di Luisa Chiumenti
Si entra dal bellissimo piazzale che è circondato su due lati da bassorilievi in marmo e in stucco, con obelischi, steli, scudi e spade tutti simboli collegati con le immagini-simbolo dell’Ordine dei Cavalieri di Malta. Si accede, dal bel Portale dei Cavalieri di Malta, al viale che ha come prospettiva finale la cupola di San Pietro, nel bel giardino che include la Chiesa di Santa Maria in Aventino, opera architettonica del Piranesi. La facciata della chiesa appare oggi, dopo l’ottimo restauro conservativo iniziato nel 2017, molto più luminosa e si riesce anche a scorgerla, nitidissima, dal sottostante Lungotevere prospiciente il complesso del San Michele. Costruita nel 936 da Oddone, la chiesa occupava all’epoca il terzo posto fra le venti più belle abbazie della città e prese il nome di “Santa Maria de Aventinae” perché lì era stata trovata un’icona della Madonna. E fu nel 1764 che il Piranesi ebbe dal Cardinale Giovanni Battista Rezzonico, nipote di Papa Clemente XIII, nominato Gran Priore nel 1763 a 23 anni, l’incarico della sistemazione dell’intero complesso dell’Aventino: a cominciare dalla piazza e poi la Villa Magistrale, i giardini e la Chiesa. L’artista completò il lavoro in soli due anni, dal 1764 al 1766, con un progetto totalmente innovativo. Come è stato bene sottolineato dall’architetto Moschini, Segretario Generale dell’Accademia di San Luca, Piranesi si è applicato a quella che fu la sua unica opera architettonica, in modo del tutto personale e, pur servendosi degli stimoli derivanti sia dal barocco che dal neoclassico … “come il Palladio per le sue ville, poste tra acqua e cielo, egli pose la chiesa fra terra e cielo, sganciata dunque dalla storia, in una atemporalità che è quintessenza della modernità…”
E questa è la sensazione che si coglie nel candore ripristinato all’interno, di ognuno di quei prodigiosi rilievi che decorano le pareti della chiesa, ascoltando anche le parole del Gran Maestro o la musica che ha accompagnato l’inaugurazione sottolineando al tempo stesso la profonda religiosità del luogo e l’arte somma del suo artefice. L’interno è ad una unica navata e si presenta come una camera sepolcrale in onore dei Gran Priori e Maestri dell’ Ordine; infatti nelle nicchie lungo le pareti ecco i sarcofagi romani, i sepolcri, i busti, come nella seconda nicchia a destra, che accoglie proprio il committente, il cardinale Rezzonico. San Basilio, Padre della Chiesa e vescovo di Cappadocia, che trionfa sull’altar maggiore, venne molto osannato per aver investito tutti i suoi beni e quelli della famiglia in ospedali e luoghi per l’accoglienza ai bisognosi in Turchia e perciò venne considerato l’iniziatore della missione degli Ospedalieri in Terra Santa. Colpiscono poi molto all’interno della chiesa, oltre ai trofei, alle memorie e alle bandiere delle otto Lingue nelle quali erano riuniti i membri dell’Ordine nel XV secolo, Provenza, Alvernia, Francia, Italia, Aragona, Inghilterra, Alemagna, Castiglia e Leon, i tondi, più in alto, con le figure dei dodici Apostoli. L’attuale intervento di restauro, progettato e diretto dall’architetto Giorgio Ferreri, sotto la supervisione della Soprintendenza, è stato realizzato dalla Acanto Restauri, con il sostegno della Fondazione Roma (sponsor del restauro degli interni), ha utilizzato raffinati metodi studiati con un accurata indagine conoscitiva di ogni più lieve danno riscontrato. Particolare è stato lo studio del colore che, sia all’esterno che all’interno, doveva essere l’ocra (ottenuto con calce e terre naturali).Vogliamo segnalare che la Villa Magistrale e la Chiesa di Santa Maria in Aventino sono aperte al pubblico tutti i venerdì mattina.
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