Di Pietro Busconi
Credits foto: rydercup.com – pgatour.com – federgolf.it
Tutto è cominciato qualche anno fa, quando il presidente della Federazione Italiana Golf, si mise in testa di portare in Italia il più importante evento mondiale di questo sport: la Ryder Cup. Diciamo subito che questa non è una gara. E’ un evento simbolo. É qualcosa che va oltre il mero spettacolo sportivo e diventa, ogni volta di più, una goliardica, intensa e sana competizione tra i più bravi giocatori di golf del mondo. Difatti, i migliori golfisti USA incontrano, ogni due anni, i migliori giocatori Europei in una gara di quattro giorni che viene seguita dal vivo da oltre 500 mila spettatori e, in tv, da quasi 50 milioni di spettatori. Una gara che travalica il composto stile dei campi di golf e si avvicina sempre più a una manifestazione che assume connotati da stadio di calcio con tifoserie spesso chiassose che poco si addicono al concetto di golf più austero.
Tutto cominciò nel 1927 nel Worcester, nel Massachusetts, per volontà di Samuel Ryder, uomo d’affari inglese amante del golf che mal sopportava l’intrusione degli americani in quello che lui e i suoi compatrioti ritenevano uno sport speciale. A parte il fatto che questa prima edizione finì con una sonora sconfitta per il team europeo, la manifestazione diventò ben presto l’evento in cui affermare, a suon di putt e driver, la supremazia di questa o quella rappresentativa di giocatori. Fino al 1977 l’Europa era rappresentata solo da giocatori inglesi o, bontà loro, irlandesi mentre oggi vi partecipano i migliori giocatori continentali. Al momento, su 42 incontri disputati, 26 sono stati vinti dalla formazione USA e 14 da quella Europea. Ebbene, il 2022 sarà l’anno in cui la Ryder Cup arriverà a Roma. Sarà la prima (e forse l’unica) volta che questa manifestazione sarà ospitata nel nostro Paese che, nel panorama europeo riveste il ruolo dell’ultimo della classe in termini di numero di giocatori ma che fa parlare di sé per la qualità individuale di alcuni autentici fuoriclasse, primo tra tutti a Francesco Molinari.
Quello romano sarà dunque un evento memorabile che, nelle intenzioni della nostra Federazione, dovrà servire a richiamare nuova linfa nelle fila dei praticanti. Nella lotta per l’aggiudicazione della sede, il nostro Paese ha dovuto vedersela con Germania, Austria e Spagna, antagonisti certamente più titolati di noi, che possono vantare un maggior numero di campioni e un consistente numero di giocatori. Ciononostante, la caparbietà e la determinazione del Presidente federale Chimenti ha avuto la meglio e il sogno è diventato realtà seppur gli ostacoli da superare siano ancora parecchi. Ma il genio italico, lo sappiamo, saprà ottenere un nuovo successo. Già da mesi il campo prescelto, il Marco Simone a Guidonia, di proprietà della famiglia Biagiotti, sta lavorando per adeguare le sue caratteristiche agli standard richiesti e la capitale si sta attrezzando per ricevere mezzo milione di tifosi da tutto il mondo, mentre le più importanti emittenti internazionali sono già accreditate per trasmettere in diretta questo spettacolo.
I più grandi giocatori di tutti i tempi hanno vestito i colori di questa gara e l’appartenenza a questa o quella squadra è una questione di prestigio professionale, anche perché la visibilità mediatica è assicurata e quindi anche la maggiore notorietà. Il golf, grazie alla Ryder Cup che, va ricordato, rappresenta il terzo maggior evento sportivo mondiale dopo le Olimpiadi e i Campionati Mondiali di Calcio, si appresta a diventare, davvero, anche nel nostro Paese uno sport di serie A con tutto quello che può significare, soprattutto per l’enorme richiamo turistico verso clienti esteri. Lo Stivale è già ricco di campi straordinari, per di più inseriti in un contesto che affascina il turista fin dal primo colpo d’occhio e sarebbe un peccato non saper gestire la Ryder Cup italiana in maniera completa per sfruttare al meglio un’opportunità più unica che rara.