di Luisa Chiumenti
Correva l’anno 1321 quando, per la seconda volta nella sua vita, Dante Alighieri “si smarrì in una selva oscura”. Questa volta, però, si trattava di un vero bosco, fitto di rovi, rami intricati e acquitrini, così come si presentava allora il Delta del Po. Perciò l’unico modo che ebbe Dante, secondo la tradizione, di trovare la “retta via” fu quello di porsi in alto per traguardare l’area da lontano ed orientarsi. E narra la tradizione popolare, che a salvarlo, in quel frangente, fu un’enorme quercia sulla quale il Sommo Poeta si arrampicò per potersi orientare e ritrovare la diritta via.Ed eccoci dunque in un territorio assai particolare che permette proprio di avvicinarsi ai luoghi della Grande Quercia, nel territorio di San Basilio, nel comune di Ariano nel Polesine, che fra l’altro continuano a far emergere altre testimonianze della sua più volte millenaria storia. Gli scavi che sono tuttora in corso a cura delle Università di Venezia e di Padova, insieme alla Soprintendenza di territorio e al Museo archeologico nazionale di Adria, stanno delineando la presenza di un sito antecedente all’epoca romana.
Si tratta di un insediamento etrusco, che riveste importanza particolare in quanto sembra essere il più antico punto di approdo dei naviganti greci dell’età del ferro in quest’area.Ci si può così immergere in un’area davvero unica, che conserva i resti di quello che fu uno dei più importanti porti del Mediterraneo, un luogo in cui le “Dune Fossili”, ricordano come fosse il mare (pur allontanatosi in tempi recenti), ad occupare l’area in cui è oggi la terraferma. I reperti conservati ora nel locale museo, confermano l’importanza che aveva quell’insediamento. Sulle Dune sorge ancora oggi la piccola chiesa altomedievale del successivo insediamento benedettino che accolse Dante e dal pavimento dell’edificio sacro si intravvedono i resti di un precedente edificio.E proprio attraversando quest’area del Delta del Po, tuttora così suggestiva, ma allora anche assai intricata, Dante sembra abbia perso l’orientamento e la giusta direzione da seguire verso Ravenna.E qui sembra che egli si sia arrampicato su quella quercia possente, che oggi conosciamo come “La quercia di Dante”.
Da quell’altezza egli poté infatti distinguere la strada da percorrere nel suo tragitto che stava svolgendo nell’estate del 1321 al ritorno dall’Ambasceria compiuta a Venezia per conto di Novello da Polenta, Signore di Ravenna.La leggenda poi si sviluppò ulteriormente situando con precisione quell’albero nell’area della “Grande Rovera (nome della quercia in dialetto polesano) di San Basilio”, albero che affondava le sue radici nella storia se appare citato, “per altezza e maestosità”, in un atto notarile del 1548.E Dante sembra sia stato in realtà proprio a San Basilio, ospite dell’”Hospitium” gestito dai Monaci di Pomposa, quando Novello aveva suggerito a Dante di intercedere per lui davanti al Senato veneziano. Ottenuto il risultato sperato, Dante rientrando a Ravenna fu però, nell’area del Delta, colpito dalla malaria e qualche mese dopo, a Ravenna, (quando aveva da poco terminato la cantica del Paradiso), moriva nella notte tra il 13 e il 14 settembre del 1321.
Purtroppo però la “Rovera di Dante”, la circonferenza del cui tronco era tale che per cingerla erano necessari 10 bambini o 6 adulti e la cui cima si elevava per 26 metri, oggi non esiste più, perché nel 1976 un fulmine la colpì gravemente. L’albero possente continuò a resistere per qualche anno finché, nella notte tra il 24 e il 25 giugno 2013, si abbatté definitivamente. Moriva così quello che era considerato, oltre che “memoria storica” anche l’ultimo superstite delle più antiche foreste del territorio.E se un’artista, Miranda Greggio, con l’opera “Cortex” ne “delineò una specie di “sindone”, quale immagine del “gigante crollato”, oggi, conservato adeguatamente in un magazzino, il tronco abbattuto è in attesa di offrirsi, nella sua completezza, alla pubblica ammirazione, mentre un suo frammento è già esposto nel Museo di San Basilio. Segnaliamo inoltre che una grande mostra (aperta fino al 1° febbraio 2021) a Rovigo, affianca ad un grande omaggio al Sommo Poeta, anche un ricordo della Grande Quercia.
Per informazioni: 049 663499