Una installazione site-specific di Yona Friedman e Jean-Baptiste Decavèle a Loreto Aprutino (Pescara)
Testo di Luisa Chiumenti e Foto di Gino Di Paolo
In contrada Rotacesta, una piana situata ai piedi del bel centro storico di Loreto Aprutino (Pescara), è stata inaugurata, dalla Fondazione ARIA (FondazioneIndustriale Adriatica), l’installazione site-specific “ No man’s land” realizzata da Yona Friedman e Jean-Baptiste Decavèle . Nato da un’idea di Cecilia Casorati (direttrice artistica della Fondazione e nipote dell’artista), questo progetto ha visto la collaborazione fattiva tra gli artisti, l’Associazione Zerynthia e Mario Pieroni, che ha donato il terreno sul quale è stato realizzato. Si tratta della installazione più grande mai realizzata da Friedman, artista e architetto franco-ungherese, nato nel 1923, pensatore visionario il cui assunto si presenta come una sorta di “sguardo sociale tra arte e architettura”. Come ha sottolineato il Sindaco di Loreto Aprutino, l’opera si manifesta come una nuova “eccellenza” del territorio abruzzese, da aggiungersi a quelle radicate nel tempo, date dai monumenti, le opere d’arte storicizzate ed anche i prodotti tipici che la terra produce, come l’ olio e il vino che in particolare, fanno dell’Abruzzo quel “territorio verde”, che viene promosso con sempre maggiore efficacia e quest’opera permanente ne è una voce ulteriore. Il concetto che è alla base della installazione è che si tratta di qualcosa che appartiene a tutti e come tale vuole essere un “modello” , in grado di “trasformare la proprietà in bene pubblico”: un modello che la Fondazione intende esportare anche nei luoghi in cui tale trasformazione appare particolarmente difficile. “Solo l’Arte aiuta gli uomini a essere migliori” : questo l’assunto dell’artista che, con semplici pietre bianche posate sul prato verde secondo un disegno preordinato, porta l’osservatore a riflettere e a “ragionare in grande”.
E se quel territorio dapprima avrebbe potuto apparire come un terreno simile a tanti altri, da ora esso è in grado di proiettare chi lo percorra verso riflessioni positive da elaborare con forza. Amministratori sensibili, con una “vocazione particolare”, come ha sottolineato Cecilia Casorati, si sono adoperati, oltre alla Fondazione stessa, perché quest’opera si realizzasse e gli artisti hanno collaborato con gli studenti delle Accademie di Belle Arti di Roma e dell’Aquila e di varie altre scuole d’arte del territorio, impegnati nel portare i disegni dell’artista al livello esecutivo, avviando altresì la scelta dei numerosissimi candidi sassi che, appositamente acquistati, hanno dato l’assetto finale alla installazione. L’opera in effetti ha in sé una forte “provocazione sociale” , ma soprattutto è poesia e come tale infatti, durante l’inaugurazione un’abile attrice ha recitato poesie dedicate ai temi sottesi dalla installazione, mentre la sua voce aleggiava tra le fronde degli alti pini di Aleppo che circondano l’area con i noci, i roverelli (un tipo di quercia chiamato “quercus pubescens” per la peluria che caratterizza i suoi rami, come ha spiegato l’agronomo dott.ssa Marina Paolucci). “L’immagine” che Yona Friedman insieme all’artista Jean-Baptiste Decavèle, con cui collabora già da alcuni anni, ha progettato e costruito a Loreto Aprutino (Pescara) si estende per più di due ettari nella campagna, ed è composta da un grande arazzo naturale fatto con una grande quantità di sassi bianchi di fiume, mentre, più in basso, una struttura di 1.000 canne di bambù rievoca il “museo senza pareti” dell’artista e un dizionario immaginario inciso su oltre 200 alberi di noce. Il mondo, per Friedman, è già troppo edificato, e quindi egli avanza l’opinione per cui l’architettura dovrebbe essere “ripensata”, nel senso che piuttosto che “costruire nuove strutture” sia meglio “costruire nuove immagini”.
Presente all’undicesima “Documenta” di Kassel ((2002) e a diverse edizioni della “Biennale Arti Visive ” a Venezia, e prossimamente, con la sua “Summer House” visitabile alla “Serpentine” di Londra, il lavoro di Friedman è sempre più apprezzato dal mondo dell’arte contemporanea, tanto che tutto l’archivio (fotografie, appunti, schizzi e lettere), è stato recentemente acquisito dal “Getty Research Institute” di Los Angeles e il corpus dei suoi lavori è stato esposto al “Center for Contemporary Art” di Kitakyushu in Giappone. Nato a Budapest nel 1923 e formatori in Ungheria, Yona Friedman, dopo un periodo di circa un decennio in cui lavorò ad Haifa, in Israele, dove si era trasferito dopo la guerra, nel 1957 andò a vivere a Parigi. Numerose le università americane che lo hanno accolto come docente e numerose le collaborazioni con l’Onu e l’Unesco. Di grande interesse sono i suoi saggi sull’architettura, tra cui, fra i più recenti: “Utopie realizzabili (2003)”, “L’architettura di sopravvivenza. Una filosofia della povertà (2009)” , “L’ordine complicato”, “Costruire un’immagine (2011)”. Jean-Baptiste Decavèle (Grenoble, 1961) ha esposto in numerose gallerie e spazi pubblici europei e nordamericani ed ha partecipato a importanti video festival. Nel 1999 e nel 2001 ha ricevuto il premio Villa Medici “Hors Les Murs”. Convinto che il campo d’azione dell’architettura non sia solo “saper costruire. Non solo degli edifici”…“Architettura” significa anche assenza di regole prestabilite: è essa stessa a condurre alla creazione di regole” . “Architettura” implica una costruzione articolata, una costruzione bastante a se stessa”: sono parole con cui l’artista spiega i punti fondamentali del suo pensiero artistico, come egli stesso dice: I suoi punti di vista”. E “No man’s land “ si propone come modello di cambiamento etico e sociale, replicabile in ogni luogo del mondo, per cancellare l’idea di proprietà, per trasformare un bene privato in un bene comune, secondo un percorso ecosostenibile che restituisce il luogo a se stesso. L’accezione negativa di “terra di nessuno”, terra senza regole, assume qui un significato positivo: la “no man’s land” è un dono che l’arte fa a tutti”.
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Maria Bonmassar
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