Una mostra alla 58 Biennale d’Arte di Venezia. Padiglione della Costa d’Avorio.
“Castello 1636/A (via Garibaldi) – Riva dei Sette Martiri
( fino al 24 novembre 2019)
di Luisa Chiumenti
Rispetto al complesso dei Padiglioni della Biennale a Venezia, il Padiglione della Costa d’Avorio è situato in una posizione strategica, proprio di fronte al Bacino di San Marco, nel crocevia fra Giardini e Arsenale.
Il Padiglione accoglie il lavoro di quattro artisti, tre dei quali sono nati fra gli anni ’60 e ’70 del ‘900 in Costa d’Avorio, ma vivono e lavorano a Parigi. Uno di essi invece, Tong Yanrunan, nato in Cina, vive e lavora a Hangzhou. Un intenso progetto culturale li accomuna perché oltre all’obbiettivo di dare un contributo all’arte contemporanea, hanno quello di offrire allo spettatore una “visione intima del mondo”.
Ricordiamo che il commissario del Padiglione, Henri NKoumo, critico d’arte, è anche Direttore delle arti plastiche e visuali al Ministero della Cultura e della Francofonia della Costa d’Avorio; mentre curatore della mostra è Massimo Scaringella che da sempre si occupa in modo molto approfondito dell’interscambio culturale fra paesi extraeuropei.
Si tratta di una produzione artistica di intenso spessore umano, a cominciare ad esempio dal lavoro di Ernest Duku, architetto, che si muove tra pittura, scultura e installazione, attorno a un’ idea molto particolare. L’artista infatti si pone davanti all’individuo in modo che si interroghi sul “mondo articolato” che lo circonda e come in uno specchio si serve, allo scopo, delle metafore delle sue opere. Opere che parlano di “madre terra”, là dove è raccolta la memoria tutta dell’umanità.
Anania Léki Dago presenta le sue opere fotografiche, realizzate in bianco e nero, con un lavoro eseguito “all’antica”. Con la sua macchina fotografica percorre le strade dell’Africa e cerca di raccontare il passato e il futuro delle nuove generazioni africane.
Disegno, fotografia e installazioni sono invece i mezzi con cui Valérie Oka espande la sua creatività narrando quanto possieda la terra d’Africa in bellezze “spente” e comunque dimenticate. Ricordando i gesti dei suoi avi che interpretavano i segni che leggevano sulla sabbia, sottolinea le immagini che propone, con segni e tratti incisivi inseriti a mano.
Interessanti si offrono allo spettatore i ritratti pittorici realizzati da Tong Yanrunan; sono ritratti realistici attraverso i quali l’artista lascia libero lo spettatore di ritrovare il suo “alter ego”.