le sue liriche sono molto espressive e spesso vi ricorrono i temi dell’amore, della costrizione e dell’estasi religiosa. Queste poche righe colpiscono molto quando le si vede e subito si pensa siano state dedicate a una donna. Sono scritte sui gradini di una scala di legno ormai incolore e consunta dal tempo e dai passi di migliaia di persone che tutti i giorni per tantissimi anni l’hanno percorsa in salita e in discesa.
Siamo a Parigi e più precisamente in una libreria storica chiamata Shakespeare and Company nel V arrondissement, sulla Rive Gauche. Si dice che le liriche di Hafez inducano alla pace, alla tranquillità e alla serenità. Probabilmente chi ha scelto di immortalarle sugli scalini di questa preziosa libreria sapeva o meglio sentiva che ogni volta che vi entrava provava quelle stesse sensazioni.
Fu fondata agli inizi del Novecento da Sylvia Beach, un’emigrata statunitense. Cambiò indirizzo un paio di volte, venne chiusa nel 1941 durante la Seconda Guerra Mondiale a seguito dell’occupazione della Francia. La libreria era considerata il centro della cultura anglo-americana e circolavano libri che erano banditi in quei due Paesi. Non era solamente luogo di acquisto anzi direi il contrario: era un salotto culturale e intellettuale dove si davano appuntamento scrittori, artisti, letterati. Si dice che tra i testi “proibiti” nei due Paesi ma che circolavano in questo “centro culturale” ci fossero L’Amante di Lady Chatterley di D.H. Lawrence e l’Ulisse di J. Joyce.
I frequentatori erano nomi che successivamente sono diventati famosi per la loro arte e genio letterario tra i quali Ernest Hemingway, Ezra Pound, Francis Scott Fitzgerald e James Joyce.
Dopo la chiusura dovuta al conflitto mondiale fu riaperta nel 1951 da George Whitman e divenne il luogo d’incontro della così detta Beat Generation. Whitman definì questo luogo ”un’utopia socialista mascherata da libreria”, infatti spesso a quei tempi dava ospitalità a qualche artista squattrinato in cerca di una sua identità.
Oggi la libreria si trova al 37 di Rue de la Bûcherie, accanto a Place St. Michel, in uno dei quartieri più visitati della “Ville Lumière”, il Quartiere Latino. La sua posizione è veramente strategica e non mi stupisce il fatto che molti artisti l’avessero scelta a suo tempo come loro meta preferita. Di fronte si estende l’Île de la Cité che ospita la cattedrale di Notre-Dame. Siamo di fronte a ciò che di più iconico ci possa essere a Parigi.
Il nome britannico di questa libreria mi ha sempre incuriosito e mi ha fatto molto pensare: un nome insolito e inaspettato in una città che esprime al massimo la “grandeur” francese, l’ambizione ed esibizione di tutto ciò che è francese. E a parte il nome, quando la si vede si ha un’immagine così lontana dai canoni eleganti della Parigi sofisticata e alla moda. Però quando si entra, immediatamente ci si rende conto quanto questo angolo di cultura anglo-americana si adatti perfettamente allo spirito culturale ed intellettuale di questa città.
Parigi è famosa per essere stata una città dove tantissimi artisti e intellettuali amavano rifugiarsi e vivere. Parigi ha sempre avuto un fascino inspiegabile su pittori, poeti e scrittori stranieri e non per essere stata il baricentro culturale verso il quale il mondo intellettuale veniva attirato. Era un laboratorio di idee artistiche, politiche e letterarie. Non è difficile quindi immaginare tutti questi personaggi che dopo lunghe e oziose passeggiate, soste in famose brasserie quali Les Deux Magots oppure Café de Flore, si concedevano, con aria stanca e quasi annoiata, una pausa in questa libreria dove scambiare quattro chiacchere con altri intellettuali bisognosi di condividere idee oppure leggere qualche libro appena pubblicato.
Una nicchia, un angolo prezioso di cultura dove tra scaffali, corridoi, scale strette e ripide si annidano libri di ogni genere in lingua inglese e si incrociano volti soprattutto di turisti che, increduli e stupiti, si aggirano in un mondo che sembra immutato da secoli e così lontano dalla moderna concezione di libreria.
A volte si ha qualche problema nel muoversi: i corridoi sono stretti come pure le scale; può anche capitare di dover scavalcare qualche cliente seduto sugli scalini completamente assorto nella sua lettura e non si accorge che sta ostacolando il passaggio dei visitatori. Nulla di grave: si chiede scusa, si passa o meglio si scavalca l’ostacolo e si continua il tour della libreria mente il cliente continua imperterrito la sua lettura.
Ogni tanto si scorgono dei piccoli divani con qualcuno che si perde nella lettura di qualche rarità letteraria.
Anche qui come la storica Blackwell’s di Oxford si può entrare, consultare libri, leggere un estratto e se piace si acquista oppure si può uscire senza aver comprato nulla.
Tutti i libri esposti sono in lingua inglese e ovviamente gli autori sono tra i più svariati come pure i generi. Spesso si ha bisogno di aiuto perché ci si perde anche se il luogo può sembrare angusto specialmente dall’esterno. Se si hanno le idee chiare sull’acquisto si chiede il titolo dell’opera alle ragazze della cassa oppure a qualche commesso e immediatamente controllano l’archivio sul computer. Un tocco di modernità c’è anche qui.
Anche se siamo in Francia la lingua che predomina all’interno è l’inglese. Ovviamente le persone che vi lavorano parlano anche francese.
Ci si può trascorrere un’intera giornata all’interno e se arriva anche il momento in cui si sente il bisogno di bere e di mangiare qualcosa basta uscire e a due passi c’è una caffetteria.
Anche qui come da Blackwell’s il primo impatto non è bellissimo: si ha l’impressione di soffocare, si cerca l’aria in mezzo a tutti quei libri. Ci si rende conto una volta dentro di quanti libri esistano al mondo e quelli che sono all’interno sono solo edizioni in lingua inglese.
Il tempo passa quando si cerca qualcosa ma non ci si rende conto del suo trascorrere.
Adesso ci sono tanti turisti curiosi di vedere questo piccolo ma al tempo stesso grande tesoro ma, anni fa c’erano gli intellettuali, gli artisti, i poeti che hanno fatto la storia dell’arte e della letteratura. Quando si pensa a questo ci si rende conto del valore incommensurabile di questo angolo di Parigi.
Credo che la scritta sui gradini della scala sia quasi un invito a godere la pace e la serenità di questo spazio splendido e inestimabile.
Una curiosità: se si acquista un libro viene messo il timbro della libreria al suo interno. Una personalizzazione che soddisfa molto i clienti e che rende unico il libro.