Una grande esposizione a Roma alle Scuderie del Quirinale.
Via XXIV Maggio, 16 – Roma.
(fino al 21 giugno 2015).
Testo di Luisa Chiumenti
La grande mostra allestita egregiamente alle Scuderie del Quirinale (su progetto di Cesare Mari – PANSTUDIO – architetti associati), dal titolo “Matisse Arabesque” subito colpisce l’interesse del visitatore nel suo avvicinarsi con stupore ed emozione ad una forma di creatività che appare quasi senza confini e nella quale l’ artista si propone in una sorta di vero e proprio “manifesto di un modo di sentire diverso, ancora carico della lezione postimpressionista ma del tutto proiettato verso un’altra sensibilità, libera da convenzioni o residui accademici”. E’ quanto sottolinea anche la curatrice Ester Coen, nel saggio introduttivo del Catalogo “Matisse. Arabesque” (ed. Skira 2015), che aiuta egregiamente il visitatore a seguire molto bene il processo seguito da tale affascinante forza creativa, come ad esempio nella elaborazione dei suoi bellissimi disegni. Sono molto interessanti a tale proposito, alcune osservazioni scritte dallo stesso artista e riportate in Catalogo (“Note di un pittore sul suo disegno”, in Lamberti, Einaudi, Torino 1979) e dalle quali si coglie come egli si applicasse al disegno, caricandosi di un forte spirito di osservazione e consapevolezza al tempo stesso : …“Il mio disegno al tratto ”, egli dice infatti, “ è la traduzione diretta e più pura della mia emozione. È la semplificazione del mezzo a permetterlo”. E sono quei disegni, che egli stesso definisce “più completi di un semplice schizzo”, che sono “generatori di luce” e che contengono, “oltre al sapore e alla sensibilità della linea, la luminosità e le differenze di valori corrispondenti al colore, in modo evidente”.
Osservando i disegni esposti e anche seguendo il “video” che mostra l’artista mentre disegna o anche mentre dipinge direttamente muovendo la mano con il pennello, si vede bene come i suoi disegni scaturiscano pur sempre da attenti studi fatti con il carboncino o lo “sfumino”, sempre volti ad analizzare il “carattere del modello, la sua espressione umana, la qualità della luce che lo circonda, l’ambiente e tutto quello che si può esprimere solo col disegno”. Così passo passo, dal “disegno” egli arriva a far sì che la sua emozione si esprima “col mezzo della scrittura plastica”, tanto che il suo modo di disegnare suggerì a un medico questa frase “Guardando i vostri disegni, ci si stupisce di veder come conoscete bene l’anatomia”, notando come “il movimento espresso da un ritmo logico di linee” sia in grado di suggerire il gioco dei muscoli in azione. Come sottolinea ancora la curatrice, “nella duplice natura del titolo della mostra è compresa la forza di un’idea che, contemporaneamente, allude a una visione concettuale, all’interpretazione di una superficie pittorica, al richiamo di tradizioni culturali che nell’ornamentazione racchiudono il senso di una simbologia fondata sugli archetipi di natura e cosmo”. In realtà la suggestione creata in Matisse dal motivo della decorazione e dell’orientalismo si trasforma in lui in un’indagine profonda sulla pittura, alla ricerca di un’estetica fondata sulla sublimazione del colore e della linea in una immagine di una purezza, raggiunta attraverso “la semplificazione della forma, rafforzata dal confronto con la sintesi cromatico-lineare dei crespi giapponesi”.
Ecco così identificata la prima conferma dell’approfondimento della forza espressiva degli elementi della pittura: “leggerezza ed essenzialità nipponiche presto modulate sul potere emotivo della pittura dei Primitivi del Louvre e dell’arte orientale, dalla bizantina alle forme di un decorativismo aulico e popolare allo stesso tempo, alla ricerca di uno spazio più vasto, “un vero spazio plastico” per “uscire dalla pittura intimistica”. Molte sono state in effetti le suggestioni che Matisse ha ricavato dai suoi numerosi viaggi: dall’ Algeria (1906) da cui riporta ceramiche e tappeti da preghiera che nel disegno e nei colori riempiranno successivamente molte delle sue tele, al viaggio in Italia del in 1907. Ed è in questo viaggio che egli visita Firenze, Arezzo, Siena e Padova descrivendo successivamente le sue impressioni: .. “quando vedo gli affreschi di Giotto non mi preoccupo di sapere quale scena di Cristo ho sotto gli occhi ma percepisco il sentimento contenuto nelle linee, nella composizione, nei colori”. Interessante fu anche la visita compiuta più tardi in Baviera, dove, visitando la grande “Esposizione di arte maomettana” a Monaco nel 1910 (prima mostra di arte mussulmana), ebbe modo di avvicinarsi a quanto avrebbe influenzato una generazione di artisti, da Kandinsky a Le Corbusier, divenendo uno dei più vitali spunti per un tipo di decorazione che si allontanava assai dalle tradizioni occidentali.
Ed eccolo poi a Mosca nell’autunno 1911, per curare l’installazione in casa Schukin di “La danza e La musica”. Ricordando come Matisse abbia collaborato con i “Balletti Russi” di Diaghilev, si possono vedere in mostra costumi ed abiti di scena e tra questi, ecco i costumi del “Chant du Rossignol” del 1920, disegnati per il balletto coreografato da Léonid Massine,opera in cui balletto, musica e pittura appaiono fusi in una visione fantastica. Ma nel 1912, eccolo in Africa, con la visita in Marocco e la visione di “Tangeri la bianca” e pur con rinvii , ecco: l’abito giallo di “Katia” del 1951 ( dalla Fondazione Pierre e Tana Matisse di New York) e poi la sequenza di nudi degli anni’30, come “Nudo disteso su piccolo tappeto africano del 1935 (Centre Pompidou) o “Donna che si riposa” del 1935. E vorremmo concludere ricordando un’opera che Matisse ideò anche architettonicamente la “Chapelle” (Cappella del Rosario) di Vence: una sorta di “testamento della sua intera ricerca artistica”, che lo impegnò ininterrottamente fino a pochi anni prima della morte, avvenuta il 3 novembre del 1954 a Nizza.
La Mostra, che ha ottenuto prestiti eccezionali dalle più grandi Istituzioni Museali europee e da prestigiose collezioni private, è stata promossa dal Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo Roma Capitale ed è stata organizzata da Azienda Speciale Palexpo in coproduzione con Mondomostre, con il patrocinio di Ambasciata di Francia.
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