di Luisa Chiumenti
La Soprintendenza Speciale di Roma ha completato il restauro integrale della Cappella Cornaro con l’Estasi di santa Teresa d’Avila di Gian Lorenzo Bernini, nella chiesa di Santa Maria della Vittoria. Un attento e prolungato studio sull’opera stessa e sui documenti ha messo in luce quanto era stato nel tempo il danno provocato da precedenti restauri e superfetazioni improprie, lavoro che ha permesso altresì di indagare il metodo di lavoro che Bernini ha utilizzato per realizzare uno dei suoi monumenti più emblematici.
Il restauro è durato poco più di sette mesi ed è stato realizzato dalla Soprintendenza Speciale di Roma diretta da Daniela Porro ed eseguito da Giuseppe Mantella, a seguito di una lunga fase di studi e ricerche d’archivio e da un’accurata campagna di indagini diagnostiche che sono state estese all’intera cappella e durante le quale si sono potuti osservare e analizzare a fondo tutti i numerosi interventi precedenti che comunque si erano rivolti soltanto a singole parti: nel ’93 la volta e il registro superiore della cappella, nel ’96 la parte inferiore, nel 2015 il gruppo scultoreo.
Capolavoro assoluto del Barocco, progettato e realizzato da Bernini in uno dei suoi più alti momenti di sublime creatività, la Cappella Cornaro offre una rappresentazione non solo architettonica e artistica, ma anche ampiamente ricca di una simbologia devozionale, molto bene illustrata da Padre Angelo, Rettore della chiesa di Santa Maria della Vittoria, offrendo il suo fulcro religioso nell’estasi di santa Teresa.
“Il lavoro dei restauratori sul monumento di Gian Lorenzo Bernini è importante sotto molti punti di vista”, come asserisce Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma, innanzitutto per aver coinvolto la Cappella Cornaro nella sua interezza e successivamente “perché è stata un’occasione unica di studio e di approfondimento dell’opera, in grado di svelare dettagli del processo della sua realizzazione che altrimenti sarebbe stato difficile conoscere. Un esempio dell’importanza della tutela compiuta dalla Soprintendenza Speciale di Roma sul patrimonio artistico della Capitale”.
E’ così che, dopo questo prezioso e accurato restauro, che ha visto la pulitura e il controllo di ogni più piccola superfice, gli “eterei colori” che caratterizzano ogni immagine, hanno ripreso vita in una sorta di “esplosione” che ha ridato vita al complesso, ripristinando l’atmosfera dell’Empireo, con gli angeli intorno alla colomba dello Spirito Santo e le dorature originali, le sculture, e la nitidezza dei marmi.
I numerosi materiali presenti hanno in effetti reso il restauro ancora più complesso e delicato per riuscire a ripristinare quanto ideato dal Bernini in quella che egli definì la sua “men cattiva opera”, nella “fusione perfetta di architettura, scultura, pittura e decorazione.
Da notare come l’intervento si sia reso necessario per risolvere “alcune criticità non affrontate nel corso dei restauri precedenti, come ha sottolineato il direttore scientifico del progetto Mariella Nuzzo, “ In particolare all’interno del tabernacolo è stata riposizionata la vetrata che irradia il gruppo scultoreo con Santa Teresa e l’Angelo e sono stati restaurati gli stucchi del cupolino”.