Roma . Studi di Cinecittà, Teatro 1.
Mostra fotografica e multimediale (fino al 26 aprile 2021).
di Luisa Chiumenti
La mostra illustra il rapporto molto attivo e stimolante che si venne a creare fra Elisabetta Catalano fotografa e i vari set di Fellini, realizzando così una interessante serie di “ritratti di studio” e poi di ritratti commissionati dal regista. Introdotta presso il regista da Guidarino Guidi, Elisabetta Catalano iniziò il suo lavoro di durante la lavorazione di “8 e mezzo “(1963), film nel quale interpretava la parte della sorella di Luisa, moglie del protagonista.Si trattava in effetti solo di una “divertente esperienza” che tuttavia la sollecitò, nel tempo libero, a scattare foto con una vecchia macchina del padre, una Mamiaflex.Fu l’inizio di una attività che la portò, dal 1973 in poi a “mettere in posa” Fellini, per una serie di ritratti in studio. E del resto, fin dalle primissime foto sul set di “Otto e mezzo” si può già notare una ricerca di costruzione dell’immagine; considerando in effetti comelavorare sul set sia senz’altro molto diverso dal fare un ritratto in studio, anche in questa tipologia più vicina al reportage la Catalano realizza veri e propri ritratti, in una sorta di “racconto per immagini”.Insieme a “Otto e mezzo” i due set ripresi più sistematicamente da Elisabetta Catalano su chiamata del regista sono “Prova d’orchestra” (1979) e “La voce della luna” (1990), mentre altre collaborazioni più episodiche si registrano per “Giulietta degli spiriti” (1965), “Fellini Satyricon “(1969) e “La città delle donne” (1980).
Ed ecco un emblematico ritratto di Fellini, in cui partecipano anche le mani a quella che è l’importante “espressività” del ritratto: il regista infatti ha le braccia dietro la testa, con un atteggiamento quasi di “mago”. E ancora il ritratto Polaroid a colori (13x18cm), raffigurato con una espressione pensierosa, mentre la luce lo colpisce da sinistra, fu presentato ad una mostra di grandi fotografi internazionali a Boston nella sede Polaroid (1978), ed il regista lo utilizzò anche più tardi, come copertina di una monografia. Poi, negli anni Ottanta, venne realizzata una interessante “serie” di ritratti in abito grigio e con la sua caratteristica sciarpa rossa.Ed ecco un’ultima interessante serie, alla vigilia dell’assegnazione del quinto premio Oscar (30 marzo 1993), subito prima di partecipare alla cerimonia a Los Angeles e poco prima della sua scomparsa: è quasi un saluto, un’uscita di scena di un acclamato regista.Altre immagini riprese anche fuori dello studio fotografico, ci presentano ritratti di un uomo intento al suo lavoro, mentre tiene fra le mani, la macchina da presa, il suo strumento di lavoro.
Ma ci sono poi i ritratti commissionati dal regista alla Catalano, proprio in considerazione delle sue doti di ritrattista professionista. Per i personaggi, ad esempio, del film ispirato al “Satyricon” di Petronio Arbitro, con acconciature ed abbigliamenti quasi surreali, ma sempre basati su una sorta di rivisitazione della romanità. La mostra, promossa e realizzata da Istituto Luce Cinecittà – Direzione Comunicazione, con il supporto della DG Cinema e Audiovisivo in collaborazione con Archivio Elisabetta Catalano, ha avuto quale Direttore Artistico Emanuele Cappelli ed è stata curata da Aldo E. Ponis. I testi, la ricerca scientifica e la selezione iconografica sono di Laura Cherubini, Raffaele Simongini, con il
coordinamento di Barbara Goretti
Per informazioni:
www.cinecittasimostra.it
http://archivioelisabettacatalano.it