Ci troviamo davanti al bel castello di Maccarese, raggiungibile facilmente da Roma, dalla via consolare Aurelia ed eccoci, affascinati, di fronte agli interessanti documenti, che dalla fine degli anni Venti agli anni Novanta del ’900, accuratamente ordinati e classificati e in parte esposti, possono essere letti dai visitatori e specialmente dagli studiosi, che vengono così immersi in quella attivissima atmosfera che vide al lavoro una delle maggiori aziende agricole italiane.
Lo spazio dedicato, accuratamente restaurato su progetto dell’architetto Paolo Reali, si trova al piano terreno del castello e vi sono raccolti, oltre ai dati relativi all’attività dell’impresa, alla produzione agraria e zootecnica del territorio, tutti i registri, la corrispondenza e persino gli appunti riguardanti i movimenti, le aspettative, le lotte sindacali, i successi della Comunità di Maccarese che era passata da un numero pari a un centinaio di persone alla fine dell’800, a quasi cinquemila alla fine degli anni ’30 del ‘900. Nata nel 1925, l’Azienda Agricola Maccarese, subentrata ai Rospigliosi che erano proprietari della tenuta dal 1683, si stendeva per 5000 ettari e a metà dell’800 accoglieva al pascolo 1500 bufali, 900 vaccine, 300 pecore, 200 cavalli, ma la situazione ambientale era molto pesante e i lavoratori erano vittima della insidiosa presenza della malaria.
Ma ecco affacciarsi da più parti la richiesta di una necessaria bonifica, che giunge infine nel 1878, con la prima Legge sulla Bonifica dell’Agro Romano, che porterà anche a Maccarese, come già ad Ostia, i primi 600 braccianti, che affrontarono la situazione ambientale con molto coraggio, seguiti da numerosi altri lavoratori da tante altre regioni italiane e così, a metà degli anni ’20, dopo la cessione di una vasta area, per la creazione di Fregene, si giunge alla cessione della proprietà alla Società Generale Italiana Bonifiche che farà nascere la “Maccarese” . Da quel momento, attorno al castello, nascono quei servizi necessari ad ogni comunità civile e produttiva, come la viabilità, la scuola, la sanità la sicurezza e così via e ancora, dopo alterne vicende, di vario sviluppo e di diverse proprietà ecco che la Maccarese, prima in Italia per dimensione (con 3200 ettari) , viene acquistata dal Gruppo Benetton che tuttora la gestisce con i suoi vasti seminativi, foraggi e ortaggi e un grande allevamento di vacche da latte.
Ed ora veniamo alla situazione attuale in cui abbiamo potuto assistere alla inaugurazione dell’importante progetto di recupero e valorizzazione dell’archivio, coordinato da Francesca Ghersetti responsabile del centro documentazione della Fondazione Benetton. Fin dagli inizi il progetto è stato portato avanti con la collaborazione fra la Maccarese SpA la Fondazione e rapporti stretti con la Soprintendenza archivistica del Lazio, con Memoria srl, Università La Sapienza di Roma (con il DigiLab, centro di ricerca e servizi).
L’archivio, gestito con un software di ultima generazione si offre ora alle ricerche e alla consultazione di documenti, perché sia un punto di riferimento essenziale per gli studiosi, storici, economisti, agronomi ed esperti che possano anche essere accolti presso il Castello per organizzare Convegni, dibattiti e studi sul territorio per uno sviluppo globale di tutte le tematiche connesse con una valida sperimentazione d’avanguardia. www.maccaresespa.com
di Luisa Chiumenti