Una grande mostra alle Gallerie Nazionali di Arte Antica. Palazzo Barberini.
Roma. Via delle Quattro Fontane, 13.
(fino al 30 luglio 2023)
di Luisa Chiumenti
Quest’anno ricorrono i quattro secoli dall’elezione del Papa Barberini ed ecco aprirsi, nelle prestigiose sale del Palazzo che porta il nome della grande Casata, la straordinaria mostra dal titolo: “ L’immagine sovrana. Urbano VIII e i Barberini”.Curata da Maurizia Cicconi, Flaminia Gennari Santori e Sebastian Schütze, il percorso dell’esposizione presenta innanzitutto i 21 anni di pontificato, ma soprattutto le numerose sfaccettature del suo mecenatismo e della sua vasta cultura quale amante della letteratura e delle arti figurative, della sua eccezionale passione per ogni manifestazione artistica e culturale.
Caravaggio_Sacrificio di Isacco
Urbano VIII fu attento collezionista di opere eccezionali a partire dal Settecento, collezione che, nonostante fosse legata da vincolo inalienabile, venne poi fatalmente smembrata nel tempo e distribuita tra i più grandi musei europei e americani. Oltre ad aver subito la dispersione avvenuta dal 1934 quando, per regio decreto, lo Stato italiano concesse alla famiglia Barberini, nonostante i vincoli, la possibilità di alienare parte delle proprie opere. Ed ecco che ora 88 capolavori (70 prestati da una quarantina tra istituzioni museali, collezioni private italiane e internazionali), danno al visitatore la possibilità di comprendere a fondo quanto la figura di Urbano VIII abbia influito sul percorso della cultura, dell’arte, ma anche della politica europea del tempo. Studi ed accordi internazionali durati circa un decennio, hanno riportato alla propria sede opere che avevano in diversi modi e circostanze, lasciato il territorio italiano, e che per la prima volta tornano oggi nel palazzo in cui erano conservati, come nel caso di Poussin.
Carracci_San Sebastiano nella Cloaca Maxima
La grande passione per l’arte e la cultura sono state sempre alla base della grande vitalità di Urbano VIII ancora prima della sua ascesa al soglio pontificio. Quando poi divenne Papa, tale passione si unì al desiderio di dare splendore all’immagine del suo pontificato, con una profonda sensibilità nei riguardi del mecenatismo e della promozione delle arti, azione che poteva non solo illuminare il governo spirituale e temporale della Chiesa, ma anche ingrandire notevolmente il prestigio familiare.E del resto la celebrazione della grande attività culturale della famiglia è dimostrata anche dalla presenza in mostra di numerosi libri e stampe, per non parlare degli gli arazzi dall’arazzeria Barberini, la cui collezione è dovuta alla prestigiosa operazione promossa nel 1625 dal cardinale Francesco.
Poussin_Morte di Germanico
Dodici le sezioni in cui si articola la mostra, a partire dallo spazio al piano terra fino alle sale monumentali del piano nobile: Salone Pietro da Cortona, Sala Marmi, Sala del trono, Sala Paesaggi e alcune sale della Collezione permanente, che nel loro complesso portano ad un reale approfondimento. Esse ci permettono così di fermarci, ad esempio, davanti a quella statua che, attribuita a Francesco da Sangallo il giovane è giunta a Roma dal Saint Louis Art Museum,mentre, dal Minneapolis Institute of Art, ecco, imponente, la tela di Nicolas Poussin con laMorte di Germanico che era stata commissionata dalcardinale Francesco nel 1626, nonché il Martirio di Sant’Erasmo, sempre di Nicolas Poussin dai Musei Vaticani. E segnaliamo infine alcune altre opere come “Il Sacrificio di Isacco” di Caravaggio (provenientedagli Uffizi), il San Sebastiano nella Cloaca Maxima (dal Getty Museum di Los Angeles) che si devono all’opera culturale di Maffeo Barberiniancora cardinale.