Donatello-Cantoria-courtesy Museo dell’Opera del Duomo di Firenze-foto di Antonio Quattrone
Riaperto, dopo i restauri, gli ampliamenti e il nuovo allestimento
Testo di Luisa Chiumenti
Eccola la straordinaria bellezza della Piazza del Duomo di Firenze: un insieme unico di fede, storia e arte, un unico grande museo composto dalla Cattedrale di Santa Maria del Fiore, la Cupola di Brunelleschi, il Campanile di Giotto, il Battistero di San Giovanni, la Cripta di Santa Reparata e il Museo dell’Opera del Duomo. E quest’ultimo, il rinnovato Museo dell’Opera del Duomo, il cui particolare obiettivo è quello di presentare in modo adeguato le opere fatte per questi edifici, è la “perla”, che si è recentemente socchiusa per essere ammirata dal mondo intero. Il 29 ottobre si è riaperto, dopo tre anni di lavoro assiduo e continuativo, di attenti restauri e di rimaneggiamenti radicali, il Museo dell’Opera del Duomo di Firenze, un Museo estremamente innovativo e comunicativo, definito addirittura “rivoluzionario” e che ha visto un impegno economico di 45 milioni di euro (aggiungendo ai 36 di base, quelli occorsi poi per l’acquisto dell’adiacente spazio teatrale da parte dell’Opera del Duomo e degli appartamenti vicini destinati alla direzione). Sviluppato su tre piani, il complesso si propone, secondo il direttore Timothy Verdon, come il “museo di sculture medievali e rinascimentali più grande del mondo”, rendendo visibili per la prima volta al pubblico 200 opere,debitamente restaurate.
Arnolfo di Cambio-Madonna dagli occhi di vetro-Museo dell’Opera del Duomo di Firenze
E’ stato giustamente sottolineato, nei confronti di questo importante evento, come si tratti di un’operazione che riesce a far comprendere come le opere esposte siano l’espressione di quanto siano stati incisivi i segni della fede e della civiltà portate dall’Umanesimo, di cui Firenze è stata la splendida culla. Ed ecco quindi, dinanzi agli occhi ammirati e stupiti del visitatore, apparire le porte del Battistero e le statue del campanile di Giotto ed un complesso di oltre 750 opere fra statue e rilievi in marmo, bronzo e argento, firmate da artisti quali Michelangelo, Donatello, Arnolfo di Cambio, Lorenzo Ghiberti, Andrea Pisano, Antonio del Pollaiolo, Luca della Robbia, Andrea del Verrocchio e tanti altri ancora. Ci sono sculture di Michelangelo, Donatello, Lorenzo Ghiberti oltre alla possibilità di vedere, con grande emozione e fortissimo impatto, la ricostruzione in scala 1:1 dell’antica facciata del Duomo progettata da Arnolfo di Cambio e che era stata demolita nel 1587, con la ricostruzione poi della facciata ottocentesca cha ancora oggi comunque ammiriamo. Ad essa è stata apposta frontalmente la porta nord del Battistero come la voleva l’originale rapporto visivo e iconografico di 400 anni fa. E’ veramente un’opera d’arte collettiva, come si desume dalle centinaia di nomi di artisti incisi, che vi hanno lavorato ed a cui si aggiungono anche quelli di coloro che hanno dato la loro opera fino ad oggi, con grande passione e notevole competenza : dal gruppo di studiosi e architetti che hanno realizzato la regia del grande progetto, all’insieme delle maestranze (parte edile, impianti, allestimenti), che hanno saputo realizzare una vera e propria “storia per immagini”.
Altare d’argento dopo il restauro-courtesy Opera delDuomo-foto di Nicolò Orsi Battaglini
Capolavori d’oreficeria medievale, rinascimentale e barocca, tessuti liturgici, modelli lignei, disegni, dipinti, gessi, tavole a fondo d’oro medievali e rinascimentali e tanti altri capolavori. Se un apporto fondamentale è stato dato dal lavoro dei restauratori che hanno ridato vita a centinaia di opere nell’arco di tre anni, altrettanto prezioso è stato il lavoro dei consulenti e delle maestranze, come parte fattiva di ogni settore. Per quanto riguarda i tempi, considerando che solo un anno è stato impiegato per la parte archeologica, davvero siamo davanti ad un esempio molto positivo e innovativo nel campo di opere di questo livello. Il complesso desta emozione nel visitatore, sia per la “spazialità” che viene offerta al suo sguardo (gli spazi in effetti sono stati più che raddoppiati, senza tuttavia che il numero delle sale venisse aumentato) e la maggior parte della collezione consiste in opere monumentali da vedere all’esterno o in spazi interni molto grandi e non sarebbe stato corretto imprigionarle in spazi più ristretti ed ora sono state invece posizionate entro spazi monumentali, “grandiosi quanto la Cappella Sistina” (come è stato sottolineato), ma soprattutto “adeguati alle dimensioni delle opere stesse”.
Porta del Paradiso-Ghiberti-Particolare della cornice con autoritratto del Ghiberti-foto di Antonio Quattrone
Si tratta di ben 20 metri di altezza e 44 di larghezza con cui è stata ricostruita appunto la facciata così come era stata progettata a suo tempo, permettendo nuovamente alle statue “di funzionare così come erano state progettate”. Sia le statue originali che i calchi sono stati così riposizionati nelle rispettive nicchie, entro le quali era stata prevista inizialmente la loro sistemazione, riattivando l’emozionante “dialogo” che la città di Firenze , con tale facciata (opera più grande della città), comunicava al popolo un insieme di messaggi che, nella coralità, diventavano “Verbo di Dio”. Il Museo è in tal senso molto innovativo sul piano della comunicazione perché offre una “chiave di lettura” del significato che si incarna sì nel “Sacro”, ma anche nella profondità dell’Umanesimo che si andava affermando allora a Firenze. E gli architetti Natalini, Guicciardini & Magni, incaricati del restauro e del nuovo allestimento, in stretta collaborazione con la Sovrintendenza, hanno saputo far convogliare, in un reciproco rapporto di “ascolto” e di creatività, la progettazione verso un vero e proprio spettacolo di “bellezza a servizio del Sacro.”
Porta del Paradiso-Lorenzo Ghiberti-Museo dell’Opera del Duomo
coutesy-Opera di Santa Maria del Fiore-foto di Antonio Quattrone
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