una mostra al Palazzo del Quirinale
Roma. Piazza del Quirinale (Fino al 9 ottobre 2016)
Testo di Luisa Chiumenti
La mostra dal titolo “Guttuso Inquietudine di un realismo” ospitata al Quirinale nelle sale di Alessandro VII, Sala di Augusto, Sala degli Ambasciatori e Sala d’Ercole, recentemente inaugurata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stata curata da monsignor Crispino Valenziano, grande studioso di arte sacra e presidente dell’Accademia Teologica Via Pulchritudinis e da Fabio Carapezza. Ed è così che Renato Guttuso ritorna a Roma, dopo circa trent’anni dalla morte, mentre l’ ultima grande antologica del pittore era stata allestita al Vittoriano in occasione del centenario della nascita. Guttuso non fu soltanto un pittore, un artista che lavorava assiduamente e gradiva maggiormente essere chiamato “Mastro”, piuttosto che “Maestro”, attento com’era al “mestiere”, ma fu un uomo di grande cultura, come dimostrano anche i suoi numerosi scritti, molto partecipe della vita artistica contemporanea e profondamente inserito nella società e consapevole delle sue esigenze e dei suoi obiettivi. La rassegna si apre con la grande tela dal titolo “Spes contra spem”, ossia “sperare contro ogni speranza”, un’opera realizzata nell’ 82, colma di allegorie e che doveva chiamarsi “Le tre età della vita”, ma Guttuso accolse invece il suggerimento di Antonello Trombadori che le attribuì il titolo tratto dalla lettera di Paolo ai Romani.
Vi appaiono molti personaggi tra cui artisti ed amici scomparsi come Elio Vittorini e Rocco Catalano ed ecco, appoggiati su un tavolo, gli strumenti del suo lavoro di pittore e, in primo piano, un quadro di Picasso. Sono anche rappresentati Guttuso stesso e la moglie , mentre la nascita e la morte sono presenti rispettivamente con la rappresentazione di un uovo e di un teschio, ed una bimba che attraversa in fretta lo spazio a destra nella tela, accanto ad uno sgabello in legno, rappresenta forse la velocità con cui viviamo. In alto invece ecco la memoria di villa Palagonia in una rappresentazione di mostri e, al centro della tela ecco la figura dominante di una donna nuda, vista di spalle, che fronteggia il mare ed il cielo. Fra le numerosissime opere presenti nell’atelier del pittore di Palazzo del Grillo, ultimo atelier del pittore conservato così com’era quando Guttuso vi lavorava alacremente producendo un numero grandissimo di opere, i curatori della mostra attuale hanno scelto quelle che hanno avuto una ispirazione religiosa: circa trenta opere tra oli, acquerelli, chine, disegni, grafiche realizzate tra il 1940 e i primi anni Ottanta. Possiamo così vedere, su prestito dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, la “Resurrezione” che aveva conquistato il secondo posto al Premio Bergamo del ’42 e che fu subito oggetto di forti discussioni fra ecclesiastici e laici con molti dibattiti che segnarono poi forse l’intero percorso artistico di Guttuso, terminati infine quando papa Paolo VI, operando una sorta di vera e propria “ ricucitura” della Chiesa con gli artisti contemporanei, incontrando Guttuso nel ’73 (quando i Musei Vaticani inaugurarono la Collezione di Arte Religiosa Moderna), ottenne in dono per il Museo stesso tre opere dell’ artista. Molto interessante è l’originale interpretazione del “Cristo deriso” del ’38 (conservato alla Camera dei Deputati), che pure sul retro presenta il titolo diverso, perché è assai significativa è la figura del “Cristo oltraggiato”, nella scena della flagellazione, in cui il Cristo stesso sembra dover indovinare chi lo percuote, posto com’è di fronte ai violentatori, colpisce la presenza di maschere grottesche. E altrettanto colpisce, nella tela dal titolo “Il legno della Croce” (del 1980), la pregnanza cromatica di quei “legni veri”, come il cipresso, l’ulivo, il cedro e il noce, di cui si è servito l’artista per la realizzazione della tela.
Ma è forse la “Crocifissione”, il fulcro dell’esposizione, considerando la posizione particolare dell’artista nei confronti dei temi religiosi, perché infatti, come sottolineano i curatori : “Guttuso comunista, senza fede, convertito… “, sono “tutti luoghi comuni”, poiché egli era un profondo conoscitore della Bibbia e leggeva testi biblici”. In particolare monsignor Valenziano ricorda che negli anni Ottanta lavorò con Guttuso per realizzare l’“Evangeliario delle chiese d’Italia” e , fra i venti artisti contattati per l’opera, Guttuso volle rappresentare l’ “Ingresso in Gerusalemme”. Ed eccolo, in mostra, il grande volume che si apre proprio sulla pagina ideata dall’artista. E, a chiusura della mostra, si ritorna al grande tema della Crocifissione in un “non finito”, uno studio realizzato in acrilico e inchiostro. .Guttuso “credeva di non credere”, sottolinea monsignor Valenziano, eppure si ispira ad opere di grande impatto religioso, come quella “Crocifissione” di Antonello da Messina del 1475 che presenta appunto Cristo al centro, affiancato dai due ladroni, immersi in un paesaggio dai tratti appena segnati e poi ancora una “cita” , con una sorta di omaggio alla Maddalena dell’altare di Isenheim di Matthias Grünevald del Museo di Colmar. “…la pittura”, dice lo stesso Guttuso, “è la forma del nostro coesistere…una crocefissione che sembri una natura morta è una natura morta che sembra una crocefissione: ciò è capitato a ogni vera pittura dai bizantini a Caravaggio, a Picasso… Esprimersi vorrà dire, infine, comunicare con gli uomini, vivere insieme, aiutarsi…” E ancora:…”nell’arte religiosa quel realismo, che prescinde da un’idea del bello comune a tutti gli uomini, appartiene a momenti ed attitudini particolari, che si potrebbero definire rivoluzionari. Mi riferisco al “Cristo nella Crocefissione” di Grünevald di Colmar o alla Madonna di Pasolini nel suo film sul “vangelo secondo Matteo”.
Palazzo del Quirinale
Roma. Piazza del Quirinale
(Fino al 9 ottobre 2016)
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