Testo di Luisa Chiumenti
Palazzo Pitti ha accolto una esposizione molto affascinante e singolare che ha inteso illustrare le suggestioni che il sogno ha avuto sull’immaginario degli artisti nel Rinascimento.
E’ avvenuto infatti che le arti figurative e in particolare le espressioni pittoriche aventi tematiche sia religiose che mitologiche, il sogno venne accolto come una facoltà dell’uomo, di accedere a tutti i misteri o le rivelazioni occulte di un altro mondo. In tal modo il sogno riesce a dare una sorta di trasfigurazione ai momenti più emozionanti del vivere quotidiano e così veniva ad assumere un ruolo importante nella teoria e pratica dell’arte.
La rassegna – promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali con la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Toscana, la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze, la Galleria Palatina di Palazzo Pitti, Firenze Musei e l’ Ente Cassa di Risparmio di Firenze – è stata organizzata dalla stessa Soprintendenza del Polo Museale di Firenze e dalla Réuniones Musées Natoniaux Grand Palais di Parigi dove avrà una seconda sede al Musée du Luxembourg (9 ottobre 2013 – 26 gennaio 2014) con la cura di Chiara Rabbi Bernard, Alessandro Cecchi e Yves Hersant, che hanno curato anche il catalogo edito da Sillabe.
La Soprintendente Cristina Acidini, nella sua introduzione alla mostra, sottolinea come sia offerta al visitatore la possibilità di addentrarsi per la prima volta in un argomento particolarmente coinvolgente e affascinante qual’è il Sogno, così come <è stato interpretato nel Rinascimento.
“Se il sogno è di per sé fenomeno notturno e spesso inquietante”, (queste le sue parole), “coincidente con una vacatio dell’anima cosciente che spalanca le porte della più abissale interiorità umana (ma anche, secondo radicate credenze, apre varchi al Divino), la rappresentazione del sogno è per gli artisti d’ogni tempo una sfida giocata sul duplice terreno della convenzione e della fantasia. E nel Rinascimento, le risposte artistiche a questa sfida furono quanto mai varie e illuminanti”.
Ma il sogno può manifestare a volte anche le possibilità induttive e speculative offerte all’animo umano come rifugio dalle ansie del vivere quotidiano e in quest’ambito la pittura si accosta a quelle interpretazioni speculative del sogno, che siamo più abituati a scorgere nel campo, forse più proprio, della letteratura, la filosofia o la medicina. E come ha suggerito Alessandro Cecchi nel suo saggio in Catalogo “il taglio iconografico e iconologico scelto, inconsueto per le esposizioni italiane”, consente “al pubblico di guardare con occhi diversi ad opere celebri come, ad esempio, il Sogno del Cavaliere di Raffaello della National Gallery di Londra, cui, per la prima volta, sarà accostata la fonte principale fornita al Sanzio, il poema latino dei Punica di Silio Italico, stampato a Roma fra il 1471 e il 1472”.
Ed è proprio la Notte, quale contesto in cui si manifesta il sogno, che dà inizio al percorso espositivo, per poi proseguire nella “Vacanza dell’anima” e continuare rifugiandosi nei miti della classicità , rappresentati ad esempio nel “Fregio della Villa Medicea” di Poggio a Caiano di Bertoldo e anche in opere letterarie come la celebre Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna, con l’importante ruolo che in esso svolge appunto il sogno.
Alcuni dipinti e incisioni di soggetto mitologico e allegorico sono stati esposti a Firenze per la prima volta e tra essi vorremmo segnalare il “Sogno del cavaliere” di Raffaello (dalla National Gallery di Londra) e il dipinto con Venere e Amore addormentati e spiati da un satiro del Correggio (dal Museo del Louvre).
Il tema del sogno nella tradizione biblica e religiosa, con esempi grafici e pittorici dei secoli XV e XVI, è presente in mostra con il “Sogno di Giacobbe” con l’Interpretazione dei sogni da parte di Giuseppe, e i Sogni e Visioni di sante e santi come Elena, Orsola, Caterina d’Alessandria, Agostino, Girolamo.
Particolarmente interessante è la sezione intitolata “La vita è sogno”, che trae origine dall’eccezionale fortuna iconografica di un disegno di Michelangelo, Il Sogno o la Vanità dei desideri umani, come dimostra il gran numero di riprese e copie che ne sono state eseguite, fra le quali quelle di Giulio Clovio, Francesco del Brina, Battista Franco, etc. Nella stessa sezione
Il Sogno fu comunque al centro del dibattito culturale della fine del Rinascimento, come si evince da un serie di disegni, documenti e dipinti fra cui segnaliamo il Ritratto di Bianca Cappello di Alessandro Allori con al verso l’iconografia del celebre Sogno di Michelangelo e, sempre dell’Allori la rara Spalliera di letto dai motivi onirici, conservata nel Museo Nazionale del Bargello.
Da menzionare anche la particolare sezione dal titolo: “Sogni enigmatici e visioni da incubo”, che ha presentato opere impressionanti e spesso anche di difficile interpretazione (tra esse ricordiamo la stampa raffigurante “Il sogno del dottore” di Albrecht Dürer o “le Tentazioni di Sant’Antonio”, di Bosch, Brueghel, Jan Mandijn e Met de Bles). Articolata dunque in varie sezioni, l’esposizione, che mette in luce come la cultura del Rinascimento abbia collegato la propria immaginazione e vena pittorica a quanto poteva suggerirle il sogno dei più noti episodi dell’Antico testamento e dell’agiografia visionaria, si conclude con un richiamo all’Aurora, considerata nel Rinascimento come lo spazio – tempo dei sogni veri per aprirsi. Per aprirsi infine, al Risveglio (con il Risveglio di Venere di Dosso Dossi, Bologna, Collezione Unicredit Banca) come espressione della ciclicità paradigmatica e complementare del tempo.
“Il Sogno nel Rinascimento”
Firenze – Galleria Palatina di Palazzo Pitti.
( fino al 15 settembre 2013)
Per informazioni:
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