Opere dalle collezioni di Margherita Sarfatti e Ada Catenacci”: una mostra alla Galleria Russo di Roma.
Via Alibert 20 – Roma.(fino al 16 aprile)
di Luisa Chiumenti
Una mostra di notevole interesse e dal taglio assai particolare si è aperta negli spazi della storica Galleria Russo di Roma.Si tratta infatti di vedere esposte le opere (circa settanta), facenti parte delle collezioni personali di due donne coltissime e di particolare sensibilità, che le accolsero nel proprio patrimonio in momenti anche difficili, che avrebbero potuto determinarne la perdita.Parliamo della splendida figura della notissima Margherita Sarfatti e di quella, meno nota forse, di identica sensibilità e cultura, di Ada Catenacci Balzarotti, erede di una ricca famiglia di industriali tessili che si avvicinò al mondo dell’arte inizialmente per motivi economici, per un investimento in dipinti e sculture che rappresentava allora un’alternativa ai titoli esteri (vietati in Italia dal ’35), ma divenne poi una collezionista appassionata. Tale passione a stringere rapporti con i galleristi milanesi scoprendo artisti e frequentando i loro studi ed accogliendoli nella bellissima casa che possedeva sul Lago di Garda. Divenuta quindi mecenate oltre che collezionista, si trovò ad aiutare l’amico Sironi che, in gravi difficoltà dopo la caduta del Fascismo, la condusse a “tenne presso di sé” i disegni satirici realizzati dall’artista per essere pubblicati sul “Popolo d’Italia”, (il giornale del partito fascista) ospitato nel palazzo milanese progettato da Sironi stesso in collaborazione con l’architetto Giovanni Muzio. Fu così che ben 345 (fra disegni e varie carte), andarono a costituire, alla caduta del Regime, un materiale molto pericoloso e non certo commerciabile.Alla caduta del regime, quei disegni, insieme a studi per la facciata del palazzo, per il bassorilievo che l’adorna e a bozzetti per altre pubblicazioni, come l”Almanacco” e “La Rivista Illustrata”.Con varie vicissitudini che attraversarono i tempi della seconda guerra mondiale, assistiamo oggi soltanto, alla Galleria Russo, alla possibilità di visionare un tale prezioso patrimonio artistico, che la Catenacci continuò ad assicurare alla cultura, con il suo oculato mecenatismo.Questa mostra completa anche, in effetti, l’approfondimento sulla poetica di Sironi che viene contemporaneamente lanciato dall’altra grande retrospettiva aperta a Milano, in occasione dei sessant’anni dalla morte dell’artista, al Museo del Novecento.
Curata da Fabio Benzi, la rassegna della Galleria Russo è caratterizza da un taglio di estremo interesse. E’ altresì di estremo interesse quanto sottolinea il Curatore riguardo al rapporto che Sironi ebbe con il disegno e che volentieri riportiamo con le sue stesse parole: “In Sironi il processo intellettuale rappresentato dal disegno, preliminare o autonomo non importa, assume un ruolo esponenziale rispetto a qualsiasi altro artista contemporaneo: la quantità straordinaria di opere di questo genere che realizzò nella sua vita, e il rovello tecnico che le permea, utilizzando senza soluzione di continuità ogni medium possibile (dalla matita al carboncino, dall’acquerello alla tempera, dal collage all’inchiostro), arrivando a sconfinare senza apparente trapasso nel quadro definitivo (e viceversa), costituisce un unicum che davvero lascia stupefatti per vastità, coerenza e sforzo progettuale”.“…il disegno, preliminare o autonomo non importa, assuma per lui un “ruolo esponenziale” rispetto a qualsiasi altro artista contemporaneo. Sironi utilizza tutti i mezzi possibili, matita, carboncino, acquerello, tempera, collage fino a “sconfinare senza apparente trapasso nel quadro definitivo”.Ed ecco, in mostra, circa quaranta di quei “fogli” ed altre opere grafiche a testimonianza di quel grande interesse che portò Sironi a realizzare un eccezionale numero di disegni, illustrazioni, vignette, manifesti e cartoline.Egli non era propenso ad accettare il “quadro da cavalletto”, che considerava opera un po’ “borghese” ed ammiriamo così, in mostra, questi “fogli” appunto, accanto a pastelli, oli, tempere, collage, realizzati fra il 1908 alla fine degli anni Cinquanta.E ci fermiamo ad osservare quel suggestivo “Paesaggio urbano”, il pastello del 1908 dalla pennellata divisionista e poi, del 1916, “Ballerina” e “Donna con lo specchio”. Fino a quella particolarissima e molto realistica “Periferia urbana”, che dipinse fra il’22 e il ’23, e infine quel “Pastore” del ’31-’32. Colpiscono ancora in mostra gli studi preparatori per il bassorilievo del “Palazzo dei Giornali”, per composizioni murali, da cui scaturisce la sua profonda tendenza verso i dettami dell’architettura a lui contemporanea.