Testo di Luisa Chiumenti
Al Chiostro del Bramante in Roma, la bella mostra curata da Sergio Gaddi e Doron J. Lurie, Conservatore dei Dipinti Antichi al Tel Aviv Museum of Art, è stata promossa e organizzata da Arthemisia Group, 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e DART Chiostro del Bramante.
L’esposizione comprende una selezione di opere che provengono da musei internazionali e sopratutto da collezioni private, quindi non facilmente accessibili al pubblico e presenta tutta la “dinastia Brueghel “ che per ben più di 100 anni è stata protagonista sulla scena fiamminga, anche a causa degli complessi vincoli matrimoniali dei suoi eredi.
Infatti al Chiostro del Bramante a Roma sono proposti ben più di cento anni d’arte della Dinastia Brueghel che partendo dal Pieter Brueghel il vecchio, con i due figli Pieter Brueghel il giovane e Jan Brughel il vecchio, attraverso i diversi matrimoni e la loro discendenza, hanno creato il rinascimento delle Fiandre.
La mostra è divisa per aree tematiche organizzate in 5 sezioni: la prima parla del contesto culturale nel quale il capostipite ha iniziato e in essa si possono osservare le connessioni con le opere di Bosch e i paesaggi come la “Torre di Babele” di Marten van Valckenborch. Questa tela, datata 1580, appare molto interessante, in quanto sembra concepita davvero come rappresentazione di un vero e proprio “cantiere” attraverso la descrizione piuttosto analitica dei diversi momenti di lavorazione, delle impalcature e di un reale “programma lavorativo”.
La seconda sezione della mostra, mette in evidenza il lavoro svolto sui temi curati dal padre, come in “Danza nuziale all’aperto” e “Le sette opere di misericordia” dai figli, Pieter Brueghel il giovane e Jan Brueghel il vecchio, mentre la terza sezione mostra ancora tutto lo stile di Brueghel con artisti della famiglia che continuano i soggetti dedicati alla Natura, formando ormai quasi un tipico “segno” distintivo di una certa “arte di famiglia”.
Al piano superiore del bello spazio espositivo che ruota attorno al Chiostro del Bramante sono in mostra le allegorie, con riferimenti alla pace e alla guerra: opere in cui Jan Brueghel il giovane, indica nei fiori, con un chiaro riferimento cristiano, precisi “messaggi della vanitas”.
L’ultima sezione è dedicata alla “bottega” e alla dinastia di cui, in un’altra sala adiacente, vengono presentate le opere di un altro parente Jan van Kessel il vecchio, dedicato con insistenza allo studio e quindi alla rappresentazione delle farfalle.
Abraham Brueghel è presentato in chiusura dell’esposizione, completando così il ciclo familiare con le tele eseguite successivamente al suo il viaggio in Italia, dopo il quale non sarebbe più rientrato nelle Fiandre.
Ricordiamo che la mostra, che si avvale di un bel catalogo, edito da Silvana Editoriale, è stata prodotta da Arthemisia Group con 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE e DART Chiostro del Bramante ed il progetto è partito dal voler mostrare al grande pubblico le varie fasi di un percorso che, attraversando quattro generazioni (fino al ‘700), iniziando dal rapporto che il capostipite, Pieter Brueghel il vecchio ebbe con Hieronymus Bosch, dimostra chiaramente come Anversa sia stata nel ‘500 un importantissimo centro di cultura e di divulgazione dell’arte.
Brueghel il vecchio fu colui che iniziò la fase che potremmo chiamare “rinascimento fiammingo” , mettendo in rilievo, non già, come avvenne per il Rinascimento italiano, la figura e la prospettiva, bensì la ricerca minuziosa di ogni dettaglio nel contesto in cui l’uomo opera e si muove.
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