Testo di Luisa Chiumenti
Il “Tempio di “Minerva medica” in via Giolitti è un monumento che colpisce subito lo sguardo dei viaggiatori che in treno giungono a Roma e mentre il treno rallenta verso la Stazione Termini vedono un bell’edificio in mattoni a pianta centrale, articolato con ampie nicchie in una grande “aula monumentale” . L’edificio era coperto inizialmente da una ariosa cupola (in gran parte poi crollata), il cui profilo era stato rilevato da G. Giovannoni nel 1904. Il “Tempio” si erge su via Giolitti fra i binari ferroviari e tranviari che lo in gran parte invisibile ed il nome di “Tempio di Minerva Medica” derivò da una errata indicazione dell’architetto, pittore e antiquario Pirro Ligorio che nel XVI secolo volle identificare questo edificio come luogo del rinvenimento di una statua di Minerva con dracone e sede della Schola Medicorum. Il fascino e la suggestione che il monumento ha esercitato attraverso i secoli sono testimoniati da una vasta iconografia che architetti, disegnatori e paesaggisti ci hanno lasciato a partire dal XVI secolo. Eretta sulla parte orientale dell’Esquilino occupata da Horti e da giardini delle residenze dell’aristocrazia romana fin dalla prima epoca imperiale, l’aula risale ai primi decenni del IV secolo. La datazione all’epoca della grande architettura costantiniana è chiaramente testimoniata dalla tecnica edilizia e dalla presenza di bolli sui mattoni proprio di epoca massenziana e costantiniana. E’ apparso comunque chiaro, anche dai risultati di alcuni ritrovamenti (scaglie marmoree, tessere musive, elementi fittili particolari), che il monumento doveva far parte di un grande complesso, in cui simili ambienti rivestivano spesso funzioni di rappresentanza, compresa quella di sale da banchetto ufficiali (stibadia). E forse questo padiglione decagonale apparteneva proprio al Sessorium di Costantino, che occupava il luogo dove oggi sorge la Basilica di S. Croce, oppure a una residenza aristocratica di altissimo livello, forse appartenente ad un prefetto urbano. I restauri avvenuti nel secolo scorso, mirati a salvaguardare il monumento dai progressivi e continui cedimenti delle fondamenta, costruite in un terreno irregolare su strutture preesistenti, hanno purtroppo reso ancora più precarie le condizioni generali, determinando una progressiva riduzione della cupola superstite.
In effetti, dai primi del Novecento al 2006, già si era verificata una riduzione del volume della cupola di quasi di oltre il 50%, per cui il rischio di crolli della porzione superstite e la possibile perdita di gran parte dell’antico edificio hanno portato la Soprintendenza a prendere la decisione di effettuare un importante intervento architettonico di restauro sull’intero monumento, sia da un punto di vista strutturale che formale, tenendo conto delle criticità strutturali ma evitando di stravolgere l’immagine strutturale della costruzione. I lavori in tal senso sono iniziati nel 2012 con una serie di attività preliminari (rilevazioni e interventi localizzati di manutenzione), una campagna di rilievi, analisi, indagini conoscitive dirette e indirette (anche con l’uso di strumentazioni innovative (come video-endoscopie, georadar, tomografie) che sono state utilmente poi messe a confronto con le corrispondenti ricerche storiche e iconografiche. Su questa base è stato quindi possibile mettere poi a punto il progetto di consolidamento e restauro che si è articolato, come è stato illustrato dagli architetti e tecnici della Soprintendenza, nei seguenti punti: intervento di consolidamento ( per restituire capacità di resistenza alle fondazioni); realizzazione di protezioni sui gradoni della cupola e di regimentazione delle acque piovane; reintegrazione della porzione mancante del tamburo sotto la volta (per ripristinare la continuità architettonica dell’edificio e ristabilire il comportamento ad anello della cupola); messa in sicurezza della struttura e dei frammenti di decorazione (cornici e tessere di mosaico) della porzione della volta superstite.
E’ apparso evidente agli studiosi come si tratti di una costruzione sperimentale. La pianta di Minerva Medica è decagonale con pilastri angolari, su nove lati si aprono altrettante nicchie semicircolari sporgenti, quattro delle quali originariamente traforate da colonne, mentre sul decimo lato si trova l’ingresso. Sulle murature in elevazione ampie finestre davano luce all’interno, interamente ricoperto da una ricca e sontuosa decorazione della quale si conservano ancora lacerti di cornici, alcune tessere in pasta vitrea e le impronte del rivestimento marmoreo in opus sectile, genere di mosaico sagomato a intarsio.L’aula è sormontata da una cupola a calotta, in opus caementicium, configurata esternamente a gradoni, internamente con spicchi a vela con un doppio sistema di nervature, e sorretta da dieci contrafforti. Con le sue grandi dimensioni (25 metri di diametro per un’altezza massima di 32) questa cupola, dopo il Pantheon, è tra le più ampie nella capitale risalente all’epoca romana.Rispetto ai coevi Tempio della Tosse a Tivoli e al Mausoleo di S. Elena a Torpignattara, l’arditezza della costruzione e le soluzioni architettoniche di Minerva Medica si presentano come altamente originali con i tipici tratti innovativi dell’arte costantiniana, caratterizzata da impianti planimetrici sempre più articolati e murature ridotte, assottigliate e slanciate.
È ipotizzabile che Minerva Medica rappresenti per l’epoca una realizzazione sperimentale di questo nuovo modo di costruire, ma queste sue caratteristiche sono probabilmente anche la causa di gran parte dei dissesti che cominciarono a manifestarsi sin dal momento della costruzione. Già nel corso del IV secolo si resero necessari dei lavori per consolidarne la struttura, quali la chiusura di molte aperture nelle nicchie e la costruzione di poderosi contrafforti addossati ai pilastri, di due grandi esedre e di una struttura a forcipe di fronte all’ingresso. Malgrado questi interventi il settore sud-orientale è crollato in epoca imprecisata. La criticità strutturale di Minerva Medica, aggravata dalla spoliazione massiccia e dall’abbandono fin dall’epoca tardo antica, ha provocato con il passare dei secoli gravi e diffusi fenomeni di degrado che nel 1828 hanno portato al collasso della cupola. Verranno comunque continuate, dopo questo recupero preliminare della stabilità strutturale del monumento, le opere di scavo archeologico di tipo conoscitivo, tendente alla completa valorizzazione del complesso nel suo contesto urbanistico di riferimento. Sono attualmente in corso, sul lato esterno verso la ferrovia, consolidamenti e restauri delle cortine murarie, delle nicchie e dei lacerti di intonaco e sono previsti anche interventi conservativi all’interno del monumento, specie per rendere nuovamente visibile la pregiata decorazione (che verrà ricomposta in situ), delle superfici di Minerva Medica, data da lacerti di mosaico nelle nicchie e impronte di opus sectile nel tamburo.