Venezia fa ritornare Tintoretto nella sua città, attraverso un grande progetto internazionale che vuole celebrare l’artista nel V Centenario dalla sua nascita, proprio per la grande modernità del suo operare, che lo avvicina fortemente alla sensibilità culturale ed artistica contemporanea. “Così Venezia”, ha infatti sottolineato il Sindaco Luigi Brugnaro nella presentazione in Catalogo (Marsilio Electa) della mostra al Palazzo Ducale, “celebrando il passato, ribadisce la propria consapevolezza di essere città ideale del presente e del futuro” e “ protagonista sul piano culturale in campo nazionale e internazionale”.
E come ha ribadito Cristina Gribaudi, presidente della Fondazione Musei Civici di Venezia, per la prima volta una mostra monografica su J. Tintoretto (con più di 70 opere fra dipinti e disegni) approda negli Stati Uniti, perché tale grandioso progetto avrà la sua seconda tappa a Washington. Il progetto, condotto e coordinato da Gabriella Belli Direttrice dei Musei Civici di Vanezia, ha preso l’avvio nel 2015 da una proposta di partnership con la National Gallery of Art di Washington e le Gallerie dell’Accademia di Venezia presentando il grande artista con due grandi mostre allestite fino al 6 gennaio 2019, a PalazzoDucale – Appartamento del Doge e alle Gallerie dell’Accademia, ma anche con una serie di itinerari di chiese e monumenti con opere dell’Artista.
“Talento, ambizione, energia e immaginazione” furono le doti con cui Jacopo Tintoretto (1518/1519 – 1594) ebbe modo di “dominare il campo della pittura nella sua città natale, per tutta la metà del secolo XVI e già i suoi contemporanei e i primi biografi sottolineavano il suo grande spirito e la sua fervida attività che condussero lo stesso Vasari a definirlo “ il più terribile cervello che abbia mai avuto la pittura”.
Nel percorso espositivo dell’Appartamento del Doge, a cura di Robert Echols e Frederick Ilchman, con la direzione scientifica di Gabriella Belli, scorrono così i 50 dipinti e 20 disegni autografi di Tintoretto, prestati dai grandi musei internazionali, e anche i famosi cicli realizzati per Palazzo Ducale tra il 1564 e il 1592, visibili nell’originaria collocazione. Fra i grandiosi prestiti vorremmo segnalare almeno quello dei due autoritratti con cui si apre e si chiude il percorso espositivo, eseguiti uno all’inizio e uno alla fine della carriera, giunti dal Philadelphia Museum of Art e dal Musée du Louvre.
E se affascinante è sentire l’emozionante foga pittorica del giovane Tintoretto nella esposizione alle Gallerie dell’Accademia, è comunque interessante far notare al visitatore quanto annota Roland Krischel nel suo saggio in Catalogo (“Tintoretto al lavoro”), ossia come il metodo di lavoro del Tintoretto fosse molto più analitico di quanto in un primo tempo si possa giudicare dalla sua “pennellata data come schizzando”. Infatti la sua composizione finale derivava dalla analisi” delle fonti scritte, dal sopraluogo nella sede in cui il dipinto sarebbe stato accolto, dai disegni preliminari e da schizzi a olio fino alla preparazione della tela e alla creazione del dipinto strato per strato”.
Per informazioni:
visitmuve
mostra tintoretto
Tel.+39 041 5200345
Testo di Luisa Chiumenti