di Luisa Chiumenti
La grande mostra “Labirinti del cuore. Giorgione e le stagioni del sentimento tra Venezia e Roma: una mostra a Roma a Palazzo Venezia e a Castel Sant’Angelo” ha preso l’avvio da una tela assai particolare : “ I due amici” di Giorgione, nota anche con il nome di “doppio ritratto”, attestato nella Capitale sin dall’inizio del Seicento, ed entrato a far parte delle raccolte del Museo Nazionale del Palazzo nel 1919. Il malinconico sguardo del giovane trasognato in primo piano, e quello dell’amico, subito dietro e apparentemente compartecipe del sentimento del ragazzo, ammicca a un contesto culturale ben preciso che ci conduce a Venezia. Come ha sottolineato Edith Gabrielli, attuale Direttore del Polo Museale del Lazio, in particolare impegnata in una forte potenziamento di immagine di Palazzo Venezia (si pensi anche solo al recupero del bellissimo giardino aperto alla città, diventato un luogo godibile per i cittadini e d’estate spazio per spettacoli all’aperto), è da ricordare come Palazzo Venezia sia stato il primo edificio rinascimentale costruito a Roma, nel cuore della città, per volere del papa Paolo II Barbo.
Interessante è notare come la mostra metta in luce anche la figura di Giorgione a Roma nell’ambito dei rapporti fra Venezia e la Città Eterna, che furono particolarmente incentrati su “Palazzo di Venezia” considerato (con il suo nome più corretto), quale fu, cioè, la prima dimora di un collezionista, il cardinale Domenico Grimani, che fu, con Pietro Barbo, il patrizio veneziano diventato nel 1464 papa Paolo II, al centro dei rapporti politici, diplomatici e culturali fra i due stati fra Quattrocento e Cinquecento. Ed è proprio nell’Appartamento Barbo, a cui si accede dall’ingresso di Piazza Venezia, che si snoda la rassegna a cominciare dal benvenuto dato dai due leoni San Marco, attualmente collocati nell’ingresso principale della Basilica omonima. Ma l’esposizione ha dato soprattutto l’avvio ad un problema pur sempre aperto quello di affrontare, attraverso i dipinti, la rappresentazione dei sentimenti nel primo Rinascimento italiano. Il Comitato scientifico preposto alla elaborazione del progetto espositivo ha voluto mettere a confronto e far dialogare storie dell’arte, della letteratura, della musica e della poesia in una grande “mostra di ricerca”, realizzando così una sorta di cambiamento del modo di rappresentare il sentimento in una mostra che può “parlare a tutti” e non solo agli studiosi e agli specialisti, perché in effetti sono proprio i sentimenti a muovere l’arte, interpretati dai maestri e posti sotto l’attenzione del grande pubblico.
Ed ecco così che i dipinti, le sculture, i disegni, i libri a stampa e i manoscritti, oltre ai numerosi oggetti, accompagnano il visitatore in un percorso espositivo colmo di significati, come avviene ad esempio per i libri, aperti su pagine opportunamente scelte, come “Il Cortegiano” di Baldassarre Castiglione, il “Dialogo sulla pittura” di Ludovico Dolce, o il foglio con l’inventario dei beni di Giorgione, che il pubblico può leggere direttamente. Particolarmente indovinato è infatti l’allestimento progettato dallo Studio De Lucchi che ha dovuto confrontarsi con ambienti storici assai delicati e difficili da gestire, in quanto, ad esempio, non potendo utilizzare le pareti, sono state create delle strutture leggere in legno chiaro e tessuti pastello, spazi riservati, dove poter sostare per poter esporre ogni oggetto alla giusta altezza con un sistema di mensole e di supporti lasciando comunque intravedere le pareti affrescate e i soffitti dipinti. La mostra prosegue a Castel Sant’Angelo negli appartamenti papali fra imponenti saloni e ambienti che si raggiungono dal cortile di Alessandro VI, il papa che nel quattrocento promosse imponenti lavori in quest’ala del Castello, detto anche del teatro perché al tempo di Leone X Medici ospitò rappresentazioni teatrali.
Ed ecco l‘”Imperatrice Isabella del Portogallo” di Tiziano, al “Ritratto di liutista” del Romanino, alla tavola con la “Coppia in giardino” di Vincenzo Tamagni che viene dalla residenza dei conti di Leicester in Norfolk, al “Ritratto di gentildonna con lira da braccio” di Anonimo della Galleria Spada di cui è stato identificato il brano musicale inciso nell’audioguida. E su questo è davvero importante fermarsi per la novità assoluta dell’evento: è stato infatti rintracciato l’origine dello spartito e con l’aiuto scientifico dei musicologi della Soprintendenza, è stata offerta al visitatore la forte emozione di ascoltare (individualmente appunto attraverso l’audioguida) la stessa melodia che sta ascoltando la dama rappresentata nella tela ossia il brano musicale identificato sul “Ritratto di gentildonna con lira da braccio” (Galleria Spada), su spartito del compositore francese Philippe Verdelot.
Perfetta la pannellistica, (con alcuni elementi innovativi come i video tutorial e una installazione video-sonora immersiva site-specific) di Luca Brinchi a Daniele Spanò con musiche di Franz Rosati, collocata nella Sala delle Battaglie. Il curatore della mostra, Enrico Maria Dal Pozzolo, uno dei massimi studiosi di pittura veneta fra rinascimento e barocco, è stato assistito da un prestigioso comitato scientifico composto da Lina Bolzoni, Miguel Falomir, Silvia Gazzola, Augusto Gentili e Ottavia Niccoli, che hanno presentato al grande pubblico un complesso di ben 45 dipinti, 27 sculture, 36 libri a stampa e manoscritti, oltre a disegni, incisioni e numerosi altri oggetti (catalogo arte’m).
Giorgione e le stagioni del sentimento tra Venezia e Roma” : una mostra a Roma a Palazzo Venezia e a Castel Sant’Angelo.
Piazza Venezia e Lungotevere Castello 30. (fino al 17 settembre).
Per informazioni: