Una mostra alla Casina delle Civette di Villa Torlonia a Roma.
Via Nomentana, 70
(fino al 28 aprile 2019)
di Luisa Chiumenti
La mostra “Il mito rivisitato. Le maschere arcaiche della Basilicata”, ci fa entrare in un mondo assai lontano, in gran parte sconosciuto. Con grande stupore il visitatore si ferma così dinanzi alle maschere di Nicola Toce, inserite, in un armonioso allestimento nelle strutture tanto speciali della Casina delle Civette e collocate in parte nello spazio del Museo e in parte in quello della Dipendenza. Ogni maschera si presenta come “opera d’arte autonoma,” che comunque si ancora ad un passato lontano, fatto di misteriosi percorsi virtualmente legati alle particolari decorazioni delle strutture che le accolgono e soprattutto, come sottolinea la direttrice della Casina delle Civette, M.Grazia Massafra, collegati ad “una serie di echi silenziosi carichi di potere sacrale, capaci di stimolare nello spettatore inquietudini e turbamento”. Ed ecco venirci incontro, egregiamente ambientate nelle accoglienti sale della Casina delle civette, le maschere quali “espressioni mimetiche del corpo umano” che sono, come sottolinea la Massafra, “una creazione immaginifica che permette di entrare nel mistero della natura e della vita”.
Dal bel Catalogo che accompagna la mostra, edito da De Luca editori d’Arte, leggiamo sempre nel saggio della Massafra, che Nicola Toce è un artista/artigiano che sa cogliere e “armonizzare la doppia anima di questa arte applicata: la tradizione popolare, che influisce soprattutto sui contenuti, e l’arte, che influenza la forma attraverso una sapiente conoscenza e messa a punto delle tecniche antiche”. Sapienza tecnica dunque nell’applicazione dell’arte plastica e recupero di antiche tradizioni legate al culto di idoli e di esperienze iniziatiche, si uniscono quindi nella realizzazione delle maschere di plastica, notevole esempio di abilità artigianale. Dalla mostra scaturisce tutto il fascino di un “passato” che ha fatto della Basilicata (o Lucania) una terra avvolta spesso nella leggenda e spesso ancora sconosciuta; una terra tuttavia che ha saputo inserirsi gradualmente, passando dalla fantasia alla realtà, nel mondo “nuovo” che avvolge oggi la nostra quotidianità. E tanto si è adoperata fino al punto di assurgere oggi al prestigioso livello a lei consegnato dal mondo della cultura: quello che ha dato a Matera l’ambizioso titolo di “città europea della cultura”. La rassegna porta alla ribalta un aspetto particolare della civiltà lucana, quello del Carnevale, con gli speciali “riti arborei” ancora in uso in molte realtà locali.
Promossa da Roma Capitale e curata dall’antropologa Francesca Romana Uccella, l’esposizione fa parte del vasto programma di manifestazioni organizzate dall’Agenzia di Promozione Territoriale della Basilicata e dedicate in particolare alle varie tradizioni legate non soltanto carnevale, ma anche ai miti e ai riti conservati tuttora, di generazione in generazione, dalla stessa popolazione della Lucania, che ne è attenta custode, nei piccoli centri storici di Aliano, Teana, Satriano, Tricarico, Cirigliano, San Mauro, Lavello e Montescaglioso gli otto paesi che dall’anno scorso costituiscono la “Rete Carnevali e Maschere della Lucania. Ricordiamo che il Carnevale inizia il 17 gennaio dopo la festa di Sant’Antonio Abate e termina con le Ceneri, con caratteristiche diverse da paese a paese.
Così ad Aliano si possono vedere le sfilate di uomini che portano cappelloni a cono con lunghe strisce di carta colorata e indossano una maschera e i guanti per non farsi riconoscere, mentre a Tricarico sfilano le mucche e i tori al suono dei campanacci per ricordare la transumanza e a Montescaglioso si vede “‘u Fus’”, ( il fuso ), con l’immagine della parca che fila il destino umano. E così via per ogni altro paese, come a Teana, piccolissimo paese nel Parco del Pollino che sembra fondato da membri della scuola pitagorica, ed in cui si celebra il “processo al Carnevale”. Per non parlare degli i riti arborei, che uniscono piante di specie diverse, simbolo di fecondità e promesse di abbondanza ad Accettura, Castelmezzano, Oliveto Lucano e Pietrapertosa.