Wildt Adolfo – Mater purissima, 1918, marmo bianco, cm 30 x 33
di Luisa Chiumenti
alla Galleria Arte Russo
Roma, via Alibert , 20
(fino al 4 aprile 2021)
Curata da Fabio Benzi, la mostra Margherita Sarfatti e l’arte in Italia tra le due guerre” mette in evidenza molto bene come sia stata proprio lei, come è stato detto, la geniale Margherita, “la grande pigmaliona di Mussolini, donna di potere” che non a torto fu denominata “la Peggy Guggenheim italiana”. Ed ecco in mostra apparire i nomi legati appunto all’arte in Italia fra le due guerre: da Medardo Rosso a Umberto Boccioni, Mario Sironi, Adolfo Wildt, Gino Severini, Achille Funi.
Sironi, Paesaggio urbano, 1908, pastello su carta intelata, mm 205 x 305
Assai significativa per comprendere l’ampiezza e la passione del suo amore per l’arte e la cultura ecco una sua frase : “Io sono nuova, io nasco ogni mattina, ciò che feci ieri non è la ragione determinante di quanto farò domani”. Ella infatti desiderava sempre innovare le sue aspettative mirate sempre verso la modernità, con uno spirito di acuto e tuttavia spontaneo impulso verso una sorta di “ femminismo culturale”. A questo spirito ella indirizzava le scelte del suo collezionismo verso un’arte “compulsiva e appassionata”. E come scrive Fabio Benzi, ben noto al pubblico e alla critica per essere tra i più accreditati conoscitori e critici di arte italiana della prima metà del ‘900: “ Margherita Sarfatti spicca come un astro di prima grandezza”. Nel contesto internazionale delle donne del XX secolo che con la loro personalità hanno contribuito a costruire il mondo moderno”, la Sarfatti si presentava come una donna molto diversa da quella che corrispondeva al modello allora accettato dalla società contemporanea.
Wildt Adolfo, Vergine, 1924
Ed è così che, su queste basi, Fabrizio Russo, organizzatore della mostra e legato alla famiglia Sarfatti da un antico rapporto di parentela e amicizia, si è proposto di “raccontare Margherita attraverso i capolavori della sua leggendaria collezione”. Ricordiamo che, fondata a Roma nel 1897, la Galleria Russo ha all’attivo, nel suo vasto repertorio espositivo i principali autori del ‘900 storico, da Balla a Boccioni, De Chirico, Casorati, Carrà, Sironi, Cambellotti, Severini, per non parlare della produzione di giovani artisti italiani ed internazionali contemporanei. Davanti a noi, nella attuale esposizione, ecco i numerosi disegni e le tele di Sironi dedicate agli scorci urbani, come : “Paesaggio urbano”, e poi Medardo Rosso, con la sua notissima cera dal titolo “Ecce puer”, per continuare con Umberto Boccioni, e Adolfo Wildt nella grande eleganza dei suoi marmi e dei suoi bronzi tra cui segnaliamo “La Vergine” del 1924, (opera amatissima dalla Sarfatti), fino alle molte altre testimonianze artistiche presenti in mostra.
Sironi Mario, Ritratto di Margherita Sarfatti
Cinquanta le opere esposte provenienti dalla collezione di Margherita Grassini Sarfatti: una collezione “purtroppo mai catalogata e pienamente studiata perché la sua stessa artefice cominciò a disperderla per finanziarsi la fuga dall’Italia nel 1938, quando l’istituzione delle leggi razziali la costrinsero a fare definitivamente i conti col fallimento di un progetto poltico in cui molto aveva creduto”. Per cui ora rinviamo i lettori non solo ad una accurata visita alla bella mostra, ma anche alla lettura del prezioso Catalogo, curato da Fabio Benzi ed edito da Silvana Editoriale, con Introduzione di Corrado Augias e testi critici di Fabio Benzi e Rachele Ferrario.
www.galleriarusso.com