una mostra a Roma al Chiostro del Bramante, Via della Pace.(fino al 2 luglio 2017)
di Luisa Chiumenti
La mostra “Jean-Michel Basquiat New York City”, allestita a Roma al Chiostro del Bramante presenta le opere provenienti dalla Mugrabi Collection, una delle più ampie raccolte d’arte contemporanea esistenti al mondo, in una retrospettiva cronologica a cominciare dai lavori realizzati da Jean-Michel Basquiat a New York, giovanissimo“ poeta di strada” , lasciando i suoi graffiti sui treni della “linea D Manhattan Brooklyn”, per giungere fino al 1987. Originale ed “unico” perfino nella sua particolarissima “firma” (SAMO, ossia: “Same Old Shit” , sormontata da una corona), i suoi tratti si distinguevano da quelli di ogni altro artista “di strada”, prendendo come sua scuola, il mondo contemporaneo con le sue variegate suggestioni. La sua vita fu intensa, ma molto breve: nato a Brooklyn nel ’60 da madre di origine portoricana e padre haitiano, a soli 27 anni fu vittima di una overdose d’eroina a New York. La sua famiglia versava in condizioni economiche difficili, ma aveva un discreto livello culturale e Jean-Michel non solo studiava e conosceva più lingue (inglese, francese, spagnolo), ma visitava, accompagnato dalla madre, tutti i Musei di New York.
Ma il disagio più pesante che egli subì pesantemente e condannò sempre in tutta la sua produzione artistica fu l’emarginazione sofferta per “il colore della pelle”. Disegni, acrilici, oli, serigrafie, ceramiche e composizioni tridimensionali: sono circa cento i lavori presentati al Chiostro del Bramante, includendo anche alcuni lavori che produsse in collaborazione con Andy Warhol.Promossa dall’Assessorato alla cultura capitolino e prodotta da DART Chiostro del Bramante, la mostra è stata curata dall’architetto Gianni Mercurio, profondo conoscitore dell’’arte americana moderna e contemporanea e curatore anche della prima mostra dedicata a Basquiat al Chiostro del Bramante nel 2002, seguita nel 2008 da un’altra che si tenne a Palazzo Ruspoli.
Ma già in precedenza si erano tenute altre esposizioni di Basquiat in Italia, come quella di Modena allestita nel 1981 presso la “Galleria d’arte Emilio Mazzoli” , seguita poi dalla prima personale, e da un’altra mostra organizzata da Annina Nosei, la gallerista romana presso la quale l’artista aveva anche lavorato per un paio d’anni e che, molto interessata a pittori italiani di alto profilo, quali Mimmo Paladino, Sandro Chia e Francesco Clemente, si era occupata intensamente della presentazione della loro arte a New York. Come ricorda il curatore, la vera “esplosione “ di SAMO avvenne nella primavera del 1978, quando le sue scritte cominciarono in effetti a colpire e subito interessare l’immaginario della gente. Il “SoHo News” iniziò a pubblicarne le foto e le sue poesie, raccolte in taccuini, vennero pubblicate dall’editore Larry Warsh.
E riportiamo da un saggio di Gianni Mercurio, il concetto per cui “il colore, il gesto, il segno”, siano stati per Basquiat una “necessità insopprimibile”, convinto com’era del fatto che “essere artista” fosse per lui l’unica cosa importante nella vita. Pur non avendo avuto una preparazione accademica, tuttavia, con la madre, che amava guardare mentre disegnava figure bibliche sulle tovagliette di carta dei ristoranti, visitava spesso i principali musei di New York, tra cui il Brooklyn Museum non lontano dal quartiere in cui viveva (G.Mercurio). Da ricordare fu l’importante rapporto artistico e culturale che ebbe con Andy Warhol, l’unico artista di cui Basquiat desiderasse l’approvazione e che tentò inutilmente di dissuaderlo dall’uso dell’eroina. Basquiat fu in Italia nell’85 con il fotografo Michael Halsband, suo amico, con cui era già stato a Parigi; egli si fermò prima in Toscana e in particolare a Siena e Firenze, dove cominciò a dipingere alcune tele, inviandole poi presso il suo studio di New York.
Ma certamente non si può non asserire che “la sua arte”, come dice il curatore, abbia rappresentato “una reale svolta nella pittura degli anni ’80” che, lasciando indietro il minimalismo e il concettuale, tentava di recuperare l’immagine, ma affiancando ad essa, in modo assai significativo, la “parola scritta”. Ed effettivamente negli anni ’80 il mercato dell’arte è entrato in una nuova era e Basquiat inizia con la strada e poi dà l’avvio alla “Scool of visual Art di New York quando gli artisti creativi di allora lo affiancavano attorno alla sua “poesia di strada”, con proteste esistenziali. Fu allora che l’artista venne scoperto da un critico americano piuttosto attento alle esperienze “border line” e organizza una mostra in uno spazio sperimentale all’epoca, per gli artisti che frequentavano la strada a New York. E fu allora che un critico-poeta-scrittore dedica un ampio spazio a Basquiat sul New York Times. E ben presto egli diventa l’unico pittore nero di così grande successo, invitato ad esporre dai più grandi galleristi di tutto il mondo.
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